NAPUL’È NA CURVA SPORCA - LE RELAZIONI PERICOLOSE TRA CALCIATORI, ULTRÀ E CAMORRA NEL MIRINO DELLA PROCURA - LE AMICIZIE BORDER LINE DEL POCHO LAVEZZI E DI FABIANO SANTACROCE (CHE CHIAMA IN CAUSA PAOLO CANNAVARO) CON IL BOSS ANTONIO LO RUSSO - ALCUNI ULTRÀ ARRESTATI SI ALLENAVANO IN CAMPAGNA ALLA GUERRIGLIA URBANA IN RISSE "OTTO CONTRO OTTO" - GLI STEWARD DEL NAPOLI, PER FRONTEGGIARLI, DOVREBBERO ESSERE COME MARINES…


Marco Azzi e Irene De Arcangelis per "la Repubblica"

Paolo Cannavaro capitano del Napoli

È una retata di ultras, con provvedimenti restrittivi nei confronti di undici teppisti scovati dalla Procura tra i tifosi del Napoli. Picchiavano ovunque, secondo le accuse. Al San Paolo, soprattutto. Memorabili le aggressioni ai tifosi del Liverpool e dell´Atalanta. E poi anche in trasferta: a Udine e perfino a Bucarest, dove la squadra di Mazzarri era in campo per l´Europa League. Il gruppo Bronx, anche per numero, si ispirava alla sporca dozzina del film.

Eppure intratteneva rapporti cordiali con alcuni giocatori azzurri. Santacroce, ceduto nel frattempo al Parma, era andato addirittura a fare visita a uno dei capi, agli arresti domiciliari. «Credevo fosse un nostro sostenitore come gli altri: me lo aveva presentato Paolo Cannavaro». Connivenze pericolose. Gli inquirenti, per rendere meglio l´idea («Ancorché non abbiano diretta pertinenza con i fatti in oggetto...») raccontano pure delle amicizie border line di Lavezzi. È proprio il Pocho ad ammetterle, in un interrogatorio.

Fabio Cannavaro

«Ho conosciuto il boss Antonio Lo Russo, ma non sapevo che era un camorrista».
Gli ultrà in manette non erano affatto interessati al calcio: vedevano soltanto l´occasione. Lo stadio pieno per una partita, per loro, diventava il momento giusto per picchiare tifoserie rivali e poliziotti. Violenti targati "Bronx", quelli della curva B del San Paolo di Napoli. Armati fino ai denti, protagonisti di scontri. Cronache nere dall´anno 2010: Napoli-Atalanta, Udinese-Napoli, Steaua Bucarest-Napoli e Napoli-Liverpool.

Gli 11 sono stati intercettati e controllati per due anni dalla Digos. All´alba di ieri ne hanno arrestati sette, per gli altri quattro scatta l´obbligo di firma in occasione degli incontri di calcio. Dovranno presentarsi in caserma per due volte, puntualizza il gip: all´inizio del primo e del secondo tempo. Le accuse sono associazione per delinquere, violenza, resistenza a pubblico ufficiale. La sporca dozzina aveva un codice di comportamento, i tatuaggi di appartenenza da levare in caso di espulsione dal gruppo.

FABIANO SANTACROCE

Si allenavano in campagna "otto contro otto" per diventare più forti nella guerriglia urbana. Addestrati militarmente, tanto da far dire al procuratore aggiunto Giovanni Melillo: «Gli steward del Napoli, per fronteggiarli, dovrebbero essere come militari in Iraq e Afghanistan».

E allora diventa ancora più inquietante il rapporto di frequentazione tra questi ultrà e alcuni giocatori del Napoli. Contatti che si intrecciano e ora diventeranno materia di inchiesta. Nella ordinanza del gip spunta il nome di Fabiano Santacroce, che ascoltato dai magistrati chiama in causa pure Paolo Cannavaro e Francesco Montervino: ultimi due capitani della squadra. E poi c´è il capitolo che riguarda Lavezzi.

AURELIO DE LAURENTIIS

Che parla dei suoi rapporti con Antonio Lo Russo: il figlio latitante del boss pentito Salvatore. Lo stesso che rivelò, nel corso dell´inchiesta sul riciclaggio nei ristoranti del lungomare, che tra i soci di quei locali sotto sequestro c´era - con una piccola quota - Fabio Cannavaro. Calcio, ultras violenti, camorra: tutti insieme pericolosamente. Anche se, puntualizza il gip Luigi Giordano, «Nessuna condotta illecita è ascrivibile ai calciatori». Che però mantengono i contatti con le tifoserie. E in qualche caso secondo gli inquirenti anche per interesse, non solo per superficialità.

Racconta durante un interrogatorio Lavezzi: «Quando si profilava la possibilità che io lasciassi il Napoli, fu proprio Lo Russo ad attivarsi perché in curva B fosse esposto uno striscione che mi invitava a non andare via». E´ il 31 maggio 2010: Napoli-Chievo 3-0. "Il Pocho non si tocca". I due drappi compaiono nel settore più popolare. Secondo gli inquirenti è pure una maniera per mettere sotto pressione De Laurentiis, che sta trattando il rinnovo del contratto con l´attaccante argentino.

FRANCESCO MONTERVINO

«Tutti i gruppi ultras del San Paolo sono ostili alla società Calcio Napoli, ritenuta responsabile di non fare svolgere le partite in maniera indisciplinata e violenta e non consentire agli esagitati di poter avere campo libero nella struttura...», spiega il procuratore aggiunto Giovanni Melillo.

Anche De Laurentiis è stato ascoltato lunedì scorso in Procura, come teste. I tanti episodi di violenza (rapine e furti) in cui sono stati coinvolti i giocatori del Napoli e anche i loro parenti hanno fatto scattare l´allarme. E gli arresti di ieri aprono un altro capitolo.