LA PACE È ANCORA LONTANA: GLI UCRAINI SONO GALVANIZZATI DALLE CONTROFFENSIVE E LA RUSSIA NON CEDE IN DONBASS – PUTIN: “SIAMO APERTI A UN DIALOGO SERIO SE KIEV SODDISFA LE RICHIESTE NOTE E TIENE CONTO DELLE NUOVE REALTÀ TERRITORIALI” – GLI UCRAINI ATTENDONO LA RISPOSTA DI “MAD VLAD” ALL’ATTACCO ALLA BASE MILITARE DI MAKIIVKA, CHE – PARE – SIA STATO POSSIBILE GRAZIE ALLA LEGGEREZZA DEI SOLDATI DEL CREMLINO: I RISERVISTI, VIOLANDO LE REGOLE, AVREBBERO ATTIVATO I LORO CELLULARI GEOLOCALIZZANDOSI…
-
1. PUTIN, DA RUSSIA DIALOGO SE KIEV RICONOSCE NUOVE REGIONI
(ANSA) - Il presidente russo Vladimir Putin ha ribadito nella telefonata con l'omologo turco Erdogan che la Russia è aperta "a un dialogo serio" se Kiev "soddisfa le richieste note e tiene conto delle nuove realtà territoriali". Lo afferma il Cremlino, come riporta Interfax.
2. PUTIN, L'OCCIDENTE HA UN RUOLO DISTRUTTIVO IN UCRAINA
(ANSA) - Il presidente russo Vladimir Putin ha sottolineato il ruolo distruttivo dell'occidente in Ucraina nel suo colloquio telefonico con l'omologo turco Erdogan. Lo riferisce il Cremlino, come riporta la Tass.
3. I COMANDI DELLO ZAR SOTTO TIRO KIEV COLPISCE E ATTENDE LA REAZIONE DELLA RUSSIA
Andrea Marinelli e Guido Olimpio per il “Corriere della Sera”
Era già avvenuto durante l'offensiva per liberare Kherson: gli ucraini avevano preso di mira un gran numero di depositi e installazioni dei russi. Un lavoro meticoloso quanto profondo. Ora lo scenario si ripete.
Ieri l'artiglieria di Kiev ha colpito un comando nemico nella cittadina di Vasilyevka, regione di Zaporizhzhia. Le immagini mostrano un edificio con devastazioni a partire dal tetto: incerto il bilancio, i filorussi parlano di 5 morti e 15 feriti in un'area residenziale. L'antiaerea ha poi aperto il fuoco contro droni ucraini lanciati sulla base di Belbek, vicino a Sebastopoli, porto strategico dove i russi hanno aumentato le protezioni perché temono le incursioni di barchini esplosivi radiocomandati.
Già nei giorni scorsi il comando ucraino aveva rivelato di aver colpito 13 concentrazioni di occupanti ricorrendo all'artiglieria, al munizionamento guidato, ai lanciarazzi forniti dagli Stati Uniti.
Gli strike - con conseguenze pesanti per l'Armata, in termini di uomini e immagine - hanno colpito Sadove, Davydivka, Zaporizhzhia, ma sopratutto Makiivka, dove la Difesa russa ha inizialmente minimizzato per poi ammettere 89 vittime - fra cui il vice comandante del reggimento, il colonnello Bachurin - lasciando spazio a bilanci peggiori.
Lo Stato Maggiore ha affermato che l'avversario è riuscito a centrare l'edificio con sei razzi sparati dagli Himars perché i riservisti, violando le regole, hanno attivato i loro cellulari fornendo una traccia elettronica fondamentale.
Ora l'Ucraina è in guardia, attende una possibile risposta. Dopo ogni rovescio - e ne ha patiti molti - il Cremlino ha sempre replicato con durezza scatenando ondate sulle città nemiche. Nell'arsenale ha ancora molti cruise, missili terra-terra, gli anti-aerei S300 modificati con testate più potenti per essere impiegati contro bersagli terrestri, droni «nazionali» e iraniani.
Altrettanto ampio il banco target: ponti, ferrovie, stazioni, rete elettrica, installazioni militari, uffici governativi. Gli obiettivi non mancano e il Cremlino ne crea di «nuovi» usando come giustificazione le ferite sofferte. In realtà i bombardamenti sulle infrastrutture rientrano in una strategia autonoma - slegata da quanto avviene sul campo - decisa dai vertici politici insieme al comandante delle operazioni Surovikin, schema usato in Siria.
I raid cavalcano la rabbia di quanti, frustrati dall'andamento del conflitto, chiedono di usare ogni risorsa per vendicarsi. Nel coro «cantano» parlamentari, blogger, giornalisti televisivi che non hanno alcuna remora nell'invocare soluzioni drastiche, senza alcuna distinzione tra obiettivi militari e civili. Putin, di solito impermeabile alle critiche, deve tenerne conto. Mercoledì il leader ha seguito da remoto l'inizio della missione della fregata Gorshkov, dotata del nuovo ordigno ipersonico Zircon. Appuntamento durante il quale ha ribadito la volontà di sviluppare «le potenzialità di combattimento per i prossimi decenni».
Per gli ucraini, invece, la ricerca dei target si trasforma in «sistema», permette di risparmiare colpi, porta risultati. Ovviamente è una componente, da sola non basta, tuttavia incide. Specie quando gli schieramenti sono meno mobili, attestati sulle loro linee. La massiccia presenza di riservisti mobilitati da Mosca ha stabilizzato i fronti, ha creato densità ma ha anche portato a grandi concentramenti.
Lo Stato Maggiore russo ha provato a tenere più lontano le truppe, ma dovendo presidiare le aree conquistate ha esposto le reclute sia nelle trincee che nelle retrovie. Le mosse ucraine sono state favorite dalla ricognizione, dal supporto cruciale dell'intelligence, dal training. I generali hanno i loro «occhi», molte le missioni delle forze speciali dietro le linee. Storie appena accennate per ragioni di sicurezza.
Ma insieme a loro esiste, dal primo giorno, una «cortina» elettronica composta dagli aerei Nato che volano lungo i confini esterni del conflitto e in Mar Nero captando comunicazioni. Alcuni spunti sono emersi, altri verranno svelati un domani, altri ancora resteranno sepolti. Le spie perdono, vincono, a volte «nuotano» nell'area grigia, l'acqua ideale per nascondersi. Per la stessa ragione possono diffondere informazioni fuorvianti, creare diversivi per nascondere sorprese. È la lezione di Kharkiv, dove la resistenza - mentre l'attenzione era su Kherson - ha registrato un successo importante.