NUOVA TEGOLA PER SINISCALCO - DOPO IL CAOS ASSOGESTIONI, DA CUI SI E' DOVUTO DIMETTERE, L'EX MINISTRO DEL GOVERNO BERLUSCONI E' ACCUSATO DALLA CORTE DEI CONTI DI AVERE REGALATO 71 MILIONI ALLE BANCHE SOCIE DEL CREDITO SPORTIVO (LE SOLITE NOTE UNICREDIT, INTESA, MPS ECC)
Da "la Repubblica"
Domenico Siniscalco, ex ministro del Tesoro del governo Berlusconi (tra il 2004 e il 2005) e a dicembre scorso dimessosi da presidente di Assogestioni (dove era approdato grazie a un accordo tra Unicredit e Intesa) per un caso di conflitto di interesse, incappa in un'altra vicenda controversa. La storia riguarda il Credito Sportivo: il pubblico ministero della Corte dei Conti, Ugo Montella, ha accusato l'ex ministro di danno erariale poichè fece «una regalia alle banche» socie del Credito Sportivo, in primis Unicredit, Intesa Sanpaolo, Mps ma anche Bnl, Dexia, Banco di Sardegna e pure Generali.
Queste hanno potuto incassare lauti dividendi grazie alla modifica dello statuto della banca pubblica effettuata quando Siniscalco era ministro, che avrebbe squilibrato le posizioni degli azionisti a danno di quelli pubblici. La procura ha quantificato in 71 milioni le cedole incassate dalle banche in quegli anni e da imputare a Siniscalco in quanto ebbe «la responsabilità della scelta» finale sulla direttiva alla base dello statuto 2005, poi cancellato dal governo Letta.
Per i difensori del banchiere, invece, non ci fu danno perché l'ex ministro non aveva competenza su quell'atto ma solo una responsabilità politica. L'intervento della Corte dei Conti è stato sollecitato dai commissari straordinari inviati da Banca d'Italia nel Credito Sportivo che due anni fa «scoprirono una distribuzione di utili spaventosa» alle banche che si sono viste rigettare dal Tar del Lazio il ricorso contro l'annullamento dello statuto.
«Senza quell'annullamento retroattivo - ha aggiunto Montella - oggi le banche avrebbero potuto avanzare pretese sui 700 milioni di riserve dell'istituto». I legali di Siniscalco aggiungono però che il ministero concertante di quell'atto all'epoca era quello del Beni Culturali guidato da Giuliano Urbani e che l'ex ministro si oppose alla completa pubblicizzazione del Credito Sportivo proposta dal Mibac che avrebbe consegnato alle banche centinaia di milioni.