1. NON SE L’ASPETTAVA PROPRIO UN’OPPOSIZIONE COSÌ NETTA E VIRULENTA: DOPO L’ANNUNCIO DEL BLOCCO DEGLI STIPENDI DEGLI STATALI, RENZI SI RITROVA TRA LE MANI LA PATATA BOLLENTE DELLA MINACCIA DI UNO SCIOPERO MAI VISTO: POLIZIA E CARABINIERI 2. NON CHE L’IDEA DI UNO SCONTRO RUSTICANO CON UNA QUALCHE CATEGORIA NON SOLLETICHI RENZIE, SEMPRE BISOGNOSO DI UN NEMICO PER CONDURRE LE SUE “STORICHE” BATTAGLIE. SOLO CHE NON SONO MILITARI E POLIZIOTTI QUELLI A CUI PENSAVA IL PREMIER 3. NEI SUOI PROGETTI C’È LO SCONTRO, PRIMA O POI, CON CGIL, CISL E UIL, CONVINTO CHE LA GENTE NON SOLIDARIZZA CON CHI HA IL POSTO FISSO E GODE DI UNA FAMA FANCAZZISTA 4. IL PREMIER TIENE IL PUNTO, BUTTA LÌ CHE “CINQUE FORZE DI POLIZIA SONO TROPPE”, MA INTANTO APRE AL CONFRONTO E FARÀ DI TUTTO PER EVITARE LO SCIOPERO. SARÀ UN BUON BANCO DI PROVA PER CAPIRE CON QUALE GRINTA AFFRONTA IL SUO AUTUNNO CALDO, NEL CORSO DEL QUALE SARÀ CHIAMATO A SCELTE IMPOPOLARI SUL FRONTE DEL LAVORO


Colin Ward (Special Guest: Pippo il Patriota)

 

1. OPPOSIZIONE IN DIVISA

matteo renzi

Non se l’aspettava proprio un’opposizione così netta e virulenta da parte delle forze dell’ordine e dei militari. Matteo Renzi, dopo l’annuncio del blocco degli stipendi degli statali, si ritrova tra le mani la patata bollente della minaccia di uno sciopero mai visto: polizia e carabinieri che incrociano le braccia contro il governo. Tutti a piedi e senza scorta, tra l’altro.  

 

Non che l’idea di uno scontro rusticano con una qualche categoria non solletichi Renzie, sempre bisognoso di un nemico per condurre le sue “storiche” battaglie. Solo che non sono militari e poliziotti quelli a cui pensava il premier. Nei suoi progetti c’è lo scontro, prima o poi, con Cgil, Cisl e Uil, nella convinzione che la gente non ne possa più dei vecchi sindacati tradizionali. E quando ha deciso il blocco degli stipendi pubblici ha probabilmente pensato che il resto della nazione non solidarizza con chi ha comunque il posto assicurato e gode di una generica fama di fannulloneria.

 

polizia carabinieri

Ma la protesta dei poliziotti è un contropiede pericoloso, per Renzie, perché milioni di italiani sono probabilmente pronti a condividere la battaglia di chi “rischia la vita per 1.400 euro al mese”. Il premier tiene il punto, butta lì che “cinque forze di polizia sono troppe”, ma intanto apre al confronto e farà di tutto per evitare lo sciopero. Sarà un buon banco di prova per capire con quale grinta affronta il suo autunno caldo, nel corso del quale sarà chiamato a scelte impopolari sul fronte del lavoro.

 

 

2. DRAGO DRAGHI E LA DROGA MONETARIA

polizia carabinieri

Dunque la Bce di Mario Draghi ha abbassato i tassi addirittura allo 0,05% e ha deciso di anticipare a ottobre le cartolarizzazioni per finanziare le imprese. Ma non è stata una scelta facile, anche se è stata applaudita dai mercati, come spiega il Corriere: “Quel voto non unanime, il freno della Bundesbank.

 

Tedeschi d’accordo sulle priorità, scettici sulle misure. La formula di compromesso per evitare la spaccatura nella Banca centrale. Nel consiglio direttivo i dubbi del tedesco Weidmann”. Quello che cambia per l’Italia lo riassume un pezzo di Mario Sensini: “Alle banche italiane 75 miliardi, una spinta dell’1% sul Pil. Gli istituti potrebbero chiedere all’Eurotower 200 miliardi in due anni. Le penalità per chi non presterà alle aziende” (Corriere, p. 3).

 

MARIO DRAGHI

Non è comunque una passeggiata per l’Italia, come racconta Federico Fubini su Repubblica: “Ipoteca Eurotower sui piani di Renzi. Con la Ue non basteranno le promesse”. Il punto è sempre lo stesso: la presentazione a ottobre di una vera riforma del lavoro (pp. 2-3). Secondo il Foglio, cambia anche la figura di Draghi: “Draghi banchiere del new deal. Fa lo statista e inizia con i tassi a zero. ‘Il costo di riforme impopolari è nulla a confronto con i costi della non crescita” (p. 1). Riforme impopolari, siamo sempre qui.

 

 

3. POLIZIOTTI IN PIAZZA?

SIGMAR GABRIEL E ANGELA MERKEL

Dunque le forze dell’ordine minacciano lo sciopero e chiedono le dimissioni di ministri e vertici militari. La reazione di Renzie è alla Renzie: “Discutiamo, ma di tutto. Cinque corpi di polizia sono troppi. ‘Li riceverò personalmente, però non accetto ricatti’. Ai suoi spiega: ingiusto fare così per un aumento in un momento del genere. Il capo dell’esecutivo: era già tutto previsto nel Def, non stiamo toccando la retribuzione né il posto di lavoro a nessuno” (Corriere, p. 9).

 

Ma i giornali danno molto spazio alle ragioni dei poliziotti: “Ormai lo Stato ci ha abbandonati’. La rabbia per le promesse ricevute. Poliziotti e carabinieri: paghe ferme già da quattro anni. I problemi per gli straordinari limitati e le promozioni senza scatti” (Corriere, p. 8). Repubblica raccoglie parecchi sfoghi: “Rischiamo la vita per 1.400 euro al mese, ora basta con le umiliazioni”.

Alberto Bombassei

 

“A Milano un agente separato e con figli si è trovato costretto a dormire in macchina”. “Sono stato promosso ispettore superiore. Mi hanno rapinato 200 euro al mese su 1.800”. “Dal 2010 a oggi al comparto sicurezza sono stati tagliati 5 miliardi: più di tre per i nostri stipendi” (pp. 14-15). Il Messaggero ricorda una cosa molto semplice: ai militari l’astensione dal lavoro è proibita:rischiano il processo. Possono al massimo bloccare gli straordinari (p. 5).

 

 

4. PITTIBIMBO E I POTERI MARCI

Inizia il pomposo Forum di Cernobbio e il Corriere scodella una paginazza dedicata a un libro che lo celebra, ricordando tutti i personaggi famosi che ci sono andati (p. 13). Un modo elegante per mandare a dire al premier che ha fatto un errore a schifare l’edizione di quest’anno.

 

GIANROBERTO CASALEGGIO E ELENA SABINA DEL MONEGO

Ma il risentimento dei poteri marci trova un portavoce in Alberto Bombassei, gran capo della Brembo ed ex vicepresidente della Confindustria, che a Repubblica dice: “Renzi ora esagera: rinuncia a Cernobbio e a capire i problemi di chi crea lavoro. Qui ci si trova tra imprenditori che indossano le tute blu come i loro dipendenti” (p. 17). In realtà a Cernobbio c’è molto di più. Ci sono anche banchieri, finanzieri ed economisti sopraffini.

Certo che non capita tutti i giorni di vedere un premier sgridato da Corriere e Repubblica.

 

La Stampa fa giustamente notare una piccola singolarità: “Le due strategie degli anticasta. Renzi snobba, Casaleggio si “mischia”. Secondo no del premier a Cernobbio. Il guru insieme ai “banchieri massoni” (p. 11). Travaglio invece dà un piccolo dispiacere al premier e scrive: “Il virus dell’annuncite. I sei mesi di Renzi: tanto fumo e poco arrosto. Dalle lettere a Saviano alle promesse sugli F35:visti gli obiettivi fissati il premier avrebbe già dovuto riformare la giustizia e il fisco e pagare tutti i debiti della Pa” (pp. 2-3). Ecco perché non va a Cernobbio: non vuol rischiare di fare nuovi annunci.

Giorgio Napolitano

 

 

5. SILENZIO, È TORNATO RE GIORGIO

Si ritorna ad armeggiare intorno all’Italicum e dal Colle più alto piovono “consigli”. Lo racconta un retroscena della Stampa: “Legge elettorale, i paletti di Napolitano su sbarramento e premio di maggioranza. Il ministro Boschi sale al Quirinale. L’obiettivo del premier è chiudere entro Natale.

 

Il premier incontrerà di nuovo Berlusconi a metà settembre. Forza Italia non dovrebbe opporsi a portare lo sbarramento sotto il 4,5 per cento” (p. 10). Il capo dello Stato sarebbe a favore di un innalzamento della soglia di maggioranza, meglio calibrata con il premio di governabilità, e a una riduzione dei tetti di sbarramento per i partiti minori. Adesso tocca a Pittibimbo strappare il consenso del Cavaliere.

PIERLUIGI BERSANI

 

 

6. LA BELLA POLITICA

Nel partito del premier regna il caos e le opposizioni a Renzi si stanno riorganizzando: “Nel Pd la tregua è finita. La sfida dei dissidenti parte dal no all’austerity. Bersani: segretario-premier è un problema. Al via la raccolta di firme per il referendum contro il Fiscal compact. Fassina: sarà durissima” (Corriere, p. 10). Sul Corriere, un’agenda impegnativa: “Lavoro, tagli e Italicum. Sfida della minoranza Pd. ‘Renzi dovrà ascoltarci’. Bersani: discutere nel partito anche se governiamo. No al superamento dell’articolo 18: ‘Roba di destra’” (p. 18).

 

 

toto riina

7. UN BOSS ALLO SPECCHIO

Nuova puntata del Riina-pensiero e questa volta siamo di fronte a un mezzo colpo di scena, come racconta il Corriere: “E Riina scomunicò l’erede che si dedica solo agli affari. Il boss in cella: Messina Denaro non combatte lo Stato. La delusione: ‘Era uno dritto, l’unico ragazzo che poteva fare qualcosa ma non ha fatto niente. Io penso che se ne sia andato all’estero’. I giudizi intercettati del capo mafioso sul padrino latitante potrebbero essere un messaggio lanciato all’interno di Cosa nostra” (p. 24).

matteo messina denaro

 

 

8. LINGOTTI IN FUGA

Va in porto con qualche affanno la fusione Fiat-Chrysler e il Corriere tira un sospiro di sollievo: “Sì dei soci, Fiat-Chrysler a metà ottobre. I recessi restano sotto la soglia limite dei 500 milioni, la fusione va avanti. Titoli in rialzo in Borsa, più 1,39%. Sala anche la cassaforte Exor (+3%).

 

Ultima tappa la quotazione al Nyse. Dopo l’alleanza Torino-Detroit, Fca diventa il settimo gruppo automobilistico mondiale, con 4,7 milioni di auto vendute e l’obiettivo di arrivare a 7 milioni scalando un’altra posizione nella classifica” (p. 45). Repubblica nota che la fusione “è salva per un soffio: recessi a quota 463 milioni” (p. 26).  

 

SERGIO MARCHIONNE

Il Giornale guarda anche in casa Ferrari e scrive: “Fiat, un mese alla fusione con Chrysler. Nel caso di addio di Montezemolo alla Ferrari spunta l’ipotesi del doppio incarico all’ad Felisa. Voci sempre più forti di dimissioni per il numero uno del Cavallino” (p. 22). Il tempo di planare su una poltrona araba in Alitalia e Bellicapelli toglierà il disturbo.

Luca Cordero di Montezemolo