A NULLO AMATO – DOPO L’ATTACCO DELLA DUCETTA IN CONFERENZA STAMPA, GIULIANO AMATO LASCIA LA GUIDA DEL GRUPPO DI STUDIO SULL’IMPATTO DELL'INTELLIGENZA ARTIFICIALE SULL'INFORMAZIONE: “È UNA COMMISSIONE DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO, E VISTO CHE LA NOMINA NON È UN’INIZIATIVA DELLA PRESIDENTE, LASCIO” (ALTRO SCHIAFFO A FORZA ITALIA: LA SCELTA DI AMATO FU DI GIANNI LETTA, VIA BARACHINI) – LA BATTUTA PERFIDA: “PECCATO, CI PERDONO QUALCOSA, MA A ME SEMPLIFICHERÀ LA VITA…” - VIDEO

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Estratto dell’articolo di Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera”

 

GIULIANO AMATO

Giuliano Amato toglie il disturbo. L’ex presidente della Corte costituzionale non ha seguito in diretta la conferenza stampa di Giorgia Meloni, ma appena gli vengono lette le parole della premier sull’opportunità di lasciarlo alla guida della cosidetta Commissione algoritmi — «credo si sappia che non sia una mia iniziativa » — non ha esitazioni: «È una commissione della presidenza del Consiglio, e visto che la mia nomina non risulta essere un’iniziativa della presidente del Consiglio lascio senz’altro l’incarico». Poi aggiunge una battuta, ridendo: «Peccato, ci perdono qualcosa... Ma a me semplificherà la vita».

 

giorgia meloni conferenza stampa di fine anno 2

Tuttavia la premier non si è limitata a ribadire «l’irritazione» fatta trapelare a fine ottobre, quando il sottosegretario a Palazzo Chigi Alberto Barachini (di Forza Italia) annunciò che Amato avrebbe presieduto il gruppo di studio sull’impatto dell’intelligenza artificiale su informazione e editoria: lei non ne sapeva niente, fece sapere, e così il sottosegretario plenipotenziario Alfredo Mantovano; Barachini si scusò per aver provocato un «disguido di comunicazione» che non c’entrava con la persona scelta, e il problema sembrava superato.

 

alberto barachini giorgia meloni

Invece evidentemente no. E Meloni ha colto l’occasione […] per aggiungere: «Sono rimasta particolarmente basita delle dichiarazioni del professor Amato sul tema della Corte costituzionale».

 

Di lì un lungo atto d’accusa contro chi ritiene che «siccome entro il 2024 il Parlamento che oggi ha una maggioranza di centrodestra deve nominare quattro giudici della Consulta, ci sarebbe il rischio di una deriva autoritaria.

 

Io penso semmai che sia una deriva autoritaria considerare che chi vince le elezioni, se non è di sinistra non abbia gli stessi diritti degli altri. Nella mia idea di democrazia questo non esiste, e il mondo nel quale la sinistra ha più diritti degli altri, per quanto mi riguarda, è fi-ni-to», ha scandito la premier.

 

giuliano amato al copasir 1

Amato ascolta, e dopo alcuni secondi di silenzio ribatte: «Ma io non ho assolutamente parlato dell’elezione dei giudici della Corte.

 

Ho evidenziato un altro problema, come sa chi ha letto davvero l’intervista. Ho parlato dell’accoglienza delle decisioni della Corte, chiunque l’abbia eletta, e ad oggi in Italia non è mai stata la presidente del Consiglio a porre questa questione. Hanno cominciato altri esponenti della sua maggioranza, ma non lei».

 

il servizio di report su maurizio gasparri 3

In effetti l’ex numero 1 della Consulta (nonché ex premier ed ex ministro) aveva sottolineato il rischio che le Corti costituzionali vengano percepite e additate come «nemiche della collettività» e dei governi facendo l’esempio della Polonia, dove l’esecutivo ha addirittura impedito la pubblicazione di una sentenza «con l’effetto di paralizzarla».

 

E adesso precisa: «Ho pure detto che da noi quello che è accaduto lì ora è inconcepibile; certo potrebbe accadere perché non c’è nulla che lo impedisca, ma ora è ritenuto inconcepibile».

 

 

giuliano amato e gianni letta

In ogni caso, niente che abbia a che vedere con la composizione della Consulta e la quota di giudici eletti dal Parlamento. Piuttosto c’entrano, con le preoccupazioni di Amato su «un attacco che è già cominciato», certi giudizi espressi in passato dall’attuale vicepremier Matteo Salvini su alcune pronunce della Corte poco gradite; e più di recente del presidente dei senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri.

 

Il quale, forse non a caso, ha esternato il suo «sincero plauso per quanto ha detto la presidente del Consiglio Meloni  […]».

 

Amato non replica, se non con l’annuncio che l’ultimo incarico ricevuto terminerà anzitempo. Non per le parole di Gasparri, ma per quelle della premier che ha di fatto sconfessato la sua nomina. […]

meloni mantovano