UN MOVIMENTO, DUE CAPITANI – SEBASTIANO MESSINA RIPERCORRE LA FAIDA TRA GRILLO E CONTE: “UNO HA IL CARISMA MA NON IL POTERE, L’ALTRO HA IL POTERE MA NON IL CARISMA” - LE FRASI VELENOSE DI BEPPE-MAO SU PEPPINIELLO “SPECIALISTA DEL PENULTIMATUM” SONO SOLO LE ULTIME DI UNA LUNGA SERIE DI BORDATE - PALAZZO CHIGI TRASFORMATO IN “CASA DEI CASAMONICA”, IL PENTIMENTO DOPO AVERLO MESSO A CAPO DEL M5S E IL PRANZO PACIFICATORE A MARINA DI BIBBONA, CHE NON HA PACIFICATO UN BEL NIENTE
-Estratto dell’articolo di Sebastiano Messina per “la Repubblica”
Non era finita lì, con quel pranzo a Marina di Bibbona tra Beppe e Giuseppi. D'improvviso, dopo cinque mesi di silenzio, Grillo riappare in video a Montecitorio e davanti agli odiati giornalisti scoperchia la pentola del suo malumore, liquidando il nuovo capo del "suo" Movimento con una battuta al curaro: «Conte, che è un gentleman, non riesce a dare degli ultimatum. È uno dei più grandi specialisti dei penultimatum che abbia mai visto».
Parole fulminanti. Non basta certo quel complimento formale all'azzimato ex premier con la pochette a tre punte per attutire il colpo al primo presidente dei cinquestelle: un comandante che si rimangia gli ultimatum può anche avere il cavallo e il pennacchio ma non mette paura a nessun nemico.
E quella frase dal sen fuggita conferma che per lui Conte è un generale con l'uniforme di gala a capo di un esercito che non controlla. A dire la verità, ce n'eravamo già accorti.
(…) A Grillo, l'"avvocato del popolo" non è mai stato simpatico. Non fu lui, ma Di Maio, a sceglierlo come presidente del Consiglio. Il giorno che lo andò a trovare per la prima volta a Palazzo Chigi, dopo essersi guardato intorno commentò perfido: «Bello qui, sembra la casa dei Casamonica».
E quando, dopo averlo convocato all'hotel Forum, si pentì di aver pensato a lui come nuovo capo, lo liquidò come un azzeccagarbugli seicentesco: «Non ha visione politica né capacità manageriali ».
Poi, certo, ci fu la lunga trattativa pilotata da Di Maio e ci fu il pranzo della pace davanti al mare livornese. Ma che tra il Garante e il Presidente ci fosse ancora della ruggine s' era capito dalle impacciate risposte di Conte a chi gli domandava se si consultasse spesso con Grillo, e lui rispondeva, sì certo, ci sentiamo, come no, uno di questi giorni lo andrò a trovare per spiegargli quello che stiamo facendo.
Ma quando il nuovo capo ha nominato i cinque vice-capi, il comico genovese è rimasto in silenzio, e chissà se è vero che abbia detto che l'ha fatto apposta («Col cavolo che mi faccio vedere con lui e i suoi pulcini»). Adesso è arrivata una sciabolata. E anche se l'altro pensa di cavarsela facendo finta di niente, alla vigilia della grande battaglia per il Quirinale il primo partito del Parlamento italiano si accorge che nella sala di comando ci sono ancora due capitani: uno che ha il carisma ma non il potere e l'altro che ha il potere ma non il carisma.