LA NOVARA CHE CONTA - TEGOLA SUI LEGAIOLI: ESPONENTI DEL CARROCCIO COINVOLTI NELL’INCHIESTA FINMECCANICA? - IMBARAZZATO SILENZIO FINO ALLA DICHIARAZIONE DI MARONI: “SI TENTA DI CONDIZIONARE IL VOTO CON FALSITA’ E INSINUAZIONI” - DIETRO LE QUINTE LA “NOVARA CHE CONTAVA” DEI CAPETTI LEGAIOLI E’ ANDATA IN PEZZI - L’ASSE DI FERRO COTA-GIORDANO E’ DURATO FINO AL 2011, POI LA FAIDA INTERNA PER LE COMUNALI…


Beppe Minello per "La Stampa"

ROBERTO MARONI

L' imbarazzo è durato il breve spazio di un mattino. Rinviata la conferenza stampa nel centralissimo Hotel Cavour del governatore Roberto Cota e del presidente della Provincia Diego Sozzani, pidiellino convertitosi sulla strada della Macroregione, e tutti di corsa nella sede leghista di viale Dante. Un conciliabolo lontano da occhi e orecchi indiscreti per capire come affrontare la bufera e poi via a lavorare, giudicato il modo migliore per reagire «ché c'è la campagna elettorale da chiudere e 120 gazebo in 88 comuni del Novarese da seguire» dice Luca Bona, vicepresidente della Provincia ma soprattutto coordinatore dei leghisti dalle parti di San Gaudenzio.

Roberto Maroni

Bisogna attendere le 14,30 per conoscere il pensiero del gran capo Maroni: «Si tenta di condizionare il voto con falsità e insinuazioni su me e la Lega: questo non è giornalismo ma terrorismo». Il riferimento è agli articoli di giornale che denunciano il coinvolgimento di leghisti nell'inchiesta Finmeccanica, ma in qualche modo è una risposta anche al caso della fatal Novara: ci sono punti di contatto come Beppe Cortese, l'ex-capo della segreteria del governatore Cota, coinvolto in entrambe le vicende. Solo il capogruppo leghista in Regione, Mario Carossa, si sbilancia per dire alle agenzie che ha «qualche perplessità sulla tempistica degli avvenimenti». «Ma crede possibile - s'interroga interpellato dal cronista - che sarebbe cambiato qualcosa se le perquisizioni fossero state fatte fra qualche giorno?».

ROBERTO COTA

A Novara, roccaforte del leghismo piemontese insieme con Cuneo e il vicino Verbano, impazza invece la dietrologia. E a ragione, perché Massimo Giordano, l'assessore regionale allo Sviluppo, attorno al quale ruota l'inchiesta del procuratore Francesco Saluzzo, in pole position per andare a guidare quella di Torino, è stato sindaco di Novara per dieci anni ed era ed è figura di riferimento di quelli che vengono definiti «poteri forti», sia pur dalle parti del Ticino.

Ecco, è a quel decennio che bisogna andare per delineare almeno un po' lo scenario nel quale si sono sviluppate e incancrenite le vicende oggi oggetto dell'inchiesta penale. Un decennio perfetto per la sempre più numerosa famiglia leghista che oggi raccoglie tra il 15 e il 20 per cento dei consensi, terzo partito dopo Pdl e Pd.

SEDE FINMECCANICA

Un decennio nel quale i dioscuri leghisti, Cota e Giordano, andavano d'amore d'accordo. Il primo seduto sulla poltrona più alta di Palazzo Cabrino, il Comune, il secondo a Roma, capogruppo della Lega. E da Palazzo Cabrino, a sentire i detrattori, il buon Giordano faceva e disfaceva. E anche con una certa arroganza. Si dice che l'inchiesta sia nata attorno al centralissimo Bar Coccia, annesso all'omonimo teatro, di proprietà comunale e affidato in gestione, almeno per un certo periodo, «gratis» et amore dei al fiorentino Mario Berti, ovviamente indagato.

Beh, è illuminante la fanfaronata dei più illustri frequentatori del bar - Giordano in testa - di esibire una maglietta con la sigla «N.C.C.», cioè «Novara che conta». La risposta, forse, ai maligni novaresi che definivano gli habituée del Coccia: «La Novara "che" beve». Arroganza che ben si confà alle ipotesi di reato di favori e controfavori tra i frequentatori del bar, imprenditori e professionisti, e l'allora sindaco Giordano.

Il cui iddilio con Cota finì intorno al 2011. Conquistata insieme la Regione nel 2010, l'anno dopo, in occasione della battaglia per riconquistare il Comune di Novara, la coppia scoppiò. Giordano avrebbe voluto perpetuare il suo dominio - e a voler essere maligni si capisce anche il perché - candidando il fido Beppe Cortese mentre Cota si oppose. I leghisti si presentarono al voto con Mauro Franzinelli ma le divisioni del Carroccio favorirono il centrosinistra che da allora comanda a Palazzo Cabrino con il renziano Andrea Ballarè.

FINMECCANICA

Ora, mentre i pettegoli fanno battute del tipo: «Ueh, ma qui siamo dalle parti di Batman-Fiorito e del Celeste», i leghisti doc negano che ci siano mai state divisioni e scontri fratricidi. «Ballarè ricorda Bona - ha vinto perché forse, dopo dieci anni di governo, ci eravamo un po' seduti». «Sono assolutamente d'accordo con Cota che ha respinto le dimissioni di Giordano: quale miglior smentita di certe ricostruzioni infamanti?» dice Giancarlo Locarni, capogruppo leghista in Consiglio provinciale. Sarà.

Ma anche l'ultimo affaire attribuito dalla Procura a Giordano e ai suoi sodali, quello cioè della cordata di imprenditori «invitati» a sostenere l'avventura editoriale del quotidiano «Il Nord Ovest», porta acqua al mulino della polemica visto che uno degli argomenti preferiti dal quotidiano è una puntuta critica alla peraltro sanguinosa riforma sanitaria varata dalla giunta Cota e portata avanti dall'assessore Monferino.