IL MISTERO DEL DOSSIER MANCANTE SULLA STRAGE DI USTICA – TRA I 18 DOCUMENTI ANCORA TOP-SECRET RELATIVI ALL’INCIDENTE MANCA LA PRESUNTA RELAZIONE DEI SERVIZI SEGRETI CHE RIVELEREBBE LA VERITÀ SU QUANTO SUCCESSO IL 27 GIUGNO 1980 - QUELL’INFORMATIVA, DI CUI ESISTE TRACCIA NEI REGISTRI (OLTRE CHE NELLA TESTIMONIANZA DELL’EX MARESCIALLO DIOGUARDI), NON È MAI STATA CONSEGNATA ALL’ARCHIVIO DI STATO NÉ TANTOMENO VE N’È TRACCIA NEGLI ATTI DELLE INDAGINI - DOVE SIA FINITA È L’ENNESIMO MISTERO DI QUESTA STORIA...
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Estratto dell'articolo di Fabio Tonacci, Giuliano Foschini per “La Repubblica”
Esistono almeno 18 documenti sulla strage di Ustica che i cittadini italiani non conoscono, perché tuttora secretati. Si tratta essenzialmente di report del ministero della Difesa e di atti dei nostri Servizi di sicurezza, ma anche cablo di Stati stranieri e resoconti della Nato. Un filo li lega tutti: l’oggetto di quelle carte sono pezzi di una verità che ancora manca su quanto accaduto la notte del 27 giugno 1980 sui cieli d’Italia.
Lo ha rivelato ieri il ministero di Guido Crosetto, in risposta all’intervista rilasciata a Repubblica da Giuseppe Dioguardi, maresciallo in congedo dell’Aeronautica Militare che negli anni Ottanta ha lavorato nella segreteria particolare di quattro ministri della Difesa.
All’appello manca però la diciannovesima carta, che a dire di Dioguardi è cruciale: la relazione del Sismi, datata 1986, sui fatti di Ustica. Quell’informativa, di cui esiste traccia nei registri di protocollo oltre che nel racconto del maresciallo, non è mai stata declassificata e consegnata all’Archivio di Stato né tantomeno ve n’è traccia negli atti delle indagini della procura di Roma sulla strage del Dc9. Dove sia finita è l’ennesimo mistero di questa storia che da 43 anni ingoia versioni ufficiali e versioni ufficiose.
Quando ieri mattina ha letto l’intervista, il ministro Crosetto ha chiesto al suo Gabinetto di cercare immediatamente il documento indicato. […] La risposta degli uffici alla richiesta di Crosetto è arrivata dopo poco: quel documento non è mai stato trovato. Non era infatti nel faldone di 1.967 atti su Ustica raccolti dopo la ricognizione del 2014 presso la Segreteria speciale del Gabinetto e consegnato all’Archivio centrale dello Stato tra il 2015 e il 2016, come imponeva la direttiva Renzi sulla declassificazione degli atti.
Mentre dunque dal vertice della Difesa partiva l’ordine di cercare di nuovo, e meglio, contemporaneamente in nome di «un’operazione trasparenza», fonti del ministero hanno rivelato l’esistenza di altre 18 carte ancora coperte da segreto.
Tra esse ci sono 11 informative che portano il timbro ministeriale: per lo più relazioni di corpi militari e informative interne. In più, altri sette fascicoli che arrivano dai Servizi, da apparati esteri e dalla Nato che sono al ministero ma non possono essere letti. Perché? «Quando è terminata la ricognizione del 2014 — spiega a Repubblica una fonte investigativa che lavora all’indagine su Ustica — c’è stata un’interlocuzione tra il ministero e la procura di Roma: sono stati messi a disposizione tutti gli atti ancor prima della desecretazione, e i pm hanno indicato quali potessero essere di loro interesse».
Come le 11 informative mai entrate nelle inchieste precedenti, o mai sufficientemente valorizzate. «Non dimentichiamoci che questa è un’indagine particolare», ragiona la fonte, «passa necessariamente dal “non ufficiale”, si basa sul dubbio, anche su testimonianze confidenziali, perché altrimenti avremmo dovuto fermarci all’ipotesi della bomba».
La Procura di Roma ha preso gli 11 documenti e non ha autorizzato, per ragioni di segreto istruttorio, l’invio all’Archivio di Stato. «Gli altri 7 sono fermi nel nostro archivio in attesa del nullaosta dagli enti che li hanno emessi», spiega il ministero della Difesa.
[…] Per gli altri 7 documenti il lasciapassare non c’è ancora. «Lo chiediamo, senza risposta, dal 2015», dicono al ministero. A Repubblica risulta che si tratti di alcune relazioni delle agenzie di intelligence su cui dovrebbe dare l’ultimo via libera il Dis, di relazioni che arrivano da Stati esteri, e di almeno un report della Nato che spiega, tra le altre cose, il funzionamento di alcuni sistemi di difesa dell’Alleanza (per esempio il tracciamento dei mezzi).
Motivo per cui il via libera potrebbe non arrivare mai. Anche i sette documenti però sono stati visionati dalla Procura per verificare se contenessero potenziali notizie di reato, o comunque elementi utili alle indagini. È stato valutato di no, perciò i fascicoli sono rimasti alla Difesa.
La storia dell’inchiesta di Ustica è piena di valutazioni frettolose. Di piste sbagliate, di piste sottovalutate. E di carte fatte sparire, come forse è capitato alla relazione del Sismi del 1986 che il maresciallo Dioguardi lesse e di cui ricorda tutti i dettagli.