ONESTÀ-TÀ-TÀ – SUL DEPUTATO DEL M5S, RICCARDO TUCCI, PENDE UNA RICHIESTA DI RINVIO A GIUDIZIO PER UNA PRESUNTA FRODE FISCALE DI 700MILA EURO. PECCATO CHE, PER LA QUARTA VOLTA IN UN ANNO E MEZZO, SIA SALTATA L’UDIENZA PRELIMINARE NELLA QUALE IL GIUDICE AVREBBE DOVUTO DECIDERE SULLA RICHIESTA DELLA PROCURA DI VIBO VALENTIA – LA PRESCRIZIONE DEL CASO SI AVVICINA E I VERTICI GRILLINI SONO IN IMBARAZZO PER LA VICENDA CHE COINVOLGE UNO DEI VOLTI PIÙ NOTI DEL MOVIMENTO IN CALABRIA…
-Jacopo Iacoboni per www.lastampa.it
«Il M5s nel 2017 ha modificato il Codice etico e per non essere candidabile è necessaria una condanna in primo grado. Io non sono neanche stato rinviato a giudizio». Rispondeva così, Riccardo Tucci, allora candidato del Movimento 5 stelle alla Camera, oggi eletto deputato, quando gli si faceva notare che il partito di “onestà onestà” candidava un uomo su cui pendeva una richiesta di giudizio per una presunta frode fiscale di importi considerevoli, che avrebbe generato una notevole evasione fiscale.
E diceva la verità: non era stato rinviato a giudizio, nonostante la richiesta della Procura di mandarlo a processo fosse del luglio 2021. Ma non raccontava tutta la storia, che si è appena arricchita di un altro capitolo. Giovedì scorso, una settimana fa, per la quarta volta in un anno e mezzo è saltata l’udienza preliminare nella quale il giudice avrebbe dovuto decidere della richiesta di rinvio a giudizio di Tucci da parte della Procura di Vibo.
In un classico delle difese di questi anni, stavolta è stato l’impedimento di uno dei difensori, in precedenza errori di notifiche o il covid di alcuni degli avvocati. Insomma, l’udienza è stata rinviata ancora una volta (al 30 marzo 2023), e la prescrizione comincia a diventare una opzione non più impensabile.
La Procura chiede il processo per il deputato del M5S per due questioni. Una è la presunta emissione di fatture false del socio della sua società, fatture per 701.500 euro per «operazioni oggettivamente inesistenti», e connesse dichiarazioni fraudolente. La prima accusa riguarda il fatto che – scrivono i pm – «con una pluralità di azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, in qualità di legale rappresentante della “Assistenza Servizi telematici satellitari” sino al 19 marzo 2018», si sarebbe «consentita l’evasione delle imposte sui redditi e sull’Iva alla Autolettrosat srl». In questi importi: 18.300 euro nel 2014, 222.400 euro nel 2015, 204.600 euro nel 2016, 219.600 nel 2017, 36.600 euro nel 2018.
Una seconda accusa riguarda un caso specifico: secondo i pm, Tucci, da legale rappresentante della cooperativa “Assistenza Servizi telematici satellitari” fino al 19 marzo 2018, «al fine di evadere le imposte aumentando i costi da portare in deduzione del reddito e in detrazione dell’imposta sul valore aggiunto, dopo aver fatto annotare nella contabilità della società una fattura del 10 marzo 2015 emessa dalla Autolettrosat srl, relativa ad operazioni oggettivamente inesistenti, la utilizzava nelle dichiarazioni delle imposte dirette e dell’Iva dell’anno 2015 e in tal modo evadeva le imposte per un ammontare pari a 9mila euro».
La frode, secondo i magistrati, sarebbe stata tecnicamente ideata dal socio di Tucci, Vincenzo Schiaviello: gli investigatori, scrive il decreto del gip, «hanno acclarato la verosimile esistenza di un complesso meccanismo di frode fiscale messo in atto attraverso l’utilizzo di società “cartiere”, apparentemente terze rispetto alla società verificata».
Nessuno, ovviamente, è colpevole prima di una sentenza definitiva. E meno che mai lo si è per un’indagine e una richiesta rinvio a giudizio. Ma la storia sta diventando sempre più imbarazzante politicamente per il M5S, e sta facendo mugugnare molto, in Calabria e non solo, perché Tucci è stato uno dei volti più esposti del M5S locale, si era speso tantissimo in campagna elettorale a favore di Giuseppe Conte, e a essere criticati sono anche pezzi della sua famiglia: tra gli indagati c’è anche Adriano Tucci, cugino del deputato grillino.
Nei giorni in cui era saltata la terza udienza preliminare – che erano poi coincidenti con la campagna elettorale per le ultime politiche – Tucci si era appunto difeso spiegando di non essere ancora neanche rinviato a giudizio. Aveva poi però tirato in ballo il partito e il leader, spiegando che erano al corrente di tutto: «Da due anni ho consegnato tutti i documenti sulla mia situazione ai vertici del Movimento e evidentemente hanno valuto anche loro la mia posizione».
Tucci, che da giovane era iscritto a Rifondazione comunista, nel M5S era partito come ammiratore di Grillo, poi era stato considerato dimaiano, prima di diventare, negli ultimi anni, un super sostenitore in Calabria di Conte. Subito dopo il voto spiegava che tutto il risultato del M5S si doveva all’avvocato del popolo e alla sua battaglia per il reddito di cittadinanza: «Conte ha rappresentato l’80 per cento della forza e in ciascun collegio l’80 per cento è dato dalla sua figura, questo è innegabile». È anche un grande sostenitore di una linea che porti all’alleanza col Pd, ma a condizione di un nuovo segretario che non sia Enrico Letta.
Insomma: quella che sembra essere la linea dei vertici. E soprattutto, è stato l’uomo scelto dai vertici grillini per fare da cinghia di trasmissione tra il territorio calabrese e Roma. Ma interi pezzi di Mezzogiorno sono agitati dal malcontento tra gruppi politici rivali, nel mare di quello che era il Movimento 5 stelle.