IL MIRACOLO DEL GOVERNO: RIUNISCE SULLO STESSO FRONTE INDUSTRIALI E SINDACATI – CONFINDUSTRIA USA TONI DURISSIMI PER BOCCIARE LA MANOVRA: “È INADEGUATA, MANCA IL SOSTEGNO AGLI INVESTIMENTI E ALLE IMPRESE CHE LI REALIZZANO” – NETTI ANCHE I COSTRUTTORI (ANCE): “UNA LEGGE DI BILANCIO SENZA UNA VISIONE CHE RISCHIA DI FAR TORNARE IL NERO” – CGIL E UIL DENUNCIANO CHE IL TAGLIO AL CUNEO, NELLA NUOVA VERSIONE FISCALE ANZICHÉ CONTRIBUTIVA, “FARÀ PERDERE SOLDI AI LAVORATORI FINO A 35 MILA EURO”…
-Estratto dell’articolo di Valentina Conte per “la Repubblica”
Industriali, costruttori, sindacati, commercialisti, esperti di sanità: un coro unanime di critiche alla terza manovra del governo Meloni nelle audizioni parlamentari iniziate ieri. Il giudizio più severo da Confindustria che la definisce «inadeguata» perché «non offre risposte ai rischi» che corre l’Italia ritornata a una crescita da zero virgola. L’assenza di «sostegno agli investimenti e alle imprese che li realizzano» rischia di far scappare «la componente più vitale della nostra economia» all’estero. […]
[…] severissimo il giudizio dei costruttori dell’Ance: «Manovra senza visione di futuro» che affossa l’edilizia e il Pil e «rischia di far tornare il nero». Cgil e Uil confermano le ragioni dello sciopero generale di otto ore proclamato per il 29 novembre. Mentre la Fondazione Gimbe calcola in 19 miliardi l’ammanco alla sanità.
Argomenti che sollevano la reazione dell’opposizione. La leader dem Elly Schlein parla di «manovra recessiva» che «dà il colpo di grazia» al sistema sanitario nazionale. «La salute non è merce: ci occuperemo della questione del payback che sta mettendo in crisi il settore dei dispositivi medici». Anche il presidente del M5S Giuseppe Conte martella il tema sanità: «Siamo al minimo storico e di fronte a un’emergenza nazionale. Serve una terapia d’urto, altro che armi ».
[…] Critica ripetuta anche da Cgil e Uil che, insieme alla Cisl, chiedono il ripristino del fondo per l’automotive tagliato di 4,6 miliardi in cinque anni. Confindustria suggerisce di «recuperarne almeno una parte» per salvare la filiera della componentistica. È proprio il direttore generale dell’associazione degli industriali Maurizio Tarquini a suonare il campanello d’allarme: «La crescita al +1% prevista dal governo è improbabile. E difficile anche quella stimata dal nostro centro studi a +0,8%». L’economia italiana «è in stallo». La produzione industriale «è caduta del 7,4% negli ultimi 24 mesi».
Il settore dell’automotive «vive un crollo del 26% e gli autoveicoli del 34%». La Germania è in crisi e «il nostro export verso i tedeschi vale il 12%». Proprio per questo, dice Tarquini, la legge di bilancio non risulta incisiva. «Il 60% dei 30 miliardi complessivi, pari a 17,7 miliardi, va al sostegno ai redditi», ovvero al taglio del cuneo e dell’Irpef.
«Misure che Confindustria apprezza», ma non del tutto incisive e da cui ricavare, con un riordino, 1,7 miliardi utili a limare di 5 punti l’Ires. Gli industriali credono che il taglio dell’Irpef sia «poco significativo e percepibile ». Mentre è «incomprensibile » il taglio delle detrazioni sopra i 75 mila euro, proprio a quei redditi, «3.500 euro al mese», che hanno «più capacità di spesa». Da una parte si taglia il cuneo, dall’altra lo si aumenta.
Valutazione che Federica Brancaccio, presidente Ance, applica subito all’edilizia: «Portare i bonus edilizi sotto il 50% e limitare le detrazioni può dare impulso al lavoro nero. Senza poi rinnovare le misure per il caro materiali, 10 miliardi di investimenti nel 2025 sono in bilico, c’è il rischio di un Pil azzerato e del taglio alle rate Pnrr». […]
Cgil e Uil lamentano che il taglio al cuneo, nella nuova versione fiscale anziché contributiva, «farà perdere soldi ai lavoratori fino a 35 mila euro». Confermano anche i consulenti del lavoro.
I commercialisti notano che la norma sulla presenza di un revisore del Mef nei collegi sindacali di imprese, associazioni e fondazioni che ricevono più di 100 mila euro di contributi pubblici «probabilmente è incostituzionale e forse verrà bocciata dall’Europa». Ne chiedono la cancellazione. Come pure Confindustria: «Norma troppo intrusiva, sproporzionata, denota eccessiva diffidenza verso le imprese». Un altro motivo per bocciare la manovra.