ORIZZONTI DI BORIS - I GIORNALI UNITI HANNO PRESENTATO IL NUOVO PREMIER COME UN MEZZO SCEMO (CHE HA PRESO 92MILA VOTI SU 160MILA DEGLI ISCRITTI AI TORY) - ''È UN BUFFONE'', DICE LAPIDARIA LA SCRITTRICE SIMONETTA AGNELLO HORNBY. BORIS IL PAZZO NON HA L'APLOMB INGLESE. MA QUALE? QUELLO DI CHURCHILL CHE ''BLASTAVA'' TUTTI? O DELLA THATCHER CHE APPENA ELETTA FU SMINUITA COME ''SUFFRAGGETTA''? SE RIUSCIRÀ A PORTARE A CASA UN BREXIT DEAL QUALUNQUE, AVRÀ COMUNQUE SURCLASSATO LA SCHIAPPA MAY
-Antonino D’Anna per ''Il Foglio''
«È un buffone». Con tale lapidaria definizione rilasciata ai microfoni di Caterpillar, irriverente trasmissione cult di Radio2, la scrittrice Simonetta Agnello Hornby che da anni vive in Inghilterra ha definito Boris Johnson, da oggi leader dei conservatori e primo ministro del governo di Sua Maestà britannica Elisabetta II, che Dio la salvi.
La Hornby ha anche specificato di aver conosciuto Johnson di persona: le dà l’impressione di essere un individuo che ama divertirsi alle spalle degli altri e che dice quello che tu vuoi sentirti dire, ma il suo egotismo sarebbe a livelli veterotestamentari. Ah, però. La presentazione di Johnson da parte di alcuni giornaloni, giornalini, giornaletti nostrani è stata più o meno su questa linea.
Boris il rosso, come lo chiamavano, è uno che non ha niente della quieta compostezza tipicamente british dei primi ministri britannici. Peccato però che l’ironia in quel di Westminster sia sempre stata di casa. Benjamin Disraeli, magnifico primo ministro alla fine dell’Ottocento, incontrando l’avversario William Gladstone si sentì dire: «Le predico che lei morirà o impiccato o per qualche malattia vile» (tipo le malattie veneree). E Disraeli: «Beh signore, questo succederà se abbraccerò i suoi princìpi oppure sua moglie». E via blastando, si direbbe oggi.
Winston Churchill, che vinse due guerre mondiali, uscendo dalla Camera dei Comuni nel ‘46 mentre puzzava di alcol alla grande, venne apostrofato dalla collega Bessie Braddock: «Winston, sei ubriaco e, peggio ancora, sei disgustosamente ubriaco». Winnie non fece un plissé: «Bessie cara», rispose, «tu sei brutta e, peggio ancora, sei disgustosamente brutta. Ma domani io sarò sobrio e tu sarai ancora disgustosamente brutta».
Forse, a dirla tutta, nel presentare Johnson come un mezzo scemo (il mezzo scemo però ha preso 92 mila voti su 160 mila da parte dei delegati del suo partito), c’è anche molta prevenzione.
Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei: Johnson ha gli stessi capelli di Donald Trump, e il presidente americano ha salutato entusiasta la sua elezione; vuole la Brexit entro 100 giorni; vuole azzerare il grigio Jeremy Corbyn. Boris entrò ad Oxford ed anche a Eton, college dei re, con una borsa di studio per merito (era uno dei 70 King’s scholars, scelti per merito fra gli studenti più intelligenti del Paese); Corbyn ha fatto il sindacalista tutta la vita. Il neo primo ministro conosce greco, latino, italiano, cita correttamente opere letterarie. E farà quello che ha promesso perché gli inglesi sono un popolo perseverante. Ed è la perseveranza, egregi signori a sopracciglio alzato, che fa la differenza tra chi riesce e chi no.
Per finire. Nel 1979, quando venne eletta primo ministro (se l’avessero chiamata ministra avrebbe avuto un moto di disgusto), Margareth Thatcher venne presentata come una suffraggetta. La Stampa riportò una considerazione di Maggie sulle sue idee ritenute antiquate: «Sorry, le mie idee son quelle che sono, non le modifico per ottenere il consenso di gruppi o di individui». La storia le ha dato ragione. E Boris il rosso, che ha tra i suoi miti il simbolo della perseveranza britannica, ossia Churchill, dev’essere dello stesso avviso. Anche perché il rosso, qui dal Sud Italia da dove vi scrivo, è sempre stato Malpelo, amici miei.