NON CI SONO PASTI GRATIS – ARRIVA IL RECOVERY! DA BRUXELLES STACCANO IL PRIMO ASSEGNO DA 25 MILIARDI ALL’ITALIA E PARTE GIÀ IL CONTO ALLA ROVESCIA PER DICEMBRE: ENTRO FINE ANNO LA COMMISSIONE INIZIERÀ A VALUTARE IL RISPETTO DEI PROGETTI - DRAGHI AVVERTE: “LE SCADENZE VANNO RISPETTATE”. TASSE, CONCORRENZA, APPALTI: IN TOTALE SONO LA 63 LE RIFORME COLLEGATE AL PNRR. I PARTITI, CON L’AVVIO DEL SEMESTRE BIANCO E LE AMMINISTRATIVE DI OTTOBRE, GIÀ SCALPITANO: MA È L'ULTIMA OCCASIONE PER SALVARE QUESTO DISGRAZIATO PAESE…
-1 - OGGI L'ASSEGNO UE DA 24,9 MILIARDI PARTE IL RECOVERY
Luca Cifoni per “il Messaggero”
L'annuncio è atteso per oggi: sarà la stessa commissione europea a far sapere che è arrivato a destinazione, ovvero al ministero dell'Economia italiano, l'assegno da 24,9 miliardi che rappresenta il primo anticipo sui 191,5 complessivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Parte così ufficialmente la macchina del Recovery Plan anche se in realtà alcuni dei progetti sono già in corso, in certi casi anche con risorse già spese lo scorso anno.
Ma ora la scadenza più impostante per il governo guidato da Mario Draghi è quella di dicembre, quando dovrà essere tagliato il traguardo di un primo blocco di riforme e di provvedimenti.
Bruxelles inizierà a valutare il rispetto degli impegni, che poi sarà verificato anche nei successivi semestri sulla base di targets e milestones inseriti nel piano, ovvero dei traguardi finali e di quelli intermedi per ciascun intervento.
Dovranno risultare definite, tra l'altro, importanti riforme come quella della concorrenza (attraverso la legge annuale) della giustizia civile penale e tributaria e del fisco (che risulta politicamente impegnativa pur essendo di accompagnamento rispetto al piano).
Non potranno essere in ritardo nemmeno altri passaggi tecnici relativi ad esempio a gare o ad assunzioni.
LA CLAUSOLA
Come detto, le risorse in arrivo da Bruxelles, che equivalgono al 13 per cento del totale del Pnrr, non servono in realtà ad avviare da zero i programmi. Intanto perché il nostro Paese ha scelto di avvalersi della clausola che permette a certe condizioni di finanziare a ritroso con soldi europei anche interventi avviati nel 2020.
Poi perché anche quelli relativi a quest' anno possono già contare sul fondo di rotazione inserito nell'ultima legge di bilancio, che vale quasi 33 miliardi, di cui circa 7 sono già specificamente assegnati a finanziare alcune voci di spesa.
Ecco quindi che una parte dei miliardi freschi in arrivo andrà a compensare le somme già uscite dal bilancio dello Stato, mentre per il resto sarà assegnata ad altri progetti, tra i 105 (su 151 totali) la cui partenza è prevista quest' anno. Serviranno due decreti del ministero dell'Economia, uno per la distribuzione delle risorse alle amministrazioni, l'altro per la rendicontazione.
Le verifiche a livello europeo non avverranno comunque sulle singole spese, ma sull'avanzamento dei progetti in base al piano. I progetti candidati a ricevere i primi fondi comprendono alcuni dei capitoli più rilevanti del Pnrr. Nella prima missione dedicata a digitalizzazione competitività e turismo ci sono ad esempio gli interventi per la cybersecurity, la Transizione 4.0 per le imprese o il potenziamento di Cinecittà.
Nella seconda, incentrata invece sulla rivoluzione verde spiccano gli interventi per l'efficienza energetica delle scuole e la prosecuzione del superbonus. La terza missione, Infrastrutture e mobilità sostenibili, vede in evidenza una serie di investimenti per l'alta velocità ferroviaria, che riguardano sia il Nord (Brescia-Verona-Padova) che il Sud (Napoli-Bari) come pure alcuni collegamenti diagonali nell'Italia centrale. In Istruzione e ricerca una voce rilevantissima è quella relativa al piano asili nido ma c'è spazio anche per la riduzione dei divari territoriali.
La missione Inclusione e coesione si occupa tra l'altro di politiche attive per il lavoro e di servizio civile universale. Infine la Salute, con importanti stanziamenti in particolare sull'ammodernamento tecnologico degli ospedali. Le risorse totali per il 2021 valgono una quindicina di miliardi, perché nella gran parte dei casi si tratta di avviare interventi che dovranno essere completati negli anni successivi. La corsa è appena iniziata e il Paese per arrivare al traguardo del 2026 dovrà esibire capacità da fondista.
2 - DRAGHI: RISPETTARE LE SCADENZE IL PROMEMORIA AI MINISTRI
Alberto Gentili per “il Messaggero”
Rischia di essere caldo l'autunno di Mario Draghi. Il lavoro del premier e dei ministri per portare avanti le riforme e il cronoprogramma legati al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), e incassare così le nuove tranche dei fondi europei, si intrecceranno con la campagna elettorale per il voto il 3-4 ottobre nelle grandi città come Roma e Milano, Napoli e Torino, Bologna e Trieste, che farà schizzare alle stelle le fibrillazioni di una maggioranza già molto eterogenea a litigiosa.
Per di più, da inizio agosto, non c'è più il deterrente delle urne anticipate: il semestre bianco, che precede l'elezione a febbraio del nuovo capo dello Stato, impedisce a Sergio Mattarella di sciogliere il Parlamento. Ma chi ci ha parlato, garantisce che Draghi è «sereno», ed è «convinto di poter centrare tutti gli obiettivi nei tempi previsti».
La lista delle cose da fare è lunga. Si tratta di 63 riforme legate al Pnrr, di cui 23 entro il 2021. Quelle sulla pubblica amministrazione, la giustizia, le semplificazioni, gli appalti, sono già state varate dal Consiglio dei ministri. Ma la road map è serrata e non si può mancare nessun passaggio, per scongiurare il rischio di non incassare le altre tranche dei fondi Ue. Non a caso nei giorni scorsi ai ministri è arrivato da Palazzo Chigi un promemoria firmato da Roberto Garofoli, il braccio destro di Draghi: «Vanno assolutamente rispettate le scadenze», per «il programmato e approfondito esame delle riforme».
I primi due step, slittati a luglio a causa del numerosi decreti da convertire e dell'alta conflittualità innescata dalla riforma del processo penale, saranno la legge sulla concorrenza e la delega fiscale che pur non essendo inserita nel Pnrr è un impegno programmatico di Draghi, al pari della riforma degli ammortizzatori sociali e delle norme per la sicurezza sul lavoro.
LE MISURE
Per la concorrenza l'intervento mirerà alla messa a gara delle concessioni, anche nel trasporto pubblico locale. La nuova legge punterà inoltre ad «aumentare» le gare degli appalti per servizi pubblici locali (a partire da rifiuti e trasporti) ed evitare «l'ingiustificata proroga delle concessioni» agli operatori storici per porti, autostrade, idroelettrico.
In più, dovrà regolare il sistema di realizzazione e gestione delle infrastrutture strategiche, la rimozione di barriere all'entrata nei mercati. Sul fronte fiscale, la riforma non compare - si diceva - tra quelle vincolanti ai fini del Pnrr, ma la sua completa realizzazione potrebbe dipendere anche dalla spending review che l'anno prossimo il governo dovrà programmare dal 2023 al 2025.
Quanto alla riscossione, si punta a «incentivi mirati ai consumatori» e «sanzioni amministrative effettive» a chi rifiuti «il pagamento elettronico». L'obiettivo è ridurre del 15% nel 2024 rispetto al 2019 la «propensione all'evasione» di tutte le imposte (tranne accise e Imu), portare a 2,3 milioni le dichiarazioni Iva precompilate entro giugno 2023 e aumentare del 40% le «lettere di conformità» entro il 2024, con un 30% in più di gettito.
Prevista inoltre la riduzione a 30 giorni dei tempi di pagamento della pubblica amministrazione. In cantiere, ma sempre fuori dal Pnrr, anche la delicata (per i 5Stelle) riforma del Reddito di cittadinanza che potrebbe essere fatta con la legge di bilancio.
Obiettivo: rendere la misura meno penalizzante per le famiglie numerose e per gli stranieri. Entro ottobre arriveranno le proposte del Comitato scientifico istituito dal ministro del Lavoro per tarare meglio la platea, rendere più incisiva la formazione e più conveniente l'aliquota marginale che spinge ad accettare proposte di impiego. Il dossier è delicato e gli eserciti sono già in armi.