NESSUNO PUÒ SALVARE SALVINI – LA CADUTA DEL “CAPITONE” È ORMAI LA PRIORITÀ DELLA MELONI: LA “DUCETTA” TIENE I CONTATTI CON GIORGETTI E FEDRIGA. QUANDO IL 26 SETTEMBRE SARÀ CERTIFICATA LA DISFATTA DELLA LEGA, PARTIRÀ IL CONGRESSO, MA IL POPOLO DEL CARROCCIO HA GIÀ ABBANDONATO L’EX MINISTRO DELL’INTERNO: “IO NON VI VOTO FINCHÉ C’È SALVINI” – IL RITORNO AL VIMINALE È IMPOSSIBILE, E NEL PARTITO C’È CHI SOSTIENE CHE SI STA RAGIONANDO DI MANDARLO ALLA CULTURA O ALL’ISTRUZIONE (ANNAMO BENE)
-Estratto dell’articolo di Carmelo Caruso per “il Foglio”
E' rimasto solo lui a non accorgersi che il problema è lui. A Milano, Venezia, Torino chi si avvicina ai banchetti della Lega oggi dice: "Io non vi voto finché c'è Matteo Salvini". Nella chat dei parlamentari leghisti, quando aveva tagliato la barba, avevano cominciato a chiamarlo "il macaco" come lo sparring partner del cantautore Paolo Conte.
A Pontida sono attesi 200 bus ma nessuno dice che le federazioni stanno prenotando bus da nove posti. La Lega non vuole andare al governo. La Lega vuole "rovesciare" Salvini. Lo vuole fare attraverso un congresso, tramite la disobbedienza. In Veneto gira l'idea di "una raccolta firme".
Innanzitutto, il Viminale gli è precluso. […] Nei corridoi dove si compone la prossima squadra di governo viene anticipato che "Salvini non ci andrà: o lo capisce da solo o glielo faranno capire". Significa tenerlo lontano dai ministeri sensibili. Sono quelli che hanno accesso al Consiglio Supremo di difesa: Interno, Esteri, Economia, Difesa, Sviluppo Economico.
All'Interno, oltre al nome del prefetto di Roma, Matteo Piantedosi, si fanno quelli di Giuseppe Pecoraro e di Alfredo Mantovano, una personalità particolarmente gradita alla Meloni. Il nome di Salvini non c'è anche perché non è più apprezzato dai sindacati di polizia. Quella che si sta per dire non è una fantasia.
Nel partito c'è chi confida, e confida con cognizione, che si "ragiona se mandare Salvini alla Cultura o all'Istruzione". […] Luca Zaia, ieri, ha dovuto rilasciare un'intervista al Corriere per "riprendersi" la battaglia dell'autonomia che Meloni, abilmente, in visita in Veneto, ha tentato di "confiscare".
[…] Di Lega ce ne sono due. Esiste la vecchia Lega, quella zavorrata dai debiti, ed esiste la Lega per Salvini premier. Convocare il congresso della Lega è semplice. Lo potrebbe fare anche l'antico Umberto Bossi. Ma servirebbe a poco. La vecchia Lega è impastoiata nei tribunali. La Lega per Salvini premier è invece sequestrata dai "compagni di serata" di Salvini, anche se, dopo il 25 settembre, è da vedere quanti vorranno ancora ascoltare "Certe notti" con Salvini.
A dicembre scadono i suoi tre anni da segretario. Solo Salvini o il consiglio federale possono convocare il congresso. Nel federale siedono i vicesegretari (Crippa, Giancarlo Giorgetti, Lorenzo Fontana) oltre ai segretari regionali che sono stati tutti nominati da Salvini (sono quasi tutti commissari) e dieci membri eletti. Chi volesse conoscere i nomi rimarrebbe deluso. Sul sito della Lega per Salvini premier non c'è l'elenco di questi famigerati membri eletti. Se chiedete a un leghista "ma chi siede nel Consiglio federale?
" non sa neppure rispondervi.
[…] La caduta di Salvini può avvenire per moto di popolo. Deve esserci, come accadde con Roberto Maroni, una figura che deve limitarsi a dire: "Io sono pronto".
Quella figura è per tutti Massimiliano Fedriga, il "duca". Ha il problema di mettere in sicurezza la sua regione che il prossimo anno andrà al voto.
La caduta di Salvini è una priorità della Meloni. Ha un "telefono rosso" con Giorgetti e Fedriga. Al primo vuole ritagliare un ruolo di primissimo piano per fargli svolgere il ruolo di anti Salvini di governo. Il secondo è l'anti Salvini del centrodestra. Il 26 settembre potrebbe accadere anche altro: potrebbe essere superflua la Lega. Importanti banchieri, a Milano, dicono già: "La Lega è ormai fané. Che si chiami Lega ha poca importanza. Serve una pattuglia di parlamentari che difendano gli interessi del nord. Serve una Lega oltre la Lega, una nuova cosa. Va demolita la casa". Salvini aveva visto giusto. Tutto comincia e finisce con la ruspa.