OBTORTO COLLE - IL NO DI BERLUSCONI AL PROPORZIONALE, SIGLATO IERI NEL VERTICE DI CENTRODESTRA CON SALVINI E MELONI, SPIAZZA LETTA, CALENDA E RENZI CHE SPERAVANO DI TROVARE NEL CAV UNA SPONDA PER CAMBIARE LA LEGGE ELETTORALE - MA STIANO SERENI: IL BANANA ASSECONDA LEGA E FRATELLI D'ITALIA SUL MAGGIORITARIO SOLO PERCHE' CONFIDA NEI LORO VOTI PER IL QUIRINALE - QUANDO CAPIRA' CHE NON C'E' TRIPPA PER GATTI, LI MOLLERA' PER CORRERE VERSO IL "GRANDE CENTRO"
-Carlo Bertini per "la Stampa"
L'ultima frase del comunicato della destra unita scuote come un tuono i partiti: niente legge proporzionale, firmato Berlusconi, Salvini, Meloni. Un concetto che non scalda i cuori dei più, ma che infiamma quelli di chi abita i Palazzi del potere. Sì perché tutti quelli che scommettevano in una modifica della legge attuale (che assegna un terzo dei posti con sfide nei collegi) si sono dovuti ricredere. Berlusconi ha detto a sorpresa no a un sistema tutto proporzionale, che svincola i partiti dall'obbligo di coalizzarsi.
E questo scompagina i giochi di tutti, soprattutto di Giuseppe Conte, Enrico Letta, Carlo Calenda e Matteo Renzi. Un sistema proporzionale, magari con soglia al 5%, consentirebbe a Conte di non legarsi mani e piedi al Pd con candidati unitari nei collegi. A Berlusconi darebbe mani libere per il 2023 e a Letta la leva per tenere il partito compatto senza irritare gli anti-grillini. Renzi e Calenda potrebbero unirsi per giocarsi i loro voti su due tavoli.
Ergo, il refrain nel cortile di Montecitorio è: perché il Cavaliere si è legato mani e piedi ai dioscuri della destra? Dal fronte della sinistra, risposta unanime, sintetizzata da uno dei più influenti ministri dem: «Ma perché spera che loro lo votino per farlo salire al Colle. Poi quando non sarà eletto, li mollerà».
Insomma, tutti concordano: in cambio di una candidatura per il Quirinale, Berlusconi non tradisce gli alleati per votare con i giallorossi una legge proporzionale. Ma nella destra la spiegano così: «Il proporzionale è il caos», dice Salvini, non si sa mai chi vince, come nella prima Repubblica. Salvini in realtà - spiega il costituzionalista Stefano Ceccanti - vorrebbe un sistema proporzionale con premio di maggioranza ai partiti che si coalizzano: ovvero, si corre da soli, ma alla fine si sa chi governa, le alleanze preventive hanno un premio di maggioranza.
Fatto sta, che lo stop dei tre leader di destra al proporzionale puro viene letto come uno stop a Draghi premie dopo il 2023. Una sorta di spinta verso il Quirinale, che cozza però con la paura dei peones di andare alle urne. Prevede il dem Andrea Marcucci: «Eletto il nuovo Presidente della Repubblica, il centrodestra cambierà idea sul proporzionale...».