PADRONI TEDESCHI/1 - IL POLIZIOTTO CATTIVO SCHAEUBLE: “NIENTE SCONTI ALL’ITALIA SUL DEFICIT”
Tonia Mastrobuoni per "La Stampa"
Due messaggi pesanti che vanno in una sola direzione: l'Italia non superi il limite del deficit al 3%, non approfitti della recente chiusura di infrazione per disavanzo eccessivo accordata dall'Europa: abbiamo un debito troppo alto per consentirci sforamenti. Dalla Banca centrale europea e dal ministro tedesco delle Finanze Wolfgang Schäuble è arrivato ieri un ammonimento forte e univoco a non deviare dal risanamento e a non dare per scontate le deroghe già accordate ad altri Paesi come la
Spagna o la Francia, o financo eccezioni su determinate voci di spesa. Anche perché il disavanzo potrebbe essere peggiore di quello previsto, a causa del deterioramento del quadro economico.
Ma secondo fonti autorevoli, in questi giorni c'è una preoccupazione comune che monopolizza i pensieri del presidente della Bce, Mario Draghi, e del ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni. I loro occhi sono rivolti con ansia oltreoceano, al deciso cambio di passo degli Stati Uniti, che sta cominciando ad allontanare molti investitori dall'Europa, calamitati dal cambio di scenario sia sul fronte dei tassi sia su quello della ripresa. Con le conseguenze negative già visibili sui famigerati spread e sul mercato che è tornato ad essere nervosissimo.
Intanto però il ministro tedesco delle Finanze ci ha richiamati alla realtà. «Un calcolo degli investimenti fuori dal saldo di bilancio è la strada sbagliata» ha detto in un'intervista all' Ansa , aggiungendo di essere «fiducioso» che il governo Letta continuerà sulla via del rigore «con successo». Inoltre, ha precisato il politico cristianodemocratico, «non bisogna dare l'impressione di allentare il Patto di stabilità» quello che fissa, appunto, il tetto del 3%.
La Bce ha ricordato a poche ore di distanza all'Italia, nel suo bollettino di giugno, che il debito supererà il 130% del Pil quest'anno e che ci sono «rischi» sull'obiettivo del disavanzo al 2,9% che è invece «cruciale». L'Eurotower puntualizza che è minacciato da «un'evoluzione macroeconomica peggiore delle aspettative, ma anche un rallentamento delle entrate rispetto alle dinamiche ipotizzate nonché maggiori spese».
Saccomanni ha replicato ai timori provenienti da Berlino e Francoforte ammettendo che «c'è un quadro peggiore», ma garantendo «il rispetto assoluto dei target». Anzi, l'ex direttore generale della Banca d'Italia si è detto «assolutamente» convinto che l'Italia centrerà l'obiettivo del deficit al 2,9%.
Un numero calcolato su una previsione di una recessione che appare piuttosto ottimista: -1,3%. E chi ha avuto modo ieri di parlare con Saccomanni lo ha descritto come «molto preoccupato per le evoluzioni dell'economia internazionale». È soprattutto agli sviluppi americani che il ministro guarderebbe con ansia, esattamente come il numero uno della Bce, Draghi.
Il fatto è che l'economia si sta riprendendo e la Fed ha già espresso la volontà di uscire dall'emergenza. Una prospettiva che fa emergere all'orizzonte addirittura l'ipotesi di un rialzo dei tassi. Uno combinato disposto, quello del miglioramento economico e dei tassi che potrebbero aumentare, che sta cominciando ad drenare sempre più investitori dall'Europa verso gli Usa.
Ma alla vigilia del vertice a quattro dei ministri del Lavoro di Italia, Germania, Francia e Spagna che si svolgerà oggi a Roma, una fonte racconta che «il Consiglio europeo di fine giugno servirà ad accordare "uno zuccherino" all'Italia sul lavoro...Lo scopo vero dei tedeschi è distrarre dal rinvio più importante di tutti, quello che puntano ad ottenere sull'Unione bancaria. Probabile che tutto slitti a fine anno». Prima delle elezioni in Germania del 22 settembre, i grandi dossier europei rischiano insomma «di finire tutti in un cassetto».