NON È UN VACCINO PER VECCHI - COSA POTEVA ANDARE ANCORA STORTO CON ASTRAZENECA, OLTRE AL RITARDO DELL’APPROVAZIONE DA PARTE DELL'EMA? CHE ALLA FINE L’OK POTREBBE ARRIVARE MA CON LIMITAZIONI SULL'ETÀ, RENDENDO IL VACCINO UTILIZZABILE SOLO AL DI SOTTO DEI 55 ANNI, LA FASCIA IN CUI È STATA RISCONTRATA LA MAGGIORE EFFICACIA. E PER IL GOVERNO, CHE NE HA PRENOTATO 16 MILIONI DI DOSI, SAREBBE UN BEL CASINO...
-Niccolò Carratelli per ''La Stampa''
Le ultime parole famose. Quelle del ministro della Salute, Roberto Speranza, l'altro ieri sul nostro giornale: «Se arriva subito al traguardo anche AstraZeneca - aveva spiegato - entro il primo trimestre si aggiungeranno 16 milioni di dosi e già dal primo aprile potremmo avere 13 milioni di vaccinati».
Rischia seriamente di non andare così, se davvero passerà un altro mese prima che il vaccino sviluppato dall'università di Oxford, in collaborazione con la società Irbm di Pomezia, venga approvato dall'Agenzia europea per i medicinali.
Dal ministero della Salute predicano calma: «Aspettiamo, vediamo cosa succede nei prossimi giorni - è l'invito - se ora per AstraZeneca arriva l'ok dell'autorità britannica e subito dopo di quella canadese, potrebbero crearsi condizioni favorevoli per un via libera più rapido anche da parte dell'Ema. Ricordiamoci com'è andata con il vaccino Pfizer, autorizzato in anticipo».
Ottimismo che va di pari passo con il piano B annunciato dalla Commissione europea: «Dei 100 milioni di dosi aggiuntive Pfizer comprate da Bruxelles, 13 e mezzo arriveranno in Italia - spiegano dallo staff di Speranza - andando a compensare in buona parte l'eventuale ritardo di AstraZeneca. E ci sarà un ulteriore rifornimento anche del vaccino di Moderna, che dovrebbe ricevere l'autorizzazione dell'Ema il 6 gennaio».
La preoccupazione
Dobbiamo affidarci a questi numeri e a questi contratti europei, perché l'Italia non ha un asso nella manica autonomo. Non ha, cioè, accordi separati per l'acquisto dei vaccini, come quello (non confermato ufficialmente) tra il governo tedesco e la BioNTech, che dovrebbe garantire alla Germania altre 30 milioni di dosi dell'unico siero finora approvato a livello europeo, prodotto dall'azienda con sede a Magonza insieme all'americana Pfizer.
Nonostante l'attuale incertezza sulle forniture, il Commissario per l'emergenza Covid, Domenico Arcuri, si mostra fiducioso: «L'annuncio di Ursula von der Leyen ci fa guardare con più serenità all'attuazione del nostro piano vaccinale - dice a La Stampa - anche in presenza di un ritardo delle dosi di AstraZeneca, per le quali si potrebbero profilare tempi più lunghi del previsto».
In realtà, dalla struttura commissariale fanno filtrare una certa preoccupazione, non solo per i probabili ritardi, ma anche per il rischio che il via libera dell'Ema ad AstraZeneca arrivi alla fine con alcune limitazioni, per esempio sul fronte dell'età, rendendolo utilizzabile solo al di sotto dei 55 anni, cioè per la fascia anagrafica in cui è stata riscontrata la maggiore efficacia.
Con i suoi collaboratori il commissario Arcuri ha ragionato sulle fasi della distribuzione, sottolineando margini di manovra comunque favorevoli: se anche il disco verde dell'Ema arrivasse a febbraio, saremmo ugualmente nei tempi previsti, con la fornitura entro fine marzo. Per il semplice fatto che, a quel punto, giocheremmo in casa.
Al Commissario, infatti, risulta che i vaccini AstraZeneca siano già pronti nell'impianto di Anagni e potrebbero arrivare molto velocemente all'aeroporto di Pratica di Mare, per far scattare la distribuzione.
L’autorizzazione
Il dramma sarebbe un stop prolungato o un (improbabile) no secco all'autorizzazione, perché «avremmo 40 milioni di vaccini in meno e dovremmo correre ai ripari per rimpiazzarli, cosa non semplice nel breve periodo».
L'azienda britannica, tra l'altro, è stata la prima a firmare un contratto con la Commissione Ue, per un totale di 300 milioni di dosi, con un'opzione per ulteriori 100 milioni. Questi ultimi, alla luce dei ritardi, rischiano di sfumare, sostituiti dai 100 milioni in più che Bruxelles ha appena ordinato a Pfizer.
Impossibile non considerare le enormi ripercussioni economiche legate all'arrivo sul mercato con un mese di ritardo. Lo sanno bene all'Agenzia europea, obbligata a restare sempre al di sopra delle parti: «Non ha il potere di alterare i tempi e di dare un vantaggio competitivo a una azienda rispetto a un'altra - spiega l'ex direttore esecutivo dell'Ema Guido Rasi - anche per questo pubblica online le date di presentazione delle richieste di autorizzazione dei vaccini».
La domanda di AstraZeneca sembra sempre sul punto di arrivare e poi non arriva. È stata annunciata più volte, l'ultima a inizio dicembre, senza nessun seguito concreto. Del resto, aggiunge Rasi, «una multinazionale, come Pfizer o Moderna, si muove più rapidamente rispetto a una alleanza che va da Oxford a Pomezia, con diversi interlocutori che devono comunicare e confrontarsi». Ma in ballo ci sono milioni. Di dosi e di euro.