ODIO MACABRO! NON SOLO AUGURI: SUI SOCIAL SPUNTA ANCHE QUALCHE AUSPICIO DI MORTE PER IL POVERO GENTILONI: “PECCATO, NON HA STIRATO”, “MENOMALE OGNI TANTO ANCHE I RICCHI PIANGONO” - IL RENZIANO ANZALDI: “AGCOM E AUTHORITY VARIE CHE CI STANNO A FARE? SOLO A GRAVARE SUI CONTRIBUENTI? NON RISPONDONO MAI”
Veronica Cursi per www.ilmessaggero.it
Al peggio non c'è mai fine. Il malore del premier Gentiloni scuote il web e sveglia dal torpore i webeti per dirla alla Enrico Mentana. Messaggi di odio sono comparsi sul profilo Facebook del Messaggero pochi minuti dopo la pubblicazione della notizia del malore del premier, ricoverato all'ospedale Gemelli.
Messaggi vergognosi che non si fermano neanche di fronte alla salute delle persone. «Menomale ogni tanto anche i ricchi piangono», scrive Cinzia. «Le macumbe fanno effetto», aggiunge Dario. Gente che non si vergogna di dire, o meglio di scrivere, certe cose con tanto di nome e cognome. Qualcuno gli augura persino la morte: «Peccato, non ha stirato», commenta Luciano. Parole di rabbia, parole stupide di chi ha perso un'occasione per stare zitto. Per fortuna c'è anche chi bacchetta questi idioti del web: «Non si scherza con la salute delle persone, a chi augura la malattia o peggio la morte voglio dire che fate schifo», scrive Giuliana. E aggiunge Ivano: «La salute è sempre un fattore a se, niente a che vedere con gli schieramenti politici».
«Ma è possibile che offendete una persona che sta male??», scrive incredula Mirsada. «E se fosse un vostro fratello?». Daniela: «Certo che la cattiveria e la maleducazione sul web dilaga alla grande....sulla salute si porta rispetto a prescindere ... .che schifo». «Se il web è davvero lo specchio della nostra società sarebbe meglio ci estinguessimo», scrive Sabina. Parole sacrosante.
2 - LA POLITICA E L’ODIO SUI SOCIAL DA FERMARE
Maria Teresa Meli per “Il Corriere della Sera”
Paolo Gentiloni è uomo solido e garbato. E non è certo un premier «divisivo» come il suo predecessore Renzi. Eppure (lo ha denunciato il deputato pd Michele Anzaldi) è bastato che si sentisse male perché la rete si scatenasse contro di lui. C`è stato persino chi ha auspicato che «tirasse le cuoia».
L`hate speech, l`incitamento all`odio, che furoreggia sui social, non è una novità dell`era contemporanea. Una parte del «popolo», qualsiasi fosse la sua nazionalità, ha sempre augurato la «morte» a chi era al potere. Ha applaudito alla gogna e ha inneggiato alla ghigliottina. In tempi più recenti ha gettato le monetine e ha chiamato «radio parolaccia» (iniziativa inaugurata dai radicali) per riversare insulti contro il governante di turno. Ma per la prima volta questi sentimenti di odio vengono avallati, incoraggiati e legittimati dalla politica. Ci sono parlamentari e ci sono leader che sul web parlano con quello stesso identico linguaggio. È questa la vera novità. Ed è questo il vero pericolo.
3 - GENTILONI. MESSAGGI ODIO, SI MUOVE CAPECCHI (AGCOM); ANZALDI: SOLO VIA SOCIAL?
(DIRE) Messaggi di odio a Gentiloni. "Ma quando si muove l'Agcom?". Se lo chiede Michele Anzaldi, deputato del Pd e commissario della vigilanza Rai, oltre che amico di lunga data del presidente del consiglio. Una riflessione che parte da twitter, ma che arriva fino alle Autorita' di garanzia: sil tema dell'hate speech che imperversa in rete, le Authority svolgono fino in fondo il proprio ruolo?
"Messaggi di odio a premier Gentiloni: che ne pensano nuovo capo polizia postale, Agcom e Autorita' Garanti?", chiede su twitter Anzaldi. Interrogativo ripreso, peraltro, da Riccardo Capecchi, gia', direttore generale della presidenza del consiglio con Prodi, e dal primo aprile scorso segretario generale dell'Agcom.
"Una vergogna", twitta Capecchi. Segno che qualcosa si muove in Agcom? "Sarebbe bello se fosse cosi', ma ne dubito- commenta Anzaldi interpellato dalla Dire- certamente Capecchi e' una persona attenta. Ma ha anche un ruolo importantissimo e sensibile, perche' di fatto e' il numero due dell'Agcom. Spero che dia un seguito istituzionale a quel tweet. Ma ribadisco, ne dubito".
Eppure il tema e' oggetto di attenzione su piu' fronti. Solo per citare i casi piu' recenti, e' stato richiamato dalla presidente Boldrini e dall'Authority per la concorrenza. Certamente comprende anche le competenze della Garante per la privacy, visto che si discute di rendere obbligatoria l'identificazione di chi interviene sui social. "Io faccio una riflessione che investe il ruolo stesso delle Authority. E parto da un esempio: a giugno ho presentato all'Agcom un esposto, fatto da uno dei piu' autorevoli studi legali della citta', inviato per posta certificata. Otto mesi dopo, dall'Authority non arrivano segnali di sorta.
Tempo e soldi buttati. E io sono un parlamentare, commissario della vigilanza Rai. Non oso pensare cosa potrebbe succedere al cittadino cosiddetto 'normale', alle persone che si sentono lese nei diritti e che si rivolgono a questi organi di garanzia. In sostanza: dobbiamo interrogarci sul ruolo delle Authority, a cominciare dall'Agcom. A che servono? Solo ad aumentare i costi ai cittadini?", conclude Anzaldi.