NON CI RESTA CHE IL CRIMI – ORMAI A RASSICURARE "GIUSEPPI" C’È RIMASTO SOLO IL MITE VITO: “IL GOVERNO NON CADRÀ. QUELLA SUL MES SARÀ UNA RISOLUZIONE UNITARIA”. MA CONTE HA UN MARGINE DI SOLI SEI VOTI AL SENATO: LO SPIRAGLIO POTREBBE ESSERE FAR USCIRE LA PATTUGLIA RIBELLE DALL’AULA AL MOMENTO DEL VOTO - DI MAIO FA IL DURO: “IO NON HO ALCUN PROBLEMA A ESSERE RIELETTO. MA NON CREDO CHE MOLTI DI VOI POSSANO STARE TRANQUILLI…” – E INTANTO DAI GIORNALI TEDESCHI ARRIVANO I PIZZINI: "L'ITALIA GIOCA COL FUOCO"
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1 – LA FAIDA GRILLINA DI DIBBA E MORRA DI MAIO MINACCIA: MOLTI SPARIRANNO
Estratto dell’articolo di Pasquale Napolitano per “il Giornale”
(…) Di Maio è duro. E lancia avvertimento: «Io sono stato eletto in un collegio dove il M5s ha preso una delle percentuali più alte in Italia. Non ho alcun problema ad essere rieletto in Parlamento e rifare il ministro». «Non credo rincara Di Maio che molti di voi possano stare tranquilli. Se casca il governo, molti non saranno rieletti». (…)
2 – IL COLLE METTE IN RIGA I GIALLOROSSI SUL MES CONTE SICURO: NON CADO
Estratto dell’articolo di Laura Cesaretti per “il Giornale”
(…) Intanto però i paesi europei guardano con crescente allarme alle inconcludenti convulsioni che paralizzano su tutti i fronti il governo italiano, e ne fanno un partner scarsamente affidabile: «L'Italia gioca col fuoco», titolava ieri la tedesca Welt. Mentre lo Spiegel ricordava al tronfio capo dell'esecutivo che il suo paese è «il paziente a rischio d'Europa».
Segnali non rassicuranti per Conte, che attende speranzoso la manna dal cielo dei 200 miliardi di Recovery Fund da gestire. Perché, fatta la legge finanziaria e superato il picco dell'emergenza e il rischio voto, l'incidente parlamentare potrebbe arrivare sul serio.
3 – MES, I VERTICI 5S LAVORANO SULLA FRONDA: "QUALCUNO POTREBBE SOLO USCIRE DALL'AULA"
Federico Capurso per “la Stampa”
La fronda interna al Movimento 5 stelle, contraria alla riforma del Mes, non si sta sgonfiando. Ci sono ancora tra i 6 e gli 8 senatori che minacciano di votare No, mercoledì prossimo, quando Giuseppe Conte presenterà in Parlamento la risoluzione di maggioranza su Mes e Recovery fund, prima di partire per Bruxelles.
Un numero di defezioni sufficiente a far tremare l'esecutivo, che ha un margine di soli sei voti a palazzo Madama. La rete di sicurezza potrebbe arrivare dai senatori a vita Mario Monti ed Elena Cattaneo, oltre che da alcune assenze strategiche in arrivo da Forza Italia, ma è una precarietà pericolosa.
«Si respira la stessa aria degli ultimi giorni di governo con la Lega», commenta un membro del governo M5S. Eppure, in serata, sembra aprirsi uno spiraglio: la pattuglia ribelle - spiegano fonti interne al gruppo di senatori M5S - non sarebbe così compatta come si dice e qualcuno di loro «potrebbe limitarsi ad uscire dall'Aula al momento del voto». La suggestione, che si rincorre nelle telefonate, non lascia però dormire sonni sereni in casa M5S.
«Il governo non cadrà. Sarà una risoluzione unitaria», assicura Vito Crimi. Ma è ancora fresco lo scontro durissimo avuto venerdì notte durante l'assemblea congiunta tra i vertici del partito e la truppa di deputati e senatori anti-Mes.
Luigi Di Maio chiede di «trovare una soluzione senza spezzare la corda», vuole «condivisione», ma punta il dito contro quei rivoltosi che non lasciano spazio a trattative: «È da irresponsabili - dice a Sky - votare contro Conte mercoledì».
I nomi dei senatori Bianca Granato e Mattia Crucioli sono cerchiati in rosso, perché i più agguerriti. Insieme a loro, ci sono quelli di Elio Lannutti, Barbara Lezzi e Orietta Vanin. Se arriverà un voto contrario, sarà «inevitabile una sanzione severa» da parte dei probiviri, assicurano fonti M5S. In forse, poi, i voti di Rosa Amato, Fabio Di Micco e Cataldo Mininno, trincerati nel silenzio.
Occhi puntati anche su Nicola Morra, che fino all'ultimo lascerà in sospeso la sua decisione sul voto: ma chi lo conosce bene, ai piani alti del partito, confida nel fatto che alla fine prevarrà il suo senso di responsabilità. La maggior parte dei dissidenti - hanno fatto sapere ieri - sarebbe disposta a votare la risoluzione se tornasse quella "logica del pacchetto" impostata a inizio legislatura: che sia un insieme di riforme europee all'interno del quale inserire anche il Mes, e non delle riforme divise l'una dall'altra.
«Ma se Conte dice che la logica del pacchetto non è possibile, dobbiamo fidarci», replica Di Maio. «Sarà importante ascoltare il presidente del Consiglio che dirà cosa è possibile e cosa non si può fare». Ma c'è anche il rapporto con il Pd, teso come non mai, a rendere complicate le cose. Nel mirino dei Cinque stelle è finito soprattutto Roberto Gualtieri: «Non ha rispettato il mandato parlamentare e questo ha aperto il problema», spiega Morra.
E persino Di Maio comprende le critiche: «Gualtieri non vi ha dato ascolto in Commissione - dice ai suoi parlamentari - ma non per questo noi andiamo contro il presidente del Consiglio che abbiamo nominato. Io non ho paura di tornare al voto. Il problema è che perdiamo Conte. E non riusciamo a trovare un altro nome come il suo».
Gli alleati di Pd e Italia viva «ci stanno volutamente costringendo su posizioni scomode - si lamentano dal M5S -. È un atteggiamento che deve finire, perché la pazienza è finita». Un altro segnale arriverà dalla Camera, sempre mercoledì - giornata nera per il governo - quando ci sarà il voto finale sui decreti sicurezza. Trenta deputati M5S minacciano di votare contro. E la maggioranza, in questo caso, resterebbe in piedi per due voti.