UN PAESE ALL'AMMAZZACAFFE' - SI TRATTA FINO A NOTTE FONDA SUL DECRETO AGOSTO, IN BILICO IL CRITICATO BONUS AI RISTORANTI - INTESA SUL BLOCCO DEI LICENZIAMENTI FINO A METÀ NOVEMBRE, POI SARÀ CONSENTITO MANDARE VIA DIPENDENTI A CHI NON USA I FONDI PER LA CASSA INTEGRAZIONE O DECONTRIBUZIONE - INCENTIVO SUI CONTRIBUTI A CHI ASSUME AL SUD - PASSANO I CONTRIBUTI A FONDO PERDUTO PER LE ATTIVITÀ DEI CENTRI STORICI (CIRCA 400 MILIONI) E IL BONUS SU CHI PAGA LA CENA CON CARTA O BANCOMAT, DA DICEMBRE

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1. DL AGOSTO: SI TRATTA ANCORA,IN BILICO BONUS RISTORANTI

 (ANSA) - Si tratta ancora, a notte fonda, sulle misure del decreto agosto, che dovrebbe arrivare in Cdm domani. A quanto si apprende, dal testo sarebbe ad ora saltato il bonus per avere lo sconto al ristorante, pensato per incentivare i consumi, ma la partita non sarebbe ancora chiusa. "C'è un forte pressing del M5s per confermare la norma", dice una fonte di governo. Al momento, spiega un'altra fonte, ci sarebbero altre misure sui ristoranti ma non quella sui consumi. Sarebbe invece confermato il rifinanziamento del fondo per il piano sul cashless, per incentivare l'uso della moneta elettronica, che però dovrebbe partire "più avanti". Nelle bozze compariva un rifinanziamento da 1,5 miliardi sul 2021.

giuseppe conte roberto gualtieri

 

 

2. INTESA SUI LICENZIAMENTI MA È LITE SU BONUS CONSUMI - DOMANI IL CDM, SI LAVORA SU QUADRATURA COPERTURE

Serenella Mattera per l'ANSA

 

Blocco dei licenziamenti per tutti ancora fino a metà novembre, poi sarà consentito licenziare solo alle aziende che non usino i fondi per la cassa integrazione Covid o per la decontribuzione. Dopo un vertice fiume andato avanti, a singhiozzo, da martedì sera, il premier Giuseppe Conte e il ministro Roberto Gualtieri raggiungono l'accordo nel governo sul paracadute da offrire da imprese in crisi e lavoratori. E' una mediazione tra chi voleva il blocco fino al 31 dicembre, come chiesto dai sindacati, e chi invece voleva farlo cessare al 15 ottobre, con la fine dello stato di emergenza, come auspicato da Confindustria.

 

 Cigl, Cisl e Uil, che hanno minacciato lo sciopero generale, aspettano di leggere il testo e non si sbilanciano, ma il punto di caduta potrebbe andargli bene. Ecco perché Gualtieri annuncia l'intesa sulla norma e la convocazione per venerdì del Consiglio dei ministri per il varo del decreto che la conterrà: il dl agosto, da 25 miliardi. Non tutto è risolto, però.

 

STEFANO PATUANELLI

Perché il "sì" di Iv per ora è condizionato e su misure come il bonus per i consumi il governo litiga ancora. La nuova "manovra" in deficit per tamponare gli effetti dell'emergenza Coronavirus arriva a ridosso di ferragosto e dà del filo da torcere al premier e al ministro dell'Economia perché sommersa da una valanga di richieste di partiti e ministeri: 25 miliardi sono tanti ma fino all'ultimo si lavora per far quadrare le coperture. Al tavolo di governo, che vede un via vai di capi delegazione, ministri, sottosegretari, si registrano diversi momenti di tensione.

 

E anche se già in una bozza circolata mercoledì si tratteggiava una possibile soluzione sulla proroga dello stop ai licenziamenti, è solo nel primo pomeriggio di giovedì che tutti i partiti di maggioranza sottoscrivono l'intesa. Fino all'ultimo Leu chiedeva, in linea con i sindacati, lo stop ai licenziamenti fino al 31 dicembre (una 'deadline' che poco convinceva però Conte e Gualtieri). Iv difendeva la necessità di "non ingessare le aziende nel momento della ripartenza" e quindi consentire di licenziare dal 15 ottobre, alla scadenza dello stato di emergenza.

 

sergio mattarella parla con dario franceschini e nicola zingaretti

La mediazione fissa l'asticella a metà novembre: intorno al 15 novembre scadrà infatti la copertura delle 18 settimane di cig o decontribuzione cui potranno attingere tutte le aziende proprio per evitare di licenziare. Dopo quel momento il divieto resterà solo per i licenziamenti collettivi, fino a fine dicembre, e per le aziende che continuino a godere della cassa Covid o degli sgravi. Risolto il nodo principale, tutto bene? No, perché mentre fa piombare il macigno di 1400 emendamenti al Senato sul decreto semplificazioni (in totale circa 2800 proposte di modifica, con quelle dell'opposizione), la maggioranza litiga sulle singole misure del decreto e mette a rischio le coperture. Italia viva, con Luigi Marattin, condiziona il suo sì in Cdm all'ingresso tra le misure del rinvio a novembre delle tasse per lavoratori autonomi, Isa e forfettari: la misura dovrebbe esserci, Iv attende di leggere il testo.

 

Ma la ministra Teresa Bellanova dà battaglia sulla richiesta di 5mila euro a fondo perduto per 180mila ristoratori che usino prodotti al 100% made in Italy: costa 900mila euro e non è detto che passi. Arriva la fiscalità di vantaggio per il Sud chiesta dal ministro Peppe Provenzano: 30% di sgravi da ottobre sui contributi per le aziende che operino al sud. Passano invece i contributi a fondo perduto voluti da Dario Franceschini per le attività dei centri storici (circa 400 milioni) e il bonus su chi paghi al ristorante con carta di credito, che dovrebbe scattare da dicembre.

 

TERESA BELLANOVA

Non passano invece sconti più ampi sui consumi, incluso l'abbigliamento, sostenuto da un fronte trasversale alla maggioranza. Protestano perciò il viceministro M5s Stefano Buffagni e la sottosegretaria Pd Alessia Morani: "No a un decreto 'morfina'", fatto di sussidi e non di spinta ai consumi, avvertono. E fino all'ultimo daranno battaglia, come promettono di fare i Comuni, se non passeranno i 500 milioni aggiuntivi chiesti da Antonio Decaro rispetto al corposo pacchetto di sostegni agli enti locali.

 

Il Consiglio dei ministri dovrebbe esserci venerdì sera: Gualtieri è al lavoro con tecnici e sottosegretari sul testo. L'obiettivo è sminare le tensioni, portare in Cdm la "manovra" di agosto insieme alla riforma del Csm per poi prendersi una pausa prima di un autunno che già si annuncia caldo. A partire dal Recovery plan che Conte vorrebbe presentare in Parlamento a inizio settembre: la prossima settimana vedrà le regioni con i ministri Amendola e Boccia per avviare un confronto per nulla semplice.