LA MOSCHEA TZE TZE - LA REGIONE LOMBARDIA BY MARONI APPROVA UNA LEGGE CHE FISSA REGOLE PIÙ SEVERE PER LA COSTRUZIONE DI NUOVI LUOGHI DI CULTO (LEGGI MOSCHEE) - I COMUNI POTRANNO INDIRE UN REFERENDUM PER AUTORIZZARE I PROGETTI -
Andrea Montanari per “la Repubblica”
La Lombardia dichiara guerra alle nuove moschee. Mentre il Comune di Milano è impegnato da mesi in un difficile dialogo con le comunità islamiche per garantire un luogo di preghiera per i musulmani, il Consiglio regionale ha approvato ieri una legge, la prima in Italia, fortemente voluta dalla Lega, che fissa regole molto più stringenti e onerose per la costruzione di nuovi luoghi di culto. In primo luogo, le moschee. Reintroducendo la possibilità per i Comuni di indire un referendum per autorizzare i progetti.
Parcheggi di dimensione almeno doppia alla superficie del luogo di culto. Telecamere per la video sorveglianza collegate con le forze dell’ordine. Rispetto «del paesaggio lombardo» che sarà valutato dal parere obbligatorio di una consulta regionale nominata dalla giunta regionale guidata dal leghista Roberto Maroni e il via libera della Vas, la valutazione ambientale strategica che prevede, tra l’altro, anche il parere dei cittadini.
L’obiettivo dichiarato del Carroccio e delle nuove norme è quello di stoppare il bando lanciato a fine dicembre dal Comune di Milano per assegnare tre aree della città a nuovi luoghi di culto. In via Estelle, nel quartiere di via Padova, una delle più multietniche di Milano.
In via Sant’Elia, vicino al Palasharp, dove i musulmani già pregano in via temporanea da anni. In via Marignano, nel quartiere periferico di Rogoredo. Il bando scadrà a fine febbraio, ma il centrodestra vuole farlo fallire. Nel mirino della Lega ci sono anche i progetti annunciati di nuove moschee a Crema, Como e Cantù. Città dove la presenza degli islamici è molto numerosa.
Pur di portare a casa il risultato in Lombardia, i leghisti, ma anche Forza Italia e Nuovo centrodestra hanno accettato che i nuovi paletti riguardassero tutte le confessioni religiose. Dalla chiesa cattolica alle chiese cristiane protestanti, ai templi buddisti e alle sinagoghe. Nonostante l’avvertimento lanciato più volte dai tecnici dell’ufficio legislativo del Consiglio regionale lombardo sul forte rischio di incostituzionalità delle nuove norme e l’appello lanciato ieri dalle minoranze religiose che a gran voce chiedevano di non votare la legge e alla Lombardia di «non essere fuori dal tempo».
In un primo momento, la legge doveva avere addirittura effetto retroattivo. Per una svista, il testo originario prevedeva che i nuovi paletti si applicassero solo alle confessioni religiose che hanno sottoscritto un’intesa con lo Stato. Escludendo paradossalmente proprio le comunità islamiche, che, com’è noto, finora non l’hanno mai sottoscritta. Tanta è stata la fretta e la foga della Lega perché la legge entrasse in vigore.
Un passaggio che ieri è stato corretto in aula solo approvando un emendamento dell’Ncd che stabilisce che le nuove norme si applichino a tutte le confessioni religiose che «siano organizzate in modo consistente a livello territoriale » e abbiano un «significativo insediamento nell’ambito del comune» nel quale sui vuole costruire il nuovo luogo di culto. Per evitare l’imbarazzo di vedere la nuova legge impugnata da un ministro del proprio partito, il titolare dell’Interno Angelino Alfano.
Durante il dibattito, il centrodestra ha bocciato tutte e tre le eccezioni di costituzionalità presentate dall’opposizione di centrosinistra, mai così unità: Pd, Patto civico e movimento Cinque stelle.
Dal Comune di Milano, l’assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino fa sapere che il bando comunale andrà avanti lo stesso. Perché è stato pubblicato prima del via libera alla nuova legge. Definisce le nuove norme «discriminatorie e inopportune». Parla di vero e proprio «pugno in faccia a qualsiasi tentativo di dialogo tra culture ». Il centrodestra, invece, esulta. «La presenza degli islamici in Lombardia non è indispensabile – commenta soddisfatto il leghista Roberto Anelli – Se questa legge non piace a qualcuno non rimane che dire: tornate a casa».