LA MINA POLACCA RISCHIA DI FAR ESPLODERE L’UE - IL PRESIDENTE DEL PARLAMENTO EUROPEO DAVID SASSOLI VUOLE FARE CAUSA CONTRO LA COMMISSIONE EUROPEA, CHE FA FINTA DI NIENTE SUL RISPETTO DELLO STATO DI DIRITTO DA PARTE DEL GOVERNO DI VARSAVIA: “GLI STATI CHE VIOLANO LA RULE OF LAW NON DOVREBBERO RICEVERE I FONDI COMUNITARI” - MORAWIECKI E LA PARTITA INTERNA CON KACZYNSKI E IL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA ZIOBRO
-1 - POLONIA:EUROCAMERA,CAUSA ALLA COMMISSIONE SU STATO DIRITTO
(ANSA) - Il presidente David Sassoli ha chiesto oggi al servizio giuridico del Parlamento europeo di intentare una causa contro la Commissione europea per la mancata applicazione del regolamento sulla Condizionalità dello Stato di Diritto.
Il regolamento, che è stato adottato lo scorso dicembre, permette all'Ue di sospendere i pagamenti provenienti dal bilancio comunitario agli Stati membri in cui lo stato di diritto è minacciato. Nella lettera si chiarisce che se la Commissione adotterà le misure necessarie, il Parlamento ritirerà la procedura legale.
La lettera del Presidente al servizio giuridico del Parlamento arriva dopo il voto che si è tenuto nella Commissione Affari Giuridici del Parlamento e che ha suggerito di portare la causa davanti alla Corte di Giustizia. Durante la Conferenza dei Presidenti di oggi, la maggioranza dei capigruppo politici ha sostenuto la proposta.
A conclusione dell'incontro, il Presidente Sassoli ha affermato: "Gli stati dell'Ue che violano lo stato di diritto non dovrebbero ricevere i fondi comunitari. L'anno scorso il Parlamento ha lottato duramente per la creazione di un meccanismo che garantisca questo principio. Tuttavia, finora la Commissione europea è stata riluttante a metterlo in pratica".
"L'Unione europea ha sottolineato Sassoli - è una comunità fondata sui principi della democrazia e dello stato di diritto. Se questi sono minacciati in uno stato membro, l'Ue deve agire per proteggerli. Ho quindi chiesto ai nostri servizi legali di preparare una causa contro la Commissione per garantire che le regole dell'Ue siano applicate correttamente".
2 - POLONIA:RISPETTO STATO DIRITTO ENTRA NELL'AGENDA SUMMIT UE
(ANSA) - Il rispetto dello stato di diritto entra ufficialmente nell'agenda del vertice dei leader Ue, alla luce degli sviluppi in Polonia. Emerge dalla lettera di invito del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel.
"Durante la nostra sessione di lavoro - si legge - toccheremo anche" la questione "dei recenti sviluppi relativi allo Stato di diritto". L'attesa è che a prendere la parola saranno il premier polacco, Mateusz Morawiecki, la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, oltre a vari leader europei, tra questi i capi di governo del Benelux, della Svezia e della Finlandia.
3 - TRA LA POLONIA E L'UE VA SEMPRE PEGGIO
Micol Flammini per “il Foglio”
Il premier polacco Mateusz Morawiecki è arrivato a Strasburgo per inasprire ancora di più, se possibile, lo scontro con l’Unione europea. Ha accusato le istituzioni dell’Ue, con la presidente della Commissione Ursula von der Leyen in aula, di voler creare un superstato europeo al quale nessuno tra i paesi membri ha mai dato il suo consenso.
Ha flirtato con il concetto bislacco di europeismo che coltivano tanti sovranisti: noi vogliamo stare nell’Ue, ma è quest’Ue che non va bene, dobbiamo cambiarla. Ha ribadito che non c’è nulla di illecito nel dichiarare il primato del diritto nazionale su quello europeo e che Bruxelles è sempre pronta ad attaccare la Polonia mentre si mostra blanda verso altre nazioni.
“La legge più alta dentro all’Ue è la Costituzione di un paese”, ha sentenziato Morawiecki, il cui intervento è andato ben oltre gli orari fissati per gli interventi. Prima di lui aveva parlato von der Leyen che aveva fatto riferimento alla storia di Varsavia, al suo amore per la democrazia e alla sua lotta contro la dittatura comunista. “Questo è ciò che l’Europa rappresenta e la recente sentenza della Corte costituzionale polacca ne mette molto in discussione”, ha detto von der Leyen a Morawiecki. Il problema è che la Commissione sa di avere poche risorse, che il meccanismo sullo stato di diritto per bloccare i fondi è complesso da utilizzare.
Ma von der Leyen ha fissato un punto: una delle condizioni per sbloccare il piano di Recovery di Varsavia, che ancora deve essere approvato, sarà il ripristino dell’indipendenza della giustizia. Mateusz Morawiecki è stato insolitamente duro, il premier in molte occasioni ha rappresentato la parte più conciliante del governo, quella aperta al dialogo. Quando Polonia e Ungheria tenevano in ostaggio il Recovery fund, fu Morawiecki a convincere Orbán a smorzare i toni.
Ieri, a Strasburgo, ha tirato e strapazzato i rapporti con l’Ue più di quello che ci si sarebbe aspettati. E’ andato dritto allo scontro, ha abusato del tempo che gli è stato concesso, ha messo l’asticella molto in alto. Questo spirito insolito con cui Morawiecki ha affrontato la giornata di ieri – ha anche annullato la conferenza stampa prevista dopo il dibattito senza dare spiegazioni – era motivato più da questioni interne che esterne.
Non parlava soltanto agli eurodeputati, che lo attaccavano o lo difendevano a seconda dei credo politici, parlava a Varsavia, a Jaroslaw Kaczynski, il leader del PiS, il principale partito di maggioranza, che ultimamente sembra dia più ascolto al ministro della Giustizia, Zbigniew Ziobro, leader del partito Polonia solidale, che ai suoi uomini.
Morawiecki è in una posizione di difficoltà, viene accusato di debolezza, proprio per la sua capacità di dialogare, sa che rischia molto: Kaczynski ha annunciato le sue dimissioni da vicepremier perché deve prendersi cura della riorganizzazione del suo partito. Più che Kaczynski l’uomo che davvero ha portato la Polonia allo scontro con l’Ue è il ministro della Giustizia. Ziobro non soltanto continua a ricattare la coalizione di governo, minaccia di farla cadere, ma è anche l’architetto di tutte le riforme illiberali approvate finora in Polonia.
Sua è la riforma della Giustizia che ha messo la magistratura sotto il controllo del governo, sua è stata l’epurazione dei giudici della Corte suprema che non la pensavano come il governo. Sua è anche la legge che rende di fatto illegale l’aborto in Polonia. Ogni cosa Ziobro abbia chiesto al governo, anche la più controversa, Ziobro finora l’ha ottenuta. E a cedere al ricatto è spesso stato Kaczynski.
Dentro al PiS dai primi anni del 2000, Ziobro è stato poi espulso dal partito, era considerato troppo estremista – un altro PiS, altri tempi – e ha fondato Polonia solidale, la sua arma per controllare di fatto il PiS. Kaczynski è un nazionalista, ma è da Ziobro che partono le battaglie contro l’Ue e lui contrariamente a Morawiecki non sembra neppure interessato ai ricatti economici della Commissione.
Nello scontro tra Varsavia e Bruxelles le vicende interne della Polonia stanno iniziando ad avere un peso pericoloso. Morawiecki ieri ha enunciato le crisi che i paesi dovranno affrontare, soprattutto quella energetica, ma gli altri avranno i soldi del Recovery come sostegno, mentre la Polonia è intrappolata: le liti interne tengono in ostaggio il denaro europeo. E senza quel denaro, le prossime elezioni si svolgeranno nel bel mezzo di una crisi economica senza precedenti.