MNUCHIN, IL PREDESTINATO DAL NOME IMPRONUNCIABILE - CHI È IL SEGRETARIO AL TESORO DI TRUMP: FIGLIO DI UN SUPER-BANCHIERE, 20 ANNI IN GOLDMAN SACHS, PRODUTTORE DI ''X-MEN'', FINANZIATORE DEI DEMOCRATICI, ''BRUTTINO, UN PO' SFIGATO'', MA IMPLACABILE - È IL PALAZZINARO TOM BARRACK A PORTARLO NEL CERCHIO MAGICO DELL'AMICO DONALD
Fabrizio Goria per il ''CorrierEconomia - Corriere della Sera''
Finanziere, produttore cinematografico, filantropo, nerd. Tutto nella stessa persona. Questo è Steven Mnuchin, il prossimo segretario del Tesoro statunitense sotto l' amministrazione di Donald Trump, fino ai trent' anni considerato il classico figlio di papà e oggi diventato la persona chiave della nuova politica economica americana.
Steven è un predestinato, ma non ha avuto problemi ad essere apprezzato per il suo lavoro e la sua dedizione alla causa. Negli ambienti finanziari di Washington si fa infatti notare come «se è vero che suo padre lo ha introdotto nell' élite bancaria di New York, è altrettanto vero che tutto ciò che ha guadagnato lo ha guadagnato sul campo». Vale a dire, sgobbando fino a 18 ore al giorno dietro ai dossier di Goldman Sachs, il suo datore di lavoro per quasi un ventennio, lo stesso che fu del padre e mentore, Robert Eliot Mnuchin.
Fu infatti lui che trasmise a Steven non solo la passione per lo studio (entrambi laureati a Yale), ma anche quella per l' arte, dato che Robert fondò la Mnuchin Gallery a New York, considerata ancora oggi uno dei centri nevralgici dell' élite finanziaria della Grande Mela.
Nonostante i natali, la storia di Steven non è stata così semplice come si può immaginare. Le pressioni su di lui furono molte, data la lucentezza della stella del padre in Goldman Sachs. Non è un caso che il fratello, Alan, abbia optato per altre università, Wharton School per la laurea e Chicago per il master, e ora, dopo dodici anni in Goldman e tre anni a Lehman Brothers, sia in una società indipendente di consulenza fiscale, la AGM Partners LLP.
Tanto è stato ribelle Alan, spiegano i bene informati di Washington, quanto è stato diligente Steven. «È il classico nerd, un po' sfigato, bruttino, un po' monotematico», spiega sorridendo un partner di Hamilton Place Strategies, primaria società di consulenza della capitale statunitense. «Quello che è certo, tuttavia, è che Mnuchin sa come funziona il mondo, sa cosa vuole, sa come ottenerlo e sa come gestire le persone», continua il lobbista.
Il carattere
Sono proprio il decisionismo e il pragmatismo ad aver portato Mnuchin al posto di successore di Jacob Lew al Tesoro. È partito come «figlio di Rob Mnuchin» e in breve tempo, a Goldman, ha scalato le gerarchie. Fino a garantirsi nel 2000, si narra pagando in contanti, un appartamento duplex - il numero 8/9A, per la precisione - da 600 metri quadri al 740 di Park Avenue, nel palazzo considerato fra i più prestigiosi di New York, costruito nel 1929 da James T. Lee, il nonno di Jacqueline Kennedy Onassis. Del resto, quando uscì da Goldman Sachs, nel 2002, il suo conto in banca vedeva una cifra ragguardevole: poco più di 46 milioni di dollari, fra titoli e stipendi.
Finita l' epoca Goldman, Mnuchin decise di prendersi un po' di tempo libero per stare con la moglie Heather, dalla quale divorzierà nel 2014. Ma la passione per la finanza, o meglio il suo essere monotematico, ha avuto la meglio. Nel 2009, dopo il crac di Lehman Brothers, decide di sfruttare i suoi contatti per effettuare un' operazione considerata fra le più complicate: comprare IndyMac Bank dalla Federal deposit insurance corporation (Fdic) col fine di salvarla e renderla profittevole. Mnuchin chiama quindi direttamente il finanziere George Soros, che lo stima, e iniziano a lavorare sul problema di IndyMac, chiamandola OneWest Bank.
L' operazione riesce ed entrambi sorridono, dato che il team di salvataggio torna a casa con dividendi totali per 1,75 miliardi di dollari.
Altri goal Mnuchin non si ferma, però.
Prima compra una villa da 26,5 milioni di dollari a Bel Air da Benjamin Nazarian, esponente della famiglia con più possedimenti immobiliari fra Beverly Hills e Bel Air, appunto. Poi comincia ad appassionarsi sempre di più ai blockbuster hollywoodiani. Produce Avatar, American Sniper, X-Men . Film che piacciono, film che vendono, film che fanno guadagnare. E Mnuchin reinveste i suoi soldi sia nella galleria d' arte del padre sia in beneficenza sia nelle campagne del Democratic Party, su consiglio di Soros. Tutto funziona per anni. Dopo un po' qualcosa cambia.
In una delle tante cene a cui partecipa Mnuchin a Los Angeles conosce Thomas Barrack, un eccentrico finanziere vicino a Trump. In realtà, si conoscevano già di vista, ma non c' era mai stata l' occasione di discutere di politica.
Barrack, amico fraterno di Trump, spiega a Mnuchin gli obiettivi del tycoon newyorkese e lo convince a entrare nel team della campagna elettorale. Così, si arriva ai giorni nostri, con un Mnuchin che decide di mettere in campo tutta la sua rubrica telefonica per sostenere Trump. Fino a diventare il suo uomo al Tesoro.
Per Mnuchin arriva il momento della verità. E potrà farlo a cuor leggero, dato che ha già superato il prestigio del padre. Tuttavia, per passare alla storia dovrà evitare che l' economia statunitense finisca in recessione dopo quasi un decennio di stimoli monetari.