1. NEANCHE E’ STATA ELETTA E GIA’ VIRGINIA RAGGI VIENE COMMISSARIATA DALLA CASALEGGIO
2. INTORNO A LEI AGIRA’ LO “STAFF” (TRA CUI ROBERTA LOMBARDI E PAOLA TAVERNA) CHE SARÀ CHIAMATO IN CAUSA SOLO PER AFFRONTARE LE DECISIONI “GIURIDICAMENTE COMPLESSE”: IN PRATICA, IL GRUPPETTO FARÀ DA BADANTE ALL’EX PRATICANTE DELLO STUDIO PREVITI
3. RENZI MENA DURO (“NON SCEGLIEREI UN CANDIDATO CO.CO.PRO DI UN'AZIENDA PRIVATA MILANESE”) E LA MELONI RINCARA LA DOSE (“ABBIA IL CORAGGIO DI CONFRONTARSI, LE CONSENTO ANCHE DI UTILIZZARE L'AURICOLARE PER RIMANERE COLLEGATA CON CASALEGGIO”)
4. LE GRANDI IDEE DELLA RAGGI: DOPO LA FUNIVIA COME PROLUNGAMENTO DELLA METRO, LA PROPOSTA DI UN KIT PER LAVARE I PANNOLINI, DA DISTRIBUIRE ALLE NEOMAMME ROMANE
1 - RAGGI NELLA BUFERA "LE SCELTE IMPORTANTI DEVO FARLE CON LO STAFF"
Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”
Un mini direttorio incoronato da Beppe Grillo veglierà su Virginia Raggi, orientandone le scelte più delicate nel caso in cui riuscisse a issare la bandiera del Movimento sul Campidoglio. Di questo staff, previsto dal codice di comportamento sottoscritto dai candidati prima delle elezioni, faranno parte quattro fedelissimi selezionati con cura dalla Casaleggio associati: la deputata Roberta Lombardi, la senatrice Paola Taverna, l'europarlamentare Fabio Massimo Castaldo e il consigliere regionale Gianluca Perilli, tutti eletti nel Lazio.
Proprio questo cordone di protezione finisce però nel mirino del Pd, convinto che si tratti della prova del "commissariamento" di fatto imposto alla Raggi. Il caso dello staff accende all' improvviso la corsa finora tiepida per il Comune di Roma. Ed è come una miccia che fa esplodere la campagna elettorale capitolina. «Fossi un cittadino - attacca Matteo Renzi - non sceglierei un candidato co.co.pro di un' azienda privata milanese».
I renziani come Lorenza Bonaccorsi si mettono immediatamente in scia: «Raggi farfuglia qualche spiegazione per giustificare che non solo sarà eterodiretta dalla Casaleggio associati, ma avrà una squadra di badanti con il compito di controllarla». Ragionamenti simili a quelli di Alfio Marchini - «la città non ha bisogno di una presentatrice tv che legge un copione» - e di Giorgia Meloni: «Abbia il coraggio di confrontarsi, le consento anche di utilizzare l'auricolare per rimanere collegata con Casaleggio».
La reazione non si fa attendere, ed è affidata a Luigi Di Maio. «Lo staff se lo è scelto lei, Grillo ci mette il bollino - assicura il reggente del Movimento - In queste settimane sto assistendo a un attacco inaudito a Raggi, di cui hanno paura tutti. Sono disperati. Tutto ciò sarà un boomerang per il Pd. E Renzi non può muovere nulla perché le lobby non glielo permettono». Colpita ruvidamente, anche la candidata risponde ironizzando sulla passione social del presidente del Consiglio: «Mentre noi pensiamo a Roma e al paese, il Pd pensa a noi. Caro Renzi, dura la vita del follower...».
Ma come nasce l'idea di uno staff costruito attorno a Virginia Raggi? Era già tutto previsto in uno dei dieci punti nel codice etico grillino, con tanto di penale di 150 mila euro per i "disobbedienti". Un'unità di pronto intervento, utile a sbrogliare le matasse più intricate. Meglio ancora, un mini direttorio che, assicura proprio Raggi, sarà chiamato in causa per «le questioni giuridicamente complesse». E tutto questo perché, spiega ancora, «Roma ha bisogno di tutti i livelli istituzionali per essere governata. Questo staff, unico nel suo genere, sarà un' altra risorsa del Movimento che farà la differenza».
Non servirà invece ad amministrare la Capitale, bensì a proporre leggi da presentare in Parlamento la nuova piattaforma di Rousseau presentata ieri da Di Maio. Si chiamerà "Lex" e permetterà di presentare proposte di legge a chi vorrà iscriversi. «Scrivono Rousseau - attacca il dem Ernesto Carbone - ma si pronuncia Orwell». E invece no, giura il reggente grillino, «è l' eredità di Gianroberto Casaleggio». Tra i paletti imposti ai cittadini- legislatori, il rispetto della Costituzione e del programma del Movimento. Quanto alle coperture finanziarie dei provvedimenti, in casa cinquestelle la risolvono così: «Devono essere riportate in maniera indicativa e realistica».
2 - L'ALLARME DEI GRILLINI: TROPPE INCERTEZZE DA VIRGINIA
Annalisa Cuzzocrea per “la Repubblica”
Che qualcosa non torni, nella presentazione dello staff della candidata sindaco dei 5 stelle a Roma, lo dicono le sue stesse parole. In un' intervista di qualche giorno fa all' Espresso, Virginia Raggi era stata chiara su quella parte del codice etico che vincola le sue decisioni al parere di uno «staff coordinato dai garanti del Movimento»: «È un ufficio legale che si occupa di aiutarci - aveva detto - ad esempio nelle nomine». E poi: «I nomi eventualmente li comunicheremo. Non li ricordo a memoria».
Passano pochi giorni e la versione cambia: «I membri di questo "staff", di cui tutti finora hanno parlato a sproposito, sono i parlamentari, gli europarlamentari e i consiglieri con cui da sempre ci coordiniamo». È un post sul blog firmato dalla stessa Raggi. Non è dato sapere se abbia cambiato idea, se quando ha firmato il codice etico non sapesse chi faceva parte dello staff, se quello staff è nel frattempo cambiato. «Li ha scelti lei. Grillo poi mette il bollino», ha detto in serata Luigi Di Maio.
Ha difeso in modo fermo la candidata, il vicepresidente della Camera. E in chiave interna, l'ingresso in squadra della deputata Roberta Lombardi - rimasta ai margini della campagna elettorale dopo scontri molto duri - è visto dagli attivisti come una "pax" tesa a rafforzare la campagna elettorale. Il problema è che a indebolirla era stata proprio Virginia Raggi.
Perché prima dell' uscita sullo staff - vissuta malissimo nel quartier generale della Casaleggio Associati - c' era stata quella sugli avvisi di garanzia: «Attenzione che non li usino contro di noi come manganelli», aveva detto a caldo, in diretta tv. «Se non la controlli le esce fuori il riflesso condizionato dello studio Previti », commentava sarcastico un parlamentare poco convinto del suo appeal, facendo riferimento al praticantato (nascosto nel curriculum) nello studio dell' ex avvocato di Silvio Berlusconi. Così, l'astro Virginia si è indebolito.
Avrebbe volentieri fatto a meno di Roberta Lombardi - le liti su WhatsApp e a viso aperto hanno tenuto banco nei conciliaboli di Montecitorio per settimane ma non può. La deputata è definita da chi lavora nel Movimento su Roma «una macchina da guerra. Conosce tutti e Virginia ne ha bisogno».
Come ha bisogno dell'ex candidato sindaco Marcello De Vito, con cui si era instaurata una rivalità ora sanata, tanto che per lui si sta pensando alla carica di presidente del Consiglio comunale. Un altro ex consigliere - Daniele Frongia - dovrebbe invece avere un posto di assessore.
La presentazione di una parte della giunta è questione di giorni. Parecchio in ritardo, se si pensa che la candidata di Torino, Chiara Appendino, l'ha presentata da oltre un mese. «Roma viene da una situazione pesante, è un caso a sé», dice il deputato Ivan Della Valle. Ma è un fatto che a Torino non ci siano codici etici con multe o staff di supervisori. Lì si chiude la campagna elettorale domenica prossima insieme ai parlamentari e a Luigi Di Maio, in piazza San Carlo. Per Virginia, il 3 giugno, sbarcherà a Roma Beppe Grillo.
3 - I «PANNOLINI LAVABILI» DELLA RAGGI FANNO LITIGARE LE DONNE DI SINISTRA
Paolo Bracalini per “il Giornale”
Nuove perle in una campagna elettorale soporifera risvegliata, a intervalli variabili, da qualche colpo di genio. Si segnala per creatività la grillina Virginia Raggi, asso nella manica dei Cinque stelle per conquistare la Capitale (anche perché c'è «un complotto per farci vincere», ha denunciato la senatrice M5S Paola Taverna).
Dopo aver proposto la creazione di una funivia come prolungamento della metropolitana romana, e poi di variare la colorazione degli autobus Atac per migliorare il trasporto pubblico di Roma («Così i bus potranno essere riconosciuti anche da lontano»), la Raggi lancia una nuova idea rivoluzionaria per trasformare Roma in una città a «rifiuti zero»: un kit per lavare i pannolini, da distribuire a tutte le neomamme romane.
A cui aggiungere pure la creazione di «cooperative di quartiere per il lavaggio di pannolini» con sistemi di igienizzazione di ultima generazione (tipo acqua e detersivi ecologici). «In questo modo - spiega la Raggi - si creeranno anche posti di lavoro». Non solo si elimina il 10% di rifiuti costituiti da pannolini sporchi, ma con queste cooperative di lavandaie di quartiere si rilancia anche il lavoro.
Un' iniziativa senz' altro originale per risolvere il problema della spazzatura a Roma, sempre più ingestibile. Peccato non incontri l'entusiasmo delle future addette al lavaggio dei pannolini, le donne, specie le femministe. Come Loredana Lipperini, giornalista di Repubblica e autrice di diversi libri sulla questione femminile (vista da sinistra), e pure ex candidata alle europee con la Lista Tsipras.
«Grazie, eh. Avevamo un gran bisogno di sentir parlare delle donne come mamme che riscoprono il pannolino lavabile» scrive su Facebook la Lipperini. Subito travolta dai commenti, anche violenti, dei fan M5S, che le rinfacciano la partigianeria (lavora a RadioTre, il cui direttore è nella squadra del piddino Giachetti).
«Pessima, pessima, pessima, da spegnere Farheneit fin quando non ti tolgono da lì» scrive una certa Chiara. Ma anche da destra i pannolini lavabili della Raggi provocano reazioni di sconcerto femminile. «Sono anch'io donna mamma, eppure sgrano gli occhi - si scalda Isabella Foglietta, candidata con Fdi della Meloni - le madri di oggi, che vivaddio in molti casi lavorano, devono mettersi a lavare i pannolini? Le cooperative di quartiere poi chi le pagherebbe? E l' aumento degli sversamenti di detergenti negli scarichi è una soluzione green?». Ma è solo un dettaglio del programma della candidata M5s per una Roma più pulita. O almeno più lavabile.