AGLI ORDINI DEL KAZAKO: I DIPLOMATICI DEL KAZAKISTAN HANNO COMANDATO A BACCHETTA LA NOSTRA POLIZIA


Francesco Grignetti per "La Stampa"

ALMA SHALABAYEVA KAZAKHSTAN ABLYAZOV

Il Presidente della Repubblica è stato chiarissimo, ieri, quando ha lamentato «pressioni e interferenze dall'estero». Per dare un segno plastico del rapporto che s'era instaurato tra autorità kazake e polizia italiana, c'è un particolare che merita di essere raccontato fino in fondo: la seconda perquisizione nella villa di Casal Palocco fu pretesa dai kazaki.

ABLYAZOV CON MOGLIE E FIGLIA

Per dirla con le colorite parole del Capo della polizia, Alessandro Pansa: «Ci hanno detto: la prima perquisizione l'avete fatta male. Mukhtar sta ancora là dentro e voi non l'avete trovato». Ciò accadeva il 30 maggio. E il 31, all'alba, la Squadra Mobile tornava alla carica, addirittura con l'ausilio di un georadar, uno strumento che si usa soltanto quando si dà la caccia ai latitanti di mafia o di camorra, che possono infilarsi in nascondigli segreti nelle loro ville blindate.

ablyazov

Un racconto che ha dell'incredibile, quello del prefetto Pansa. Bisogna considerare i protagonisti. Da una parte c'è un invadente diplomatico del Kazakhstan (di «invasività» ha parlato Pansa stesso), dall'altra uno dei più brillanti investigatori della nostra polizia, quel Renato Cortese che ha dato per anni la caccia ai mafiosi a Palermo e a Reggio Calabria, e ora guida la Squadra mobile della Capitale. Cortese vanta la cattura di innumerevoli boss tra cui addirittura Bernardo Provenzano. Figurarsi come può avere accolto le osservazioni di un diplomatico kazako.

MUKTHAR ABLYAZOV E LA FIGLIA ALUA E LA MOGLIE ALMA SHALABAYEVA

Oltretutto i suoi uomini erano reduci da una perquisizione seria, quella della notte tra 28 e 29 maggio, condotta con largo spiegamento di uomini. «Non so se erano 37 o 39 agenti - ha detto ancora Pansa l'altro giorno al Senato comunque era un numero appropriato perché ci si segnalava la presenza di un latitante pericoloso, forse protetto da persone armate, e in certi casi un buon numero di agenti è un deterrente. Se si procede in pochi, qualcuno potrebbe pensare di farsi strada sparando».

Ebbene, quella perquisizione a posteriori è stata criticata perché è sembrato che gli agenti fossero troppi e troppo esuberanti. Un'azione sproporzionata rispetto all'obiettivo, che poi alla fine s'è ridotto al trattenimento di una signora, accusata di immigrazione clandestina.

ABLYAZOV CON LA FIGLIA

Agli occhi dei kazaki, all'opposto, la Squadra mobile aveva condotto l'operazione in maniera sciatta. Per restare al resoconto di Pansa, «si lamentarono». Non sappiamo se qualche diplomatico abbia poi dato le sue indicazioni direttamente al capo della Squadra mobile. Pare comunque che sia giunto anche un dispaccio dall'ufficio kazako dell'Interpol che invitava a controllare meglio il sottosuolo della villa. Quindi l'ordine di tornare a Casal Palocco venne dall'alto. E così fu.

La moglie di Mukhtar Ablyazov con la figlia

Alle 6 del mattino del 31 maggio, un'altra truppa di agenti della Squadra mobile fa irruzione nella villa di Casal Palocco per la seconda perquisizione. Trovano i familiari di Ablyazov: stravolti. Trovano anche due vigilantes messi lì dagli avvocati: li convocano a brutto muso in questura.

Stavolta la Squadra mobile si è fatta prestare dallo Sco, il servizio centrale operativo, un georadar, strumento abituale nelle perquisizione nel casertano o in Sicilia, non a Roma. Sondano muri e pavimenti, ma di nascondigli non c'è traccia. Mukhtar, come prevedibile, non si trova.

La moglie di Mukhtar Ablyazov con la figlia

La villa di Casal Palocco, di dodici vani e mezzo, più dependance, rimessa e piscina, però, la rovesciano da cima a fondo. Sequestrano monili d'oro, cinquantamila euro in contanti, cellulari, carte di credito, più un'apparecchiatura elettronica per la rilevazione di microspie e altre apparecchiature per accedere a conti correnti on-line. E denunciano pure il cognato di Ablyazov per ricettazione. Il reato è stato poi cassato dal tribunale del Riesame.