LA NUOVA VITA DI GIAMPI – NIENTE PIU’ FESTE ELEGANTI, TARANTINI SCONTA LA ''PENA'' A 3 ANNI E 6 MESI PER BANCAROTTA FRAUDOLENTA SPAPARANZATO FRA I PARIOLI E CORTINA D’AMPEZZO: AI LAVORI SOCIALI IN UNA PARROCCHIA DI ROMA NORD E NEI NEGOZI DELLA NUOVA MOGLIE – IL SUO NUOVO AMICO DEL CUORE E’ STEFANO RICUCCI (DIO LI FA E POI LI ACCOPPIA)
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Carlo Bonini e Giuliano Foschini per la Repubblica
Dimenticate le cene con Berlusconi, ora Gianpi è ai servizi sociali a Cortina. A Bari, oggi, è attesa una sentenza "minore", che ci ricorderà che c' erano una volta Silvio Berlusconi e Gianpaolo Tarantini, "Gianpi". Il Presidente del Consiglio e il suo lenone barese. E c' erano una volta le cene a Palazzo Grazioli con le ragazze della scuderia e il lettone di Putin.
Sembrava dovesse essere la fine di un Mondo, di un Sistema. E invece le acque si sono richiuse. Sono volati gli stracci. Silvio Berlusconi è tornato. Gianpaolo Tarantini va a letto presto la sera. E sconta la sua "pena" tra Roma e Cortina. Le ragazze, a modo loro, si sono rifatte una vita. La giustizia penale è malinconicamente affondata nel pantano delle prescrizioni. A vederlo oggi, diresti che lui, Gianpi, 42 anni compiuti in aprile, non sia cambiato. Sicuramente nell' aspetto. Ma, forse, neppure nella testa. Sconta una condanna definitiva a tre anni e tre mesi.
Non per droga. Non per sfruttamento della prostituzione. Ma per la bancarotta fraudolenta della Tecnohospital, una delle società di quel gruppo di imprese del settore dei prodotti sanitari da 200 milioni di fatturato che avevano fatto diventare "Gianpi" quello che era. A Bari, in Sardegna, a Roma. E che il terremoto avrebbe travolto. Sconta la condanna non in una cella, ma a Roma nord. Nella morbidezza di un contesto alto borghese (sia pure nella sua declinazione romana) in cui nuota come un pesce nell' acqua e da cui non si è mai separato.
Dividendosi tra una parrocchia nel quartiere Parioli, la chiesa sant' Eugenio, dove un giorno a settimana (il mercoledì) dà una mano ai senzatetto, e un negozio di abbigliamento di marca per bambini, "American Industries", in via degli Orti della Farnesina, dove segue un disabile mentale nel suo programma di riabilitazione al lavoro. Salvo affacciarsi, in stagione estiva o invernale, nella succursale che quel negozio ha nel cuore di Cortina d' Ampezzo, in piazzetta della Posta.
Date le premesse, proprio male non gli va. Merito di una certa fantasia nel ritagliarsi un «affidamento in prova ai servizi sociali» su misura. Merito della nuova compagna da cui ha avuto un nuovo figlio, Allegra Zingone, erede di un' importante famiglia di imprenditori del tessile, e che del negozio in cui "Gianpi" sconta la sua pena è la proprietaria. La Procura generale di Bari si era opposta a questo esito che, di afflittivo, per Gianpi sembra avere un solo obbligo: rincasare ogni giorno non oltre le 20, costringendolo a una moderazione notturna che non è nel Dna dell' uomo.
Prova ne sia che per un po', prima della passione per il tessile, Gianpi si era diviso tra il lavoro di "personal assistant" di un capriccioso sceicco del Dubai («Oggi avrei voglia di una cena a Parigi», «Tra due ore vorrei fare shopping a Londra», racconta un amico di Tarantini che fossero le richieste) e le rimpatriate notturne con il nuovo grande amico romano, Stefano Ricucci.
Per carità, sarebbe potuta finire diversamente. Precedenti penali (una condanna sospesa per millantato credito e corruzione) e antichi «contatti» con capibastone della criminalità organizzata barese - aveva argomentato la Procura generale di Bari - avrebbero sconsigliato l' affidamento in prova ai servizi sociali. Ma il tribunale di sorveglianza, il 13 dicembre 2016, sarebbe stato di parere opposto. Tarantini ha collaborato con la giustizia e merita una chance. Da qui al 2019, Gianpi resterà nel retrobottega di "American Industries", pendolando tra Roma e Cortina, tra lane e cappellini.
«Gianpaolo Tarantini ha collaborato con la giustizia», dunque. Sarà. Perché in realtà anche i sassi, a Bari, sostengono che su come siano andate le cose otto anni fa la sappia lunga, ma l' abbia raccontata corta. Che il segreto diventato assicurazione sulla sua vita sia stato non chiarire sino in fondo i più complicati dei capitoli di quella storia di sex addiction e potere.
Il tragitto della cocaina sull' asse Bari-Sardegna-Roma-Milano e gli appalti che avrebbero dovuto essere il vero trade off per l' organizzazione di quelle magnifiche serate. Per le quali la prima spesa affrontata dal "nostro" erano stati vetri oscurati alle sue auto e una società di consulenza nuova di zecca a Roma. È un fatto - come spiega nel suo studio il brillante avvocato Nicola Quaranta - che la storia processuale di Gianpaolo Tarantini sia diventata in otto anni un sudoku. Dei 9 procedimenti che lo avevano travolto a partire dall' estate del 2009, a sentenza ne sono finiti soltanto due: una condanna a 1 anni e 4 mesi (pena sospesa) per turbativa d' asta nella vicenda che aveva coinvolto l' ex vice presidente regionale del Pd, Sandro Frisullo, e, appunto, la bancarotta che sta scontando tra Roma e Cortina.
Degli altri sette, balla ancora in Cassazione (la decisione è attesa a dicembre) una sentenza di condanna a 1 anno e 8 mesi per lo spaccio di cocaina nell' estate dell' incontro con il Cavaliere. È in Appello, invece, la condanna a 7 anni e dieci mesi per il reclutamento di una dozzina di ragazze per le cene nelle residenze di Berlusconi, dove, però, 14 dei 21 capi di imputazione sono già stati fulminati dalla prescrizione.
Che è poi la stessa fine che rischiano di fare i 5 anni e 7 mesi (a sentenza oggi) chiesti in primo grado per le corruzioni a medici e manager delle Asl pugliesi, ai quali Tarantini vendeva le sue «protesi fetenti». Mentre non si vede ancora la fine, perché è all' inizio, di un secondo processo di corruzione che, a sei anni dalla chiusura delle indagini preliminari, non è ancora a sentenza di primo grado.
Lasciando prevedere, facilmente, che anche qui tornerà utile la prescrizione. Che, del resto, ha già fatto il suo lavoro in un processo a Taranto, sempre per vicende legate alla Sanità, e in quello sui finanziamenti illeciti concessi all' attuale assessore regionale del Pd, Michele Mazzarano. Un capolavoro difensivo. O, forse, e al contrario, un suicidio della giustizia penale.
Che peraltro ha trovato il tempo per archiviare il procedimento che lo vedeva coinvolto con Walter Lavitola e Berlusconi e nel quale Tarantini è passato da indagato a parte offesa. Una capriola che porta la data di chiusura indagini del 2011 e un inizio di processo ancora da fissare (la procura di Bari ha appena chiesto il rinvio a giudizio).
Insomma, per dirla con Massimo D' Alema in quel lontano 2009, quando di cosa bollisse nel pentolone barese nessuno sapeva, «la scossa» chi ha fulminato davvero? Se si resta nei tribunali, di "fulminati" se ne contano sulle dita di una sola mano. Massimiliano Verdoscia e Alessandro Mannarini, i due amici di Gianpi (li chiamavano «i tre moschettieri») che per suo conto compravano coca. Si sono presi 4 anni e 6 mesi. E attendono una sentenza definitiva di Cassazione in dicembre. Verdoscia si è reinventato come rappresentante di vini di un' importante azienda del Nord. Mannarini fa la spola con Milano e dicono passi il tempo a confezionare marmellate della sua bellissima masseria salentina.
E le ragazze? Patrizia D' Addario, Barbara Montereale, Graziana Capone, per esempio? Se chiedi all' avvocato Salvatore Castellaneta, condannato a 11 mesi (pena sospesa) per aver consigliato Gianpaolo Tarantini di imbarcare nella serate a Palazzo Grazioli Graziana Capone, allora sua giovane collaboratrice di studio, da allora in poi la "Angelina Jolie" delle Puglie, ti trovi di fronte a un naufrago.
Che ha pagato per primo e, in proporzione, più di tutti. «Quella storia ha distrutto la mia vita. Non so e non voglio sapere più niente di nessuno. E questo solo per aver presentato una ragazza a Tarantini. Avevo uno studio tra i più grandi di Bari che fatturava 700mila euro l' anno. E ora non arriva a 70. Ho perso incarichi peritali e non siedo più in nessun collegio sindacale. Mi salva la masseria di famiglia. La Capone? L' ho incontrata l' ultima volta nella saletta Freccia Alata dell' Alitalia. Lei mi ha sorriso, io ho evitato lo sguardo. Sapevo fosse finita a Londra».
Graziana Capone sorride anche ora, mentre ordina una mozzarella di bufala ai tavoli di un bistrot del quartiere Prati di Roma. «Avete visto che pancia? Nasce tra tre mesi. E' un maschio. Che dite, lo chiamo Silvio? Sto scherzando...».
( 1. continua)