NO-BAMA - REGALI A BANCHE E LOBBY: L’ALA LIBERAL DEL PARTITO DEMOCRATICO IN RIVOLTA, LA PASIONARIA WARREN ATTACCA IL PRESIDENTE PER LA RESA A WALL STREET E SI PREPARA A SFIDARE HILLARY PER LA CASA BIANCA
Paolo Mastrolilli per “la Stampa”
Il presidente Obama ha evitato una nuova paralisi dello Stato, ma ha spaccato il suo partito, confermando alla senatrice del Massachusetts Elizabeth Warren il ruolo di leader dell’ala liberal e possibile candidata alle presidenziali del 2016. È la sintesi del voto con cui giovedì notte la Camera dei deputati ha approvato l’equivalente della «finanziaria» americana.
In genere il Congresso autorizza lo stanziamento dei fondi necessari alle attività del governo una volta all’anno, ma da qualche tempo la spaccatura ideologica fra democratici e repubblicani ha paralizzato Washington. Il Gop, come gli americani chiamano il partito di Lincoln che ha la maggioranza alla Camera e da gennaio l’avrà anche al Senato, in passato ha bloccato la «finanziaria» per ritorsione contro le politiche del Presidente provocando lo «shutdown», il blocco delle attività dello Stato per mancanza di soldi. Gli Usa erano arrivati di nuovo davanti a questa scadenza, e rischiavano lo «shutdown» a partire da ieri mattina, se il Congresso non avesse agito.
Le leadership dei due partiti hanno trovato l’accordo su una legge da 1,1 trilioni di dollari, che finanzierà il governo fino al settembre del 2015. Il testo, soprannominato «Cromnibus» perché contiene molti regali non collegati alla sostanza del provvedimento, è passato per un pelo: 219 favorevoli e 206 contrari. Ma ancora più interessante è la suddivisione dei voti, perché hanno detto sì 162 repubblicani e 57 democratici, e fra loro non c’era la leader del partito alla Camera Nancy Pelosi. In altre parole, Obama ha ottenuto i fondi che voleva per evitare lo «shutdown», ma ha perso il suo partito.
Accordo coi repubblicani
Il motivo di questa rivolta sta soprattutto in due provvedimenti non collegati, che i repubblicani sono riusciti ad infilare nel testo. Il primo allenta le regole della legge Dodd-Frank, approvata dopo la crisi del 2008 per impedire alle banche di ripetere i comportamenti irresponsabili che l’avevano provocata. In particolare, attenua la «swaps pushout rule», cioè l’obbligo per gli istituti di trasferite le operazioni più pericolose sui derivati ad affiliate che non beneficiano dell’aiuto federale, in caso di problemi. Il secondo aumenta i finanziamenti elettorali che ogni cittadino può dare ai partiti, dagli attuali 129.000 dollari a 777.000.
Contro questi provvedimenti si è mobilitata la Pelosi, ma soprattutto la Warren, ex professoressa di Harvard che proprio Obama aveva chiamato a guidare il Tarp, ossia il programma varato per salvare le istituzioni finanziarie in crisi. Elizabeth ha accusato la «finanziaria» di essere un regalo ai ricchi e potenti, e la Pelosi si è detta «delusa» da Obama perché non si è opposto al ricatto dei repubblicani. Il Presidente ha risposto che «la legge è un compromesso. Alcune parti non mi piacciono, ma era più importante evitare lo shutdown».
La rivale di Hillary
Il risultato è che i liberal guidati da Warren si sono alleati ai conservatori repubblicani del Tea Party, per bloccare la «finanziaria». Non ci sono riusciti, ma la senatrice del Massachusetts è uscita da questa battaglia come la leader dell’ala sinistra del Partito democratico. Lei ha sempre detto che non vuole candidarsi alla Casa Bianca, ma ormai è l’idolo dei liberal, forse l’unica che potrebbe sfidare e battere alle primarie la centrista Hillary Clinton, ripetendo l’operazione fatta proprio da Obama nel 2008.