OBAMA CORRE IN SOCCORSO DI HILLARY CLINTON SPARANDO A ZERO SUL PARRUCCHINO DI TRUMP: “LE SUE POSIZIONI IN POLITICA INTERNAZIONALE POTREBBERO SCATENARE UNA GUERRA E DISTRUGGE IL NOSTRO SISTEMA FINANZIARIO. LA PRESIDENZA AMERICANA NON È UN REALITY TELEVISIVO”


Giuseppe Sarcina per il “Corriere della Sera”

 

OBAMA TRUMP

L'appuntamento con la stampa era fissato per presentare il piano contro evasione fiscale e riciclaggio. Ma la prima domanda è su Donald Trump e Barack Obama non si tira indietro: «I candidati, coloro che raggiungono la nomination devono avere dei requisiti e dei piani plausibili. Questo non è intrattenimento, non è un reality show: stiamo parlando della competizione per la Casa Bianca».

 

obama trump

Domenica scorsa, alla cena con i corrispondenti il presidente degli Stati Uniti aveva già punzecchiato il front runner dei repubblicani, domandandosi per quale motivo non avesse partecipato alla serata: «Peccato, l' altra volta era venuto e ci siamo divertiti molto».

 

Ieri, però, nella «briefing room» della Casa Bianca il tono è decisamente diverso: «Le affermazioni di Trump vanno prese sul serio. Stiamo vivendo tempi difficili e quello del presidente degli Stati Uniti è davvero un lavoro da fare seriamente. Di recente Trump è intervenuto anche su temi di politica internazionale con posizioni che potrebbero scatenare una guerra o destabilizzare i rapporti già complicati con altri Paesi o, infine, distruggere il nostro sistema finanziario».

obama trump

 

Dopodiché Obama chiama in causa i media: «Sono preoccupato di come viene fatta informazione, enfatizzando gli aspetti spettacolari, il circo. Il popolo americano è capace di giudicare bene, ha buoni istinti se viene informato correttamente. E le donne americane decideranno se si sentono a loro agio con le affermazioni di Trump».

 

trump

In maniera esplicita, dunque, il leader del Paese attribuisce al sistema mediatico un ruolo decisivo. Anzi, seguendo il suo ragionamento, si dovrebbe concludere che il largo consenso ottenuto finora dal tycoon newyorkese discenda in gran parte da una cattiva informazione. Giornali e tv avrebbero assecondato l' istrionismo, i numeri da circo, appunto, di Trump anziché sottoporre a giudizio critico le sue dichiarazioni. Nello stesso tempo Obama, sollecitato da un cronista sull' uso di Trump sui social network, ha liquidato la questione: «Non seguo i tweet del signor Trump».

 

donald trump

L' uscita di Obama ha subito innescato un' intensa discussione. La risposta di Trump non tarderà ad arrivare. Intanto si può cominciare a ragionare sui numeri. L' outsider è diventato il padrone, conquistando, finora, 10 milioni e 647 mila voti, partendo da una griglia con 17 concorrenti. Hillary Clinton ha ottenuto 12 milioni e 438 mila voti e Bernie Sanders 9 milioni e 300 mila, ma gareggiando in due.

 

Quanto a Twitter: a fine 2015 Trump era seguito da 5 milioni e 462 mila persone; ieri i follower erano quasi 8 milioni (7,994 milioni per l' esattezza). Un' avanzata tumultuosa spinta dai media? Ieri i giornalisti, specie quelli delle tv, hanno respinto l' addebito di Obama.

 

TRUMP CONTRO OBAMA

Vale allora la pena ripescare in archivio uno studio del Pew Research Center, pubblicato l' 8 luglio 2015 sul New York Times , poche settimane dopo l' annuncio della candidatura di Trump. Ebbene il 62% degli elettori repubblicani e, dato da non sottovalutare, il 32% dei democratici, considerava i migranti «un peso»: predatori di lavoro e di assistenza. Può piacere o non piacere, ma c' erano vistose tracce di «trumpismo» nella società americana, prima ancora che Trump le trasformasse in un movimento politico, come ben sa chi ha seguito, anche solo parzialmente, la sua campagna, dall' Iowa al Nevada, dalla Florida alla Georgia, fino a New York. Qualcosa di difficile da spiegare fino in fondo solo come un prodotto di un' inaccurata informazione.

barack obama e hillary clinton