NON FACCIAMOCI INTORTARE DALL’IRAN: SE DA TEHERAN NON ATTACCANO ISRAELE È SOLO PERCHÉ HANNO PAURA DI FINIRE RASI AL SUOLO (E FANNO BENE), NON PERCHÉ SIANO IMPROVVISAMENTE DEI MODERATI – LA PROPAGANDA DEL REGIME CI VUOLE FAR CREDERE CHE IL NUOVO PRESIDENTE, MASOUD PEZESHKIAN, ABBIA CHIESTO A KHAMENEI DI EVITARE L’ESCALATION. MA PEZESHKIAN È SOLO UN BURATTINO NELLE MANI DELLA GUIDA SUPREMA: SE “RICONSIDERANO” LA RISPOSTA ALL’OMICIDIO DI HANIYEH È SOLO PERCHÉ SANNO CHE PER LORO UNA GUERRA FRONTALE SAREBBE LA FINE...
-IRAN POTREBBE RICONSIDERARE PORTATA ATTACCO A ISRAELE'
(ANSA) - L'Iran potrebbe riconsiderare la portata e la forma della rappresaglia pianificata contro Israele dopo l'assassinio del leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, ma è improbabile che si lasci scoraggiare dall'assenza di un sostegno esplicito da parte degli Stati musulmani ad una sua risposta militare.
Lo hanno riferito alcune fonti al Guardian, secondo cui altri Paesi islamici non stanno apertamente sostenendo la risposta militare di Teheran e sembra probabile un'azione più mirata.
IDF, NUOVA OPERAZIONE DI TERRA A KHAN YOUNIS
(ANSA) - L'esercito israeliano ha confermato l'avvio di una nuova operazione di terra a Khan Younis, nella Striscia di Gaza meridionale, in seguito a informazioni di intelligence che indicano "la presenza di terroristi e infrastrutture terroristiche nella zona".
L'Idf ha affermato che le truppe stanno combattendo Hamas sia sopra che sotto terra. L'esercito ha dichiarato che contemporaneamente i combattimenti continuano anche a Rafah e nell'area del corridoio Netzarim, nel centro della Striscia.
IL RUOLO DI PEZESHKIAN, LE MOSSE DI KHAMENEI L’IRAN STA RICALIBRANDO LA SUA «VENDETTA»?
Estratto dell’articolo di Greta Privitera per il “Corriere della Sera”
Durante un comizio, in un inglese quasi perfetto, fa una citazione che diventa una dichiarazione d’intenti: «La definizione di follia è fare la stessa cosa più e più volte e aspettarsi risultati diversi». Il neopresidente iraniano, il «moderato» ex cardiochirurgo Masoud Pezeshkian, nomina Albert Einstein per convincere gli elettori che niente sarà come prima.
In queste ore di alta tensione, in cui si attende la risposta della Repubblica islamica e di Hezbollah libanese all’uccisione del comandante Fuad Shukr e di quella del leader di Hamas Ismail Haniyeh, potremmo trovarci di fronte a una mossa che sembra andare […] in linea obliqua rispetto all’orientamento noto della Repubblica islamica.
Se la notizia di Iran International — il canale in persiano che trasmette da Londra — fosse confermata, e quindi se Pezeshkian avesse davvero chiesto alla Guida suprema di evitare un attacco contro Israele, il nuovo presidente avrebbe agito come ha promesso nei suoi comizi: sconfessando l’ala intransigente.
«Ma la politica iraniana è fatta di profondi strati invisibili. Il presidente non ha un peso decisionale: è nelle mani di Khamenei esattamente come lo era Raisi e tutti quelli prima di lui», spiega al Corriere Paul Salem del Middle East Institute. Secondo l’analista, se le informazioni di Iran International venissero confermate, vorrebbe dire che Khamenei sta studiando un passo indietro e sta cercando una via d’uscita che gli salvi l’orgoglio già a pezzi: «Fare un passo indietro significherebbe limitare la portata della rappresaglia o addirittura evitare una risposta diretta», continua Salem.
La richiesta del nuovo presidente darebbe all’ayatollah l’occasione di rinunciare a un attacco che potrebbe avere gravi conseguenze sull’economia e la sicurezza del Paese, senza mostrarsi debole. Ma c’è un’altra moneta di scambio possibile che consentirebbe a Khamenei di desistere dalla vendetta: un cessate il fuoco duraturo a Gaza appena chiesto dai diplomatici iraniani alle Nazioni Unite.
L’Iran potrebbe così rinunciare alla risposta, con la motivazione nobile di un sostegno alla causa del popolo palestinese. «La solita menzogna», ci dice Niloofar, una giornalista di Teheran. «Né Khamenei, né Pezeshkian hanno a cuore la Palestina. Il nuovo presidente è un altro fantoccio. È stato votato solo da cinque milioni di persone: il regime è irriformabile».
Un possibile passo indietro non sarebbe un cambio di linea, una scelta «moderata», si tratterebbe solo del risultato di una valutazione delle proprie capacità, perché una violenta risposta di Israele potrebbe costare troppo a un Paese già profondamente in crisi. Anche i leader europei chiedono moderazione: dopo Emmanuel Macron, la premier Giorgia Meloni ha sentito al telefono Pezeshkian e gli ha chiesto di evitare un’escalation.
Può essere che Khamenei stia pensando di posticipare l’attacco giocando sull’effetto sorpresa, o che non voglia esporsi, lasciando a Hezbollah il ruolo attivo. Oppure che stia aspettando di capire che cosa succede dopo le elezioni americane. Secondo il Wall Street Journal , gli Stati Uniti avrebbero avvertito l’Iran che potrebbe subire «un colpo devastante in caso di attacco su larga scala contro Israele».
Mentre l’Occidente guarda ai voli sospesi nei cieli mediorientali alla ricerca di indizi sulla rappresaglia, nelle strade di Teheran si continuano a insultare e picchiare le ragazze senza velo. L’ultimo episodio ha come protagoniste due quattordicenni uscite dalla questura con lividi sul volto. E nelle carceri si continua a impiccare. Commenta Niloofar: «Pezeshkian ha promesso niente violenza sulle donne e più attenzione ai diritti. È in carica da meno di due settimane e ha già un record: 35 esecuzioni in 4 giorni».