ORBAN È UNA BOMBA CHE PUÒ ESPLODERE IN MANO ALLA DUCETTA – CON L'INGRESSO DEL PREMIER UNGHERESE IL GRUPPO DI ECR GUIDATO DA MELONI POTREBBE DIVENTARE IL TERZO A BRUXELLES, DAVANTI AI SOVRANISTI DI IDENTITÀ E DEMOCRAZIA DI SALVINI – MA L’OPERAZIONE ORBAN È VISTA CON SOSPETTO DAI PARTITI PIÙ “CENTRISTI” (VEDI I FIAMMINGHI, I CECHI E GLI SLOVACCHI), CHE POTREBBERO CERCARE UNA NUOVA CASA NEI POPOLARI – “IO SONO GIORGIA” CONTINUA A CORTEGGIARE MARINE LE PEN PER SCIPPARLA AL “CAPITONE”…
-Estratto dell’articolo di Ilario Lombardo e Marco Bresolin per “La Stampa”
Operazione Orban, maneggiare con cura. Il primo passo, pubblico e ufficiale, c'è stato. L'annuncio del premier ungherese a "La Stampa" sulla volontà di portare Fidesz nella famiglia dei Conservatori dopo le europee è di certo appetitosa per Giorgia Meloni.
Con l'ingresso della pattuglia di Budapest (che porterà a Strasburgo 13-15 eurodeputati), il gruppo guidato dalla premier italiana, l'Ecr, si avvicinerebbe a "quota 100" e diverrebbe il terzo più grande nell'Eurocamera, dietro al Popolari – un tempo casa di Orban - e ai Socialisti, davanti ai liberali e soprattutto ai sovranisti di Identità e Democrazia, la filiale europea di Matteo Salvini e Marine Le Pen che si contende lo spazio a destra con i meloniani.
Eppure dentro Fratelli d'Italia c'è ancora molta cautela. Non è un caso che proprio Meloni si sia esposta poco sul tema, al termine del vertice straordinario, rinviando a dopo il voto il dibattito su questo argomento.
La ragione è semplice: il timore che l'ingresso di Fidesz possa spingere altri partiti a lasciare il gruppo. Si tratta della cosiddetta "area centrista", composta dai nazionalisti fiamminghi della N-VA, dai cechi del premier Petr Fiala e dagli slovacchi di Libertà e Solidarietà, attratti dal Ppe perché hanno già manifestato il loro disagio a restare in un gruppo troppo sbilanciato su posizioni anti-europeiste. Numericamente valgono molto meno degli eurodeputati di Fidesz e quindi il saldo puramente numerico sarebbe positivo
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Ma Meloni sa bene che nel conto va messo anche l'eventuale costo politico di un'operazione del genere: il suo lavoro di tessitura per rendere i conservatori più presentabili e dialoganti, soprattutto in vista del voto per la prossima Commissione, sarebbe messo in discussione. Per questo, assicurano dal suo entourage, «l'operazione Orban andrà gestita per evitare contraccolpi interni».
[…] Meloni deve vestire i panni della "garante" su Orban. E per farlo deve a sua volta ricevere delle rassicurazioni. Soprattutto su un punto. Quella che viene definita «la condizione geopolitica» e che Meloni considera imprescindibile per rivendicare la sua linea atlantista.
Il gesto compiuto dal premier ungherese a dicembre, quando consentì l'avvio dei negoziati di adesione dell'Ucraina all'Ue uscendo dalla sala del Consiglio europeo, unito a quello di giovedì, con il via libera al piano di aiuti per Kiev, rappresentano segnali positivi che lo allontano dalla linea filo-russa più estremista.
«Per ora – spiegano fonti del gruppo dei conservatori – la condizione sembra rispettata, ma speriamo non ci siano altri episodi nei prossimi mesi». Motivo per cui fino al voto non si muoverà nulla.
Gli ultimi passi di Orban sulla questione ucraina sono stati accolti molto positivamente anche dall'ex premier polacco Mateusz Morawiecki, che tre giorni fa ha aperto esplicitamente all'ingresso degli ungheresi: il PiS (Diritto e Giustizia) resterà un pilastro fondamentale dell'Ecr (con almeno 20 seggi) e per loro la presa di distanza da Putin è una condizione essenziale.
È un discorso che vale anche per Marine Le Pen. Sul fronte francese i tempi per una possibile unione con la leader del Rassemblement National sono più lunghi. Da qualche tempo Le Pen e Meloni si scambiano reciproche parole al miele. Anche in questo caso ci sono stati passi in avanti e segnali precisi tra le due, con sommo disappunto di Salvini.
Da ultimo, è stata accolta con interesse la presa di distanza della francese dall'ultradestra tedesca dell'Afd, un partito con toni esplicitamente razzisti che agli inizi dicembre era tra gli ospiti di punta della convention nera organizzata da Salvini a Firenze, guarda caso disertata da Le Pen.
Ma si tratta di un discorso di prospettiva, con un orizzonte che guarda al 2027, anno delle presidenziali per l'Eliseo. Nell'immediato, i conservatori si "accontenteranno" di accogliere nel loro gruppo l'altra Le Pen, la nipote Marion, capolista di Reconquete – creato da Eric Zemmour - nonché moglie dell'eurodeputato di Fratelli d'Italia Vincenzo Sofo.
Secondo gli ultimi sondaggi, il suo partito potrebbe portare in dote circa 6 seggi. Confermati i buoni rapporti con gli svedesi e con i finlandesi, che cresceranno e hanno ruolo di governo. Ma si sta complicando la campagna acquisti nei Paesi Bassi. Il partito degli agricoltori BBB, desideroso di entrare nel nuovo governo, ha rinunciato all'ingresso nei Conservatori e ha fatto sapere che dopo le elezioni entrerà nel Ppe.
Tutto potrebbe però essere rimesso in discussione nel momento in cui l'operazione all'Aia non andasse in porto, per questo Ecr resta alla finestra. Nessun dialogo, invece, con il Partito della Libertà di Geert Wilders, il ciuffo biondo anti-Islam vincitore alle ultime elezioni ma considerato ancora troppo estremista.