OGNUNO SI PRENDE I DEBITI SUOI – L’ATAC NON CI STA PIU’ AD ACCOLLARSI QUELLI DEL COMUNE DI ROMA. E MINACCIA DI FAR CAUSA AL CAMPIDOGLIO – LA RAGGI NON HA CONFERMATO IL DEBITO VERSO L’AZIENDA DI TRASPORTO PER METTERE AL SICURO IL PROPRIO BILANCIO, ANCHE SE AFFOSSA QUELLO DELLA MUNICIPALIZZATA
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Giovanna Vitale per la Repubblica – ed. Roma
Ormai in Atac può succedere di tutto. Anche che la controllata minacci di far causa alla controllante per costringerla a "riprendersi" i 157 milioni di debiti scaricati sui conti della società in modo non esattamente ortodosso. Un paradosso, che a palazzo Senatorio - ora molto in dubbio sul da farsi - sta sollevando parecchi interrogativi.
C' è chi dice sia una mossa dei vertici di Via Prenestina per tutelarsi nel caso in cui il giudice del concordato dovesse rilevare, all' interno del bilancio 2016, quelle stesse anomalie che già hanno impedito ai revisori di Pricewhaterhouse di certificare il consuntivo varato a metà settembre. C' è invece chi sostiene sia la prova di come i rapporti tra l' azienda e il suo azionista unico si stiano lentamente deteriorando.
Fatto sta che il capo supremo di Atac, Paolo Simioni, in fondo a un lungo carteggio con il Dipartimento comunale Mobilità, ha messo nero su bianco che procederà per le vie legali qualora la sua richiesta non verrà accolta. La risposta è arrivata tre giorni fa. Due laconiche righe in cui l' amministrazione comunica di aver ricevuto e preso in carico l' istanza. Stop. Un braccio di ferro che dura da fine agosto.
In parte svelato dallo stesso Simioni nella sua lettera all' azionista allegata al bilancio: «Il peggioramento del risultato di esercizio 2016», scrive l' ad, «è attribuibile principalmente alla svalutazione dei crediti verso Roma Capitale a seguito della riconciliazione dei saldi al 31 dicembre 2016». Quella stessa riconciliazione peraltro duramente criticata sia dai revisori indipendenti di Atac, sia da quelli del Campidoglio (Oref). «In particolare », prosegue Simioni, «Roma Capitale non ha confermato crediti per l' importo complessivo di euro 157.403.160 nonostante li avesse già riconosciuti negli esercizi precedenti».
Tradotto: il Campidoglio, per mettere al sicuro il proprio bilancio, ha affossato quello della partecipata. Si tratta di 69,5 milioni a titolo di rimborsi per vecchi rinnovi contrattuali e altri oneri sul personale, più 52,3 milioni derivanti dal lodo arbitrale con Roma Tpl.
È il 29 agosto quando l' ad di Atac scrive per la prima volta al Dipartimento Mobilità per conoscere ufficialmente le ragioni per cui l' amministrazione ha scaricato tutti quegli oneri su Atac. Il Dipartimento replica il 4 settembre, elencando tutti i motivi per cui, a seguito di un' approfondita valutazione, quelle partite debitorie sono state imputate alla partecipata. Ma Simioni non si arrende. E due giorni dopo torna alla carica, ribadendo le proprie «ragioni di credito» e chiedendo al Comune di tornare sui suoi passi. O lui farà causa. La risposta arriverà quasi un mese dopo.
Della serie: attendere, prego. Peccato che di tempo ne sia rimasto poco. Perché, mentre per un errore 73 dipendenti non hanno ricevuto lo stipendio di settembre («Ma risolveremo presto», giura Atac), la clessidra del concordato si sta svuotando.