NON FATE GLI STRONZI CON I POVERI - IL GOVERNO RIFINANZIA IL REDDITO DI CITTADINANZA CON ALTRI 200 MILIONI E GIORGETTI SCAPOCCIA: “È UNA MISURA CHE NON CREA LAVORO” - MA IL GRILLINO PATUANELLI LO FULMINA: “SENZA IL REDDITO DI CITTADINANZA LA TENSIONE SOCIALE SAREBBE ESPLOSA” - A DIFFERENZA DEI LEGHISTI, DRAGHI SA CHE LA DIFFUSIONE DELLA POVERTA’ E’ UNA BOMBA SOCIALE: PARLARE DI GENTE CHE “STA SUL DIVANO” QUANDO C’E’ CHI NON SA COME METTERE IL PIATTO A TAVOLA E’ PERICOLOSISSIMO (SE LA DISPERAZIONE VA OLTRE IL LIVELLO DI GUARDIA ALTRO CHE FASCISTI IN PIAZZA…)
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Alessandro Barbera per “la Stampa”
Nel giorno uno del certificato verde per tutti Mario Draghi ha riflettuto a lungo. Parlare di nuovo al Paese o restare fermo ai fatti? Per decidere attende qualche ora, mentre lo staff lo aggiorna sulle manifestazioni di protesta. Quando all'ora di pranzo inizia il Consiglio dei ministri ha già scelto la linea cauta. Niente conferenza stampa, solo una breve dichiarazione sull'accordo coi sindacati sul decreto per la sicurezza nei luoghi di lavoro. «Vorrei condividere con voi la decisione di evitare dichiarazioni che potrebbero alimentare divisioni».
I ministri - così raccontano i presenti - non fanno obiezioni. La discussione si accende su tutt' altro argomento, che con il clima sociale c'entra però moltissimo: il rifinanziamento del reddito di cittadinanza. La decisione era puramente tecnica e in qualche modo obbligata: l'anno di Covid ha aumentato i costi della misura, e l'Inps stima un ammanco di cassa da circa duecento milioni. Quando il ministro del Tesoro Daniele Franco prende la parola per spiegare da dove sarebbero arrivati i fondi, il leghista Giancarlo Giorgetti si inalbera: «È una beffa, rifinanziamo con i soldi dei lavoratori una misura che di lavoro non ne crea».
La questione, puramente tecnica, è il pretesto per una discussione politica: il ministro dello Sviluppo è contrario a utilizzare risorse dedicate al pensionamento dei cosiddetti «precoci». Secondo quanto riferiscono dalla Lega, Matteo Salvini aveva anticipato la sua contrarietà in una telefonata a Draghi. Per la Lega l'ennesimo distinguo è l'antipasto per la prossima lite: il destino di «quota cento», in scadenza a fine anno. Sia come sia, Renato Brunetta (Forza Italia) ed Elena Bonetti (Italia Viva) annuiscono a Giorgetti.
Il Cinque Stelle Stefano Patuanelli risponde invece per le rime: «Senza il reddito di cittadinanza la tensione sociale sarebbe esplosa, ma qui c'è chi fa finta di non capirlo». Sulla sua linea anche il Pd Andrea Orlando: «Questa è una decisione dovuta. Altra cosa è discutere dell'opportunità di modificare il reddito per trasformarlo da mero strumento contro la povertà a incentivo al lavoro».
Serafico, Draghi chiude la discussione su queste parole. «Di come modificare la misura discuteremo la prossima settimana, quando ci sarà da mettere a punto la legge di Bilancio». I Cinque Stelle sanno di non poter difendere la misura così com' è, ed hanno già puntato il dito su Maria Stella Gelmini, che come ministro delle Regioni ha il compito per nulla semplice di discuterne con i governatori: senza di loro, qualunque riforma delle agenzie pubbliche del lavoro è impossibile.
Ma per ammansire Lega, Forza Italia e Italia Viva Draghi dovrà fare di più. La sua proposta - già abbozzata nelle discussioni con i tecnici - sarà quella di introdurre un décalage del sussidio, tenuto conto delle condizioni reddituali. Da strumento indistinto per poveri e non, a mezzo per dar sostegno a chi è in cerca di lavoro. Draghi dovrà accontentare pasdaran e abolizionisti, e allo stesso tempo ridisegnare un sistema malamente sovrapposto ad una rete di protezione sociale già complessa e poco coerente.
Qui c'è da tenere conto anche di venti Regioni, in alcune delle quali il sistema funziona, e in altre no. Subito dopo i ballottaggi di domani e lunedì - probabilmente martedì - il governo spedirà a Bruxelles il "Draft budgetary plan", una sorta di descrizione in numeri della legge di Bilancio. Il tempo per trovare un'intesa più specifica non sarà molto di più, entro la fine della settimana.
Il termine per la presentazione della Finanziaria agli uffici della Commissione europea è il 20 ottobre, a meno che la maggioranza non decida di attendere ancora rinviando la decisione al dibattito parlamentare. Il premier ha detto più volte pubblicamente - e lo ha ribadito anche ieri a Salvini - di non essere contrario allo strumento in sé. L'obiezione di Patuanelli a Giorgetti per lui è corretta. Più o meno lo stesso approccio che lo ha convinto alla linea dura sul passaporto verde. Se non fosse stato introdotto - questo il ragionamento del premier - non avremmo mai raggiunto un numero così alto di italiani vaccinati. E se a Trieste protestano, pazienza. La politica è fatta anche di decisioni impopolari.