NETANYAHU, L’AMICO SCOMODO – ARRIVA OGGI IN ITALIA IL PREMIER ISRAELIANO, CHE IN PATRIA È FEROCEMENTE CONTESTATO PER LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, ACCUSATA DI ESSERE “LIBERTICIDA E ANTIDEMOCRATICA”. E SI ANNUNCIANO PROTESTE ANCHE A ROMA – MA DAL GOVERNO DICONO: “NON È ORBAN”. PER GIORGIA MELONI, “BIBI” È UN ALLEATO FONDAMENTALE NELLO SCACCHIERE INTERNAZIONALE, VISTO IL RAPPORTO PRIVILEGIATO TRA TEL AVIV E WASHINGTON. IN PIÙ, AL CENTRO DELL'INCONTRO CON LA PREMIER, CI SONO ACCORDI SULL'ALTA TECNOLOGIA E SUL GAS…
-Estratto dell’articolo di Federico Capurso per “La Stampa”
Le manifestazioni di piazza contro la nuova riforma della giustizia scuotono da mesi il governo israeliano. Proteste che inseguono il premier Benjamin Netanyahu fino in Italia, dove arriverà oggi, per incontrare nella giornata di venerdì la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.
Tale è il livello delle tensioni in Israele, in questi giorni, da rendere difficoltosa persino la ricerca di un equipaggio aereo disponibile ad accompagnare il primo ministro a Roma. Eppure, di fronte alle accuse che in patria i dissidenti muovono contro Netanyahu per una riforma giudicata «liberticida e antidemocratica», il governo italiano non mostra alcun segno di imbarazzo.
Al contrario, con buona pace dell'irritazione di parte della comunità ebraica italiana che non dimentica la storia del nostro fascismo, Meloni sceglie di stringere un legame ancora più forte con Bibi. Il motivo - spiega un membro di primo piano del governo, sponda Forza Italia - è semplice: «Netanyahu non è Orban». [...]
Ma il leader israeliano, spiega la fonte azzurra, «è diventato un tassello fondamentale nella tela di relazioni internazionali che Meloni sta tessendo, soprattutto per il rapporto speciale che Tel Aviv vanta con Washington». Specie ora che l'amministrazione Biden vede in Meloni un partner affidabile, alla luce del supporto che sta garantendo alla coalizione occidentale in Ucraina, «al contrario di Orban, per l'appunto».
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Le proteste romane che accompagneranno i due giorni del premier israeliano, infatti, vengono ridimensionate da palazzo Chigi. «Ci aspettiamo dimostrazioni esigue di dissenso», fanno sapere, con un filo di speranza nella voce; anche durante la presenza del leader israeliano alla sinagoga di Roma, prevista oggi, dove incontrerà la comunità ebraica.
La giornata dal sapore più politico per Netanyahu sarà però quella di domani. Prima parteciperà a un Forum economico con aziende italiane insieme al ministro dello Sviluppo economico Adolfo Urso, e poi sarà da Meloni a palazzo Chigi. Sulla scrivania della presidente del Consiglio ci sono soprattutto due dossier.
Il primo riguarda il rafforzamento della cooperazione nel settore dell'alta tecnologia, sfruttando gli investimenti previsti dal Pnrr. Il secondo tema, ben più ambizioso, riguarda l'approvvigionamento energetico, con un'accelerazione che Meloni vorrebbe imprimere al progetto del gasdotto Eastmed, che passerebbe da Israele, Cipro e Grecia, per arrivare infine sulle coste della Puglia. Eastmed diventerebbe così parte di quel piano - che Meloni ha ereditato da Mario Draghi - con cui rendere l'Italia il grande hub energetico dell'Europa. Gli Stati Uniti, anche su questo dossier, rappresentano un interlocutore fondamentale. E Netanyahu, di sponda, diventa un alleato sempre più centrale per il governo Meloni. A differenza di Orban.
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