E NOI CHE FAREMO IN AUTUNNO, CON IL PREZZO DEL GAS VICINO AI 300 EURO A MEGAWATT ORA? – IL MINISTRO CINGOLANI ANNUNCIA UN PIANO PER IL RAZIONAMENTO: “C'È UN COMITATO DI EMERGENZA E LO PRESENTEREMO NEI PROSSIMI GIORNI” – IL 20 OTTOBRE DRAGHI PARTECIPERÀ AL VERTICE EUROPEO IN CUI SI DISCUTERÀ DELL'INTRODUZIONE DI UN TETTO AI PREZZI DEL METANO RUSSO - ENRICO LETTA PROPONE UN ANNO DI PREZZI AMMINISTRATI MA POI…
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Alessandro Barbera per “la Stampa”
Per costringere la politica a discutere dei problemi di chi vota occorreva chiudere le liste elettorali e trovarsi di fronte ad un'emergenza: quella del gas. Il prezzo del metano alla Borsa di Amsterdam è prossimo alla soglia dei 300 euro a megawatt ora, quindici volte il prezzo di prima della pandemia e dell'inizio della guerra in Ucraina. Tutti i leader si scagliano contro il mercato, anche se le ragioni degli aumenti col mercato c'entrano poco: l'aumento della domanda globale prima, ma soprattutto ora il taglio delle forniture da parte di Vladimir Putin.
Dopo l'annuncio tedesco di un piano di razionamento, Mario Draghi sarà costretto a intervenire prima dell'insediamento del nuovo governo. Oggi, durante il discorso preparato per il Meeting, potrebbe farne cenno: ieri da Rimini i leader hanno fatto intendere di non essere contrari a un intervento immediato. Il ministro Roberto Cingolani spiega: «Un piano di risparmio per il gas lo abbiamo, c'è un comitato di emergenza e lo presenteremo nei prossimi giorni», ha detto ieri a Filorosso su Rai 3. Gli stoccaggi «sono all'ottanta per cento e abbiamo portato al cento per cento l'utilizzo dei rigassificatori esistenti».
Certo è che «se i russi non potranno chiudere del tutto i rubinetti, del risparmio dovremo farlo». Il governo uscente ha già previsto la riduzione dei consumi fino a due gradi nelle abitazioni private e distacchi programmati per le aziende energivore. Per evitare il raddoppio delle bollette occorrerà fare ancora di più: il 20 ottobre sarà ancora Draghi a partecipare al vertice europeo in cui si discuterà dell'introduzione di un tetto ai prezzi del metano russo. Giorgia Meloni e Luigi Di Maio dicono che quella è l'unica strada percorribile, Matteo Salvini, Carlo Calenda e Antonio Tajani la pensano allo stesso modo.
Chi su questo punto chiede una soluzione radicale (ma invisa a livello europeo) è Enrico Letta: secondo il segretario Pd occorre un anno di prezzi amministrati. Di Maio - che è ancora ministro degli Esteri a tutti gli effetti - spiega che la battaglia sul tetto va vinta subito, «tra settembre e ottobre», senza aspettare il nuovo governo.
Anche Letta dice che non si può aspettare ma chiede una legge nazionale, senza però aggiungere che la scelta porrebbe una serie di problemi pratici. Che fare delle regole comunitarie che impongono di venderlo anche ai Paesi vicini? Spagna e Portogallo hanno ottenuto una deroga alle regole con un tetto nazionale.
«Ma si tratta di Paesi senza interconnessioni», ribatte la sottosegretaria all'Economia Laura Castelli. C'è un'altra circostanza: l'imposizione di un prezzo nazionale significherebbe imporlo agli altri fornitori dell'Italia come l'Algeria. Chi paga la differenza prevista dai contratti? Nel caso di Spagna e Portogallo è diventato un onere per le casse pubbliche. «Quella di introdurre un tetto nazionale era una nostra proposta, la portammo in Consiglio dei ministri ma fu scartata», ricorda il Cinque Stelle Stefano Patuanelli.
Fatto è che la Meloni - come la ex grillina Castelli - in un'inaspettata inversione dei ruoli da premier in pectore fa la parte della moderata: «Le società che gestiscono l'energia nel nostro Paese non sono pubbliche, a meno che non si decida di nazionalizzarle. Se ne può parlare». Ma «oggi sono quotate in Borsa. Che facciamo, mettiamo noi i soldi poi per far comprare a cento l'elettricità agli altri Paesi con cui siamo interconnessi?». Letta insiste: «Se diciamo che Bruxelles non può concederci o non ci ha concesso il tetto non si risolvono i problemi. Io dico che i prezzi amministrati in Italia possiamo imporli senza chiedere permesso a nessuno».
La Germania, che si è vista rifiutare dall'Unione la richiesta di taglio dell'Iva sui prodotti energetici, ha deciso di mantenere in funzione almeno una delle tre centrali nucleari che aveva deciso di chiudere entro la fine dell'anno. Per Salvini questa è la dimostrazione che occorre ripensare una decisione che in Italia risale al lontano 1987. Di certo la drammatica crisi del gas dimostra che l'Italia non avrebbe dovuto permettersi una campagna elettorale all'inizio dell'autunno.