OGNI PROMESSA È DEBITO! - LA RASSICURAZIONE, FATTA IN PRIVATO DA MELONI A URSULA VON DER LEYEN, SULLA RATIFICA DEL NUOVO FONDO SALVA-STATI POTREBBE ESSERE IL MOTIVO CHE SPINGERA' BRUXELLES A CHIUDERE GLI OCCHI SULLA SITUAZIONE DEI CONTI ITALIANI - A DICEMBRE SCADE LA MORATORIA SULLE REGOLE DI BILANCIO INIZIATA CON LA PANDEMIA E GLI OLTRE CENTO MILIARDI SPESI PER FINANZIARE GLI INCENTIVI ALLE RISTRUTTURAZIONI HANNO RESO ANCOR PIÙ COMPLICATA LA SITUAZIONE GIÀ PRECARIA DELLE FINANZE ITALIANE...
-Estratto dell’articolo di Alessandro Barbera per “La Stampa”
«Sosteniamo la presidenza spagnola nel cammino fiscale di Santiago di Compostela». Valdis Dombrovksis, l'algido numero due della Commissione europea, ci scherza su. Ma al di là di battute e pacche sulle spalle, la riunione dei Ventisette ministri finanziari dell'Unione in uno dei luoghi simbolici della cultura cattolica non ha risolto i problemi che incombono sull'Italia.
Il 31 dicembre scade la moratoria sulle regole di bilancio iniziata con la pandemia, ma i contorni di quelle nuove sono ancora fumose. C'è l'accordo sullo scorporo sulle spese militari destinate all'Ucraina, e la generica volontà di escludere dal calcolo del deficit parte dei prestiti del Recovery Plan.
La prima è una voce che incide poco sul bilancio italiano, la seconda è ancora troppo vaga. Il ministro del Tesoro Giancarlo Giorgetti si è seduto al tavolo con la richiesta di escludere tutte le spese per la transizione ecologica, una mossa che permetterebbe di risolvere l'enorme problema dei bonus edilizi.
«Un obiettivo però irraggiungibile», ammette una fonte di governo. Gli oltre cento miliardi spesi fin qui per finanziare gli incentivi alle ristrutturazioni hanno reso ancor più complicata una situazione già precaria per via degli aumenti dei tassi di interesse della Banca centrale europea.
Parte delle spese del Recovery saranno scorporate, ma siccome dovrà trattarsi di una soluzione vantaggiosa per tutti, il nuovo Patto non sarà risolutivo per l'Italia. E' anche un problema di tempi: nella migliore delle ipotesi il sigillo alle nuove regole arriverà dopo Natale, più o meno quando la Finanziaria del 2024 sarà stata approvata in via definitiva dal Parlamento.
Ecco perché a margine della riunione Giorgetti ha concentrato la sua attenzione sui problemi di breve termine: come chiudere i conti del 2023 e 2024, numeri che dovranno essere nero su bianco nella nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza entro la fine di questo mese.
A precisa domanda, Dombrovskis ha spiegato che in attesa delle nuove regole per l'Italia valgono le ultime raccomandazioni specifiche per Paese. Detta più chiaramente: non ci sarebbe spazio per alcuna modifica dei numeri concordati. E però - a Bruxelles ormi è noto anche ai muri - l'Italia parte da uno scenario di finanza pubblica implausibile: un deficit del 4,5 per cento quest'anno, e che nel 2024 dovrebbe scendere al 3,7. Secondo le stime che circolano al Tesoro, la maggior spesa per gli incentivi costringerà Giorgetti a presentare alla Commissione europea una stima aggiornata per il 2023 vicina al 6 per cento.
Il ministro leghista sta cercando di convincere la Commissione a scaricare sui conti di quest'anno il massimo della spesa possibile. Più alto sarà il deficit di quest'anno, più facile sarà cercare di convincere Bruxelles a concedere un margine sulla spesa per il 2024.
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La speranza è che il partito dei rigoristi in Europa abbia la peggio: alla fine dell'anno scorso i Paesi con il deficit sopra il 3 per cento erano ben dodici. Le previsioni di crescita non sono brillanti per nessuno, soprattutto per la Germania di Olaf Scholz. Giorgia Meloni crede che alla fine l'Unione farà sua una massima di Mario Draghi, che ai tempi della pandemia teorizzò la bontà del debito "buono" versus debito "cattivo".
La promessa - fatta in privato da Meloni alla presidente Ursula von der Leyen - di accettare la ratifica del nuovo Fondo salva-Stati potrebbe essere il viatico perché Bruxelles chiuda un occhio - se non due - sulla situazione dei conti italiani