NESSUNO HA MESSO “BIBI” IN UN ANGOLO! TE CREDO, NETANYAHU HA CAPITO CHE LA GUERRA E’ L'UNICA STRADA PER LA SUA SOPRAVVIVENZA (ANCHE APPROFITTANDO DELLA DEBOLEZZA DEGLI STATI UNITI CHE ASPETTANO IL NUOVO PRESIDENTE) - IL PREMIER ISRAELIANO NON HA SCONFITTO HAMAS NÉ LIBERATO GLI OSTAGGI: LE OPERAZIONI A GAZA SONO IN STALLO. L'ESCALATION IN LIBANO SERVE A GUADAGNARE CONSENSI INTERNI MA LE MILIZIE COME HEZBOLLAH SONO...

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Nathalie Tocci per “la Stampa” - Estratti

benjamin netanyahu

 

È dalla fine del 2023, ossia poche settimane dopo l'attacco di Hamas del 7 ottobre e l'inizio dell'invasione israeliana della Striscia di Gaza, che il governo di Benjamin Netanyahu pianifica un'espansione della guerra in Libano.

 

L'obiettivo è di far ritirare Hezbollah al Nord del fiume Litani e degradare le capacità militari dell'organizzazione sciita così da permettere ai circa 60 mila cittadini israeliani di tornare in sicurezza alle loro case nel nord del Paese.

 

Per quasi un anno l'amministrazione statunitense di Joe Biden, pur fallendo miseramente (o meglio, non tentando mai seriamente) di porre fine alla guerra a Gaza, ha trattenuto le pulsioni belliche del primo ministro israeliano nei confronti del Libano (e dell'Iran).

 

Ma dopo l'eclatante attacco israeliano su migliaia di cercapersone e walkie talkie (che, se compiuto da chiunque altro, sarebbe stato probabilmente definito un attacco terroristico) e la campagna di bombardamenti che hanno già causato centinaia di morti e decine di migliaia di sfollati libanesi, c'è da interrogarsi sul perché la tanto discussa escalation regionale sia iniziata ora e cosa dobbiamo aspettarci adesso.

proteste contro netanyahu in israele

 

I motivi sono tre.

 

Il primo è militare e riguarda l'altro fronte, ossia quello di Gaza.

La guerra israeliana nella Striscia non ha raggiunto i suoi obiettivi: Hamas è stata indebolita militarmente ma non certo sradicata. Inoltre, sono circa cento gli ostaggi (non sappiamo se vivi o morti) ancora nelle mani dell'organizzazione. Nonostante ciò, la guerra a Gaza sta riducendosi in intensità.

 

Questo non perché stiano aumentando le probabilità di un cessate il fuoco: al contrario, è oramai chiaro che un accordo non ci sarà.

 

Piuttosto, con circa 42 mila morti civili e l'annientamento della Striscia, ad Israele non rimane granché da distruggere. In un contesto strategico in cui Israele ha dunque la possibilità di reindirizzare le forze a Nord, l'establishment politico-militare spinge in tal senso.

 

benjamin netanyahu herzi halevi

A questo aggiungiamo un secondo motivo, più politico. Il governo israeliano, e in particolare Netanyahu, ha tutto l'interesse ad allargare la guerra al Libano. Difatti, mentre dopo il 7 ottobre 2023 il premier israeliano sembrava politicamente finito, è ora risorto, con gli ultimi sondaggi che danno il suo Likud in testa.

 

Insomma, a Netanyahu la guerra conviene.

 

Terza e ultima ragione, la diplomazia, o meglio la diplomazia incapace di incidere, e con un tempo a disposizione ormai limitatissimo, di Washington. Le elezioni presidenziali Usa sono ormai prossime, e se già nell'ultimo anno l'attivismo diplomatico del segretario di Stato Antony Blinken non è mai stato dotato della minaccia del bastone (ossia la sospensione degli aiuti militari a Israele), ora l'amministrazione Biden non ha più neanche il tempo di poter persuadere Israele a più miti consigli. E quindi, al fallimento della diplomazia internazionale su Gaza, si aggiunge ora il suo fallimento nel tentativo di contenere un escalation regionale.

Ibrahim Aqil

 

La guerra in Libano è scoppiata. Non sappiamo che forma prenderà; non sappiamo se i bombardamenti in corso faranno d'apripista a un'invasione israeliana via terra, né se questa sarà limitata oppure su larga scala. E sappiamo ancora meno della risposta di Hezbollah, che per ora ha subito duri colpi senza grandi reazioni nonostante da anni si parli delle sue crescenti capacità militari.

 

Non sappiamo, infine, se la guerra in Libano trascinerà anche l'Iran nel vortice di violenza, né quali potrebbero essere le ripercussioni regionali: dall'Iraq alla Siria, allo Yemen, fino ai territori occupati in Cisgiordania.

 

conferenza stampa di benjamin netanyahu 1
ATTACCHI DI HEZBOLLAH E ISRAELE - GRAFICA LA STAMPA

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conferenza stampa di benjamin netanyahu 4
benjamin netanyahu con la mappa di israele (compresa la cisgiordania) e gaza
benjamin netanyahu