E ORA CHI LO DICE ALLA MERKEL E A BRUXELLES CHE STANNO TRATTANDO CON UN DITTATORE? LE DIMISSIONI DEL PREMIER DAVUTOGLU METTONO A NUDO L’AUTORITARISMO DI ERDOGAN, CHE VUOLE ACCENTRARE NELLE SUE MANI PIU' POTERE E VUOLE NOMINARE PRIMO MINISTRO SUO GENERO


Giampaolo Cadalanu per “la Repubblica”

 

DAVUTOGLU

La speranza dell’Occidente di arginare Recep Tayyp Erdogan e di fermare la Turchia sulla strada dell’autocrazia si è infranta: Ahmet Davutoglu, premier e leader del partito, considerato il delfino del presidente e forse un suo possibile rivale, si è dimesso. Dopo una riunione con la direzione del partito Akp (Giustizia e sviluppo), Davutoglu ha annunciato le sue dimissioni, che saranno effettive dopo un congresso d’emergenza, il 22 maggio prossimo. In realtà il premier ha lasciato spazio a speranze, indicando che non intende lasciare la politica, ma che non vuole candidarsi alla guida del governo «se non c’è il consenso».

erdogan satira

 

Le sue dichiarazioni potrebbero essere lette come un’ultima possibile apertura verso una “correzione di rotta”, se il partito la condividerà, sconfessando la centralizzazione dei poteri avviata da Erdogan, deciso a cambiare la Costituzione per trasformare il paese in senso presidenzialista. Ma Davutoglu sembra voler sgombrare il campo da illusioni non radicate nella realtà, e ha ribadito la sua fedeltà al presidente, sottolineando che non sarà lui a dividere il partito. A poco serviranno i richiami di Kemal Kilicdaroglu, leader del principale partito di opposizione, secondo cui il premier avrebbe dovuto «resistere al golpe».

merkel davutoglu

 

Le tensioni fra Davutoglu ed Erdogan, finora rimaste sommerse, sono diventate esplicite nei giorni scorsi, fino alla rottura. Un tentativo di ricomposizione, mercoledì sera, è finito senza risultati. La scelta del premier, nelle sue stesse parole, «non è una decisione personale ma una necessità». A sentire lui, verso l’uomo forte di Ankara «non ci sono rimproveri, né collera o rancori». Ma è difficile crederci, mentre Davutoglu fa un bilancio della sua esperienza e ne difende la correttezza. Ma è più difficile credere che non resti amarezza, visto che in passato il premier aveva persino dovuto affrontare voci critiche che lo definivano «il burattino di Erdogan».

stoltenberg erdogan

 

I due protagonisti della politica turca erano in conflitto sulle scelte interne, in particolare sulla condotta da tenere con la minoranza curda. Davutoglu appariva propenso ad aprire nuove trattative, mentre Erdogan voleva confermare la politica del pugno di ferro, assimilando l’intero gruppo etnico con i guerriglieri fuori legge del Pkk.

 

ERDOGAN

Ma un importante motivo di disaccordo è il fastidio del presidente a vedere il premier come titolare delle trattative con l’Europa sull’emergenza profughi. Adesso non è ben chiaro che cosa possa succedere: «È presto per vedere quali conseguenze ci saranno», dice Federica Mogherini, responsabile della politica estera comunitaria. Qualche funzionario anonimo ha definito l’esclusione del premier, visto come controparte più moderata del capo dello Stato, «una brutta notizia», soprattutto se al suo posto verrà incaricato Berat Albayrak, ministro dell’Energia e genero di Erdogan. Altri hanno ricordato che il negoziato gestito da Davutoglu era sostenuto anche dal presidente, ed è improbabile che esso sia rallentato o rimesso in discussione.

 

ERDOGAN