MORS TUA DE VITO MEO - L’INGRESSO IN “FORZA ITALIA” DEL PRESIDENTE DELL’ASSEMBLEA CAPITOLINA È UN TEGOLONE PER VIRGINIA RAGGI, CHE NON HA PIÙ LA MAGGIORANZA IN AULA - MOLTI AZZURRI SONO INDIGNATI PER L’ADESIONE DI MARCELLONE AL PARTITO, CHE VUOLE FARNE UN PERNO PER LA CAMPAGNA ELETTORALE A ROMA - QUANDO FU ARRESTATO, GASPARRI LO SALUTÒ IRONICAMENTE CON LA FOTO DI UN CESTO DI ARANCE. LE STESSE CHE AVEVA SVENTOLATO LUI CONTRO GLI INDAGATI DI MAFIA CAPITALE…
-1 - IL CASO DE VITO SCUOTE L'AULA RAGGI È SENZA MAGGIORANZA
Francesco Pacifico per “Il Messaggero”
Dice di «essere tornato a casa», Marcello De Vito. Ma l' ingresso in Forza Italia dell' attuale presidente dell' Assemblea capitolina - uscito con non poche polemiche dal M5S - rischia di minare gli equilibri della maggioranza di Virginia Raggi a oltre tre mesi dal voto. Infatti i Cinquestelle si ritrovano, sindaca compresa, con 24 voti a favore in Aula Giulio Cesare.
Le opposizioni, invece, salgano a 25. Di conseguenza, non c' è più la maggioranza. Anche se in pochi - minoranze comprese - credono che si andrà verso una sfiducia alla prima cittadina, paventata più volte dal Pd e da Fratelli d' Italia.
Come detto, De Vito lascia i Cinquestelle e passa agli azzurri, dopo aver sondato ed essere stato sondato da altre forze politiche. Potrebbe essere il capolista di FI alle amministrative, che ora torna in Campidoglio. Candidato a sindaco per il M5S nel 2015 e vicino alla nemica di Raggi, Roberta Lombardi, aveva di fatto rotto con il Movimento dopo il suo arresto (è ancora sotto processo) per un filone del nuovo stadio di Tor di Valle.
Luigi Di Maio aveva annunciato la sua espulsione (la pratica non è mai partita) e i suoi compagni in aula Giulio Cesare le avevano studiate tutte per cacciarlo non solo dalla presidenza. In pochi, privatamente, gli erano rimasti vicini.
Soprattutto De Vito non ha di fatto intenzione di rinunciare allo scranno più alto dell' Aula Giulio Cesare. Una scelta che non piace ai suoi ex compagni del Movimento, che hanno subito chiesto agli uffici se possa scattare la decadenza, qualora diventi anche capogruppo di un nuovo gruppo targato Forza Italia.
Ufficialmente non hanno commentato la notizia, e non soltanto perché De Vito aveva lasciato il Movimento, passando al Misto, lo scorso 24 giugno, lamentando «le troppe capovolte ideologiche». Spiega il capogruppo M5S Giuliano Pacetti: «Che dire? Va' dove ti porta il cuore.
E il suo cuore va verso Forza Italia... Noi non chiederemo le sue dimissioni, soltanto lui può scegliere che cosa sia meglio. Ripercussioni? Non credo che con poche sedute ancora a disposizione possano esserci problemi per la maggioranza. Ora siamo in campagna elettorale e a breve annunceremo i primi nomi delle liste che appoggeranno Virginia Raggi».
Il Movimento fa spallucce, ma dietro le quinte si critica il fatto che non abbia comunicato il passaggio e si ammette che le sue mosse potrebbero avere effetti in un Consiglio, dove la sindaca non ha più la maggioranza. E dove sono attese delibere importanti in materia urbanistica (l' addio allo stadio) o sul bilancio.
Per non parlare delle sedute speciali chieste dalle opposizioni sulle partecipate o sui ritardi nei rifiuti, temi che possono mettere in difficoltà Raggi. Come detto, nessuno crede alla presentazione di una sfiducia alla sindaca: molti degli ex fuoriusciti grillini (Catini, Ficcardi, Montella o lo stesso De Vito) avrebbero già spiegato a Pd e FdI di non voler seguire questa strada.
AFFINITÀ
Tornando al passaggio a Forza Italia - ieri annunciato in una conferenza stampa con Antonio Tajani e Maurizio Gasparri - De Vito ha spiegato: «Ho valutato se smettere di fare politica, poi è prevalsa la decisione di mettere a frutto l' esperienza accumulata in questi anni all' interno dell' amministrazione».
Da qui il passaggio a Forza Italia, avvenuto «in modo abbastanza naturale, verso quell' area che ho sempre votato». Una scelta che non è piaciuta a tutti in Forza Italia. «Provo autentico ribrezzo per la scelta», fa sapere il deputato Andrea Ruggieri. Dal presidente dell' Assemblea capitolina, poi, nuove bordate agli ex compagni: «La mia scelta prescinde dalle vicende giudiziarie. Ma il comportamento di M5S e dei suoi principali esponenti lo definisco inqualificabile».
2 - FORZA ITALIA ARRUOLA L’EX M5S DE VITO (SOTTO PROCESSO MA MISTER PREFERENZE)
Mario Ajello per “il Messaggero”
Dibba lo definiva «un grandissimo», quando si candidò a sindaco grillino nel 2013. E «diamogli una mano, è il nostro portavoce, non è un politico, è uno di noi. Annamo a rivede' ste stelle!».
M5S lo esaltava come mister preferenze a Roma: 7mila nel 2016, che gli valsero il posto di presidente del consiglio comunale e si sentiva Cesare nell' aula Giulio Cesare.
LE ARANCE
Ma soprattutto, Marcello De Vito è quello che nel giorno in cui fu arrestato per la scandalosa vicenda dello stadio (ha fatto 107 giorni a Regina Coeli, 137 agli arresti domiciliari ed è tutt' ora sotto processo, in attesa della sentenza di primo grado) venne così ironicamente salutato da Maurizio Gasparri che ora lo ha portato in Forza Italia: con la foto di un cesto di arance.
Le stesse arance che l' allora presidente dell' assemblea comunale aveva postato come immagine qualche tempo prima per pubblicizzare un evento: il festival Italia terra di agrumi. E le medesime arance che egli sventolò contro gli indagati di Mafia Capitale tra cui figuravano anche esponenti forzisti.
E vabbè, ora Forza Italia che lo detestava ne fa l' alfiere - dopo la fuoriuscita di Marcellone dai 5Stelle con tanto di irriducibile astio con la Raggi - della sua campagna elettorale per la Capitale. Se non fosse che molti forzisti - dopo la trionfale passerella di De Vito insieme ad Antonio Tajani e a Gasparri, e lui che smania dicendo «non vedo l' ora di mettermi la spalletta di Forza Italia e del resto Berlusconi è sempre stato un grande innovatore politico» - sono indignati e sgomenti di fronte a un gemellaggio che considerano come minimo un assurdo.
SORPRESA CONTINUA
E non solo perché De Vito è indagato per corruzione ma perché era un nemico giurato, pur essendo berlusconiano doc mascherato da grillino (almeno così dice adesso: «Prima di entrare in politica votavo per Forza Italia») degli azzurri a cui dava dei ladri e dei mafiosi. Ma la vita è una sorpresa continua. Ecco allora Marcellone che sventola la nuova bandiera e dice di sognare Gasparri sindaco. Mentre c' è chi non vorrebbe vedere il b movie del De Vito - non Danny, il grande caratterista Italo-americano - travestito in azzurro.
«Provo autentico ribrezzo per il suo arrivo nel nostro partito», dice Andrea Ruggieri, deputato tra i più lucidi: «Abbiamo imbarcato uno dei peggiori grillini, un personaggio pessimo non perché indagato ma perché ci ha sempre odiato». E ancora Ruggieri: «Se la dirigenza di Forza Italia è così disperata e ormai capace solo di dissipare consenso con scelte folli, anziché cercarne di nuovo reclutando persone nuove e in gamba, rifletta se passare di mano il testimone». Non tutti infieriscono così tanto ma l' atmosfera è incandescente.
Elio Vito prova col sarcasmo: «Ed io, ingenuo, credevo che @forza_italia volesse valorizzare la propria classe dirigente, i giovani, la società civile», twitta.
Francesco Giro, senatore di peso a Roma, con doppia tessera forzista e leghista, osserva: «Tajani e Gasparri, che non sono persone sprovvedute, avranno avuto elementi convincenti per mettere in lista un candidato che è inevitabilmente ingombrante». Lo è eccome.
De Vito si era infatti prima proposto alla Lega ma è stato respinto, o almeno cosi raccontano. I vertici del Carroccio gli avevano detto quando lui ha bussato alla loro porta: «Fai un percorso di distacco da M5S che sia graduale e passa al gruppo misto. Poi magari ti candideremo non per il Comune, ma alle Regionali».
Al posto della sorella di Marcellone, consigliera M5S alla Pisana, ovvero: i voti che tu hai dato a lei te li riprendi e li porti a te stesso e al Carroccio nel Lazio. Ma De Vito, che è uscito da M5S il 24 maggio scorso, non ha accettato. Voleva ricandidarsi e subito per il Campidoglio e Forza Italia gli ha detto di sì. Dentro Fratelli d' Italia qualcuno ironizza: «E dai che alla fine Gasparri e Tajani hanno trovato il candidato sindaco». Ovviamente una battuta. Ma c' è una grande paura tra le fila forziste dove si parla di «suicidio per il nostro partito».
A CACCIA DI VOTI
«Noi abbiamo a Roma pochissimi voti, bene che vada questo il ragionamento che circola - riusciremo ad eleggere un solo consigliere in Campidoglio. E sapete chi sarà? L' impresentabile De Vito». Ovvero, basterà che Marcellone porti a se stesso tremila voti, e non i settemila dell' altra volta, e l' unico berlusconiano in aula Giulio Cesare sarà un ex nemicissimo diventato amico, un fu grillino che ora si dice super-berlusconiano. E non si sa se per Roma sia una comica o una tragedia.
Mario Ajello