NON È CHE, PUR DI RICICLARLO, RENZI SPERA DI PARCHEGGIARE VELTRONI ALLA PRESIDENZA DELLA FIGC? WALTERLOO E’ IN CORSA PER IL DOPO-ABETE, PER IL DOPO-NAPOLITANO, SCRIVE LIBRI, GIRA FILM E VUOLE PRODURRE FICTION: MA IN AFRICA QUANDO CE VA?


Francesco Borgonovo per "Libero Quotidiano"

 

No, pietà, Walter Veltroni no. Tutti tranne lui. Scegliete il Tenerone, il mago Zurlì, chi vi pare. O piuttosto, dopo Abete, la deforestazione. Perché il rischio è questo: che l’attuale presidente della Federcalcio, dimissionario dopo la figura di palta dell’Italia ai Mondiali, sia sostituito dall’ex segretario del Pd.

 

Walter Veltroni Fabiano Fabiani

La ferale notizia l’ha riportata ieri sul Giornale Franco Ordine, riprendendo a sua volta un cronista del Fatto quotidiano. Il quale, chiedendo informazioni al vertice del Coni su quel che ci attende nei prossimi giorni, è inciampato nel nome di Walter. E dai suoi interlocutori non è arrivata smentita alcuna. Raccapriccio.

 

Dice uno: ma perché Veltroni no? Intanto perché no, ma proprio no, e questo dovrebbe bastare. Ma soprattutto perché il nostro, ogni volta che per due giorni lo dimentichiamo, continua a rispuntare da ogni parte. Incontrandolo al Salone del libro di Torino, qualche tempo fa, gli avevamo pure suggerito un’attività a cui dedicarsi. Ha girato un film su Berlinguer, ora potrebbe produrre una serie tv. Dopo Walking Dead, ecco Walking Pd, sulla sua esperienza alla guida di un partito zombie.

 

E invece ce lo vediamo comparire sui giornali come possibile candidato a un incarico che non dovrebbe essere politico. Ma poi, ci pensate? Veltroni presidente della Federcalcio. Praticamente è come prendere il buonismo diabetico di Prandelli e moltiplicarlo all’infinito. Sarebbe tutto un amarcord delle figurine dei tempi che furono, un concerto di ottoni sul pallone «malato» e sui valori che, signora mia, non ci sono più.

 

WALTER VELTRONI GIOCA A CALCIO

Già nel 2005, al Corriere della Sera, Veltroni dichiarava che «il calcio ha perso la passione, ha perso l’anima». Nello stesso articolo, il cronista si struggeva per i dolori del giovane Walter: «Il doping, la violenza, i cori e gli striscioni antisemiti, hanno prodotto fatalmente in lui del disincanto».

 

Se allora era tanto disincantato, perché mai adesso dovrebbe andare alla Federcalcio? Perché nel frattempo ha scritto un libro sulla tragedia dell’Heysel nel famoso «corpo Veltroni» (il carattere per ipovedenti utile a far lievitare il numero di pagine)? Perché ha scritto su La Stampa articoli dedicati alle grandi partite della Nazionale? Per esempio quello in cui rievocava la vittoria ai Mondiali del 2006, che si concludeva così: «Eravamo stupidamente felici, stupendamente felici».

 

E i neuroni, a leggerlo, si toglievano la vita da soli. Forse, in realtà, la ragione che potrebbe portare Walter al vertice della federazione pallonara è il buon rapporto che il presidente del Coni Malagò ha con Renzi. Con la scusa di rinnovare dopo il disastro, potrebbero aver avuto la geniale pensata di inventarsi il grande moralizzatore che ristrutturi il calcio italico.

RENZI MALAGO'

 

Ed ecco spuntare Veltroni, salito con felina agilità sul carro renziano nei mesi scorsi. Il risultato sarebbe una terrificante miscela di veltronismo e renzismo, una «rottamoralizzazione» che sfiancherebbe un bue. Tra l’altro, ci sarebbe da ridire anche sulla imparzialità di Walter.

 

Che da sempre è juventino, salvo aver sventolato la sciarpa della Roma quando vinse lo scudetto e all’addio al celibato di Totti, tanto per esser corenti. Però una soluzione per accontentare tutti c’è. Veltroni, anni fa, disse che se avesse fallito in politica sarebbe andato in Africa. E a quanto pare la nazionale ghanese in questi giorni ha qualche problemino. Bene: facciamo Walter pesidente della Federcalcio. In Ghana.

 

 

NAPOLITANO CON IL GAGLIARDETTO DELLA NAZIONALE DI CALCIO E IL PALLONE FIRMATO DAGLI AZZURRI jpeg
GIANCARLO ABETE