PALAZZO GRAZIOLI PEGGIO DI UN RING - VERDINI ARRIVA ALLO SCONTRO FINALE CON BERLUSCONI: “ORA SCEGLI TRA ME E LA ROSSI” - IL CAV GLI RINFACCIA IL ‘DEBOLE’ PER RENZI: “LAVORI PER CHI TI RICATTA SULLE TUE QUESTIONI PERSONALI”
Tommaso Ciriaco e Conchita Sannino per “la Repubblica”
Resa dei conti, atto primo. Palazzo Grazioli è un pozzo di veleni. E Forza Italia rischia il frontale. «Silvio - batte i pugni Denis Verdini, paonazzo - la signora Maria Rosaria Rossi pensa di potermi prendere per il c... . E neanche ti parlo di Giovanni Toti e Deborah Bergamini, perché non spreco il mio tempo.
Ecco, io te lo dico una sola volta: o noi, o loro». Quando dice “noi”, l’ex coordinatore azzurro scaglia contro il capo i venti deputati pronti a seguirlo. È la miccia. Volano parole grosse, l’ex Cavaliere quasi sbrana il compagno di mille battaglie: «Sei tu che metti in giro la voce che sono ostaggio del cerchio magico. Ma io non sono rincoglionito come volete far credere a tutti».
Quando si tratta di Berlusconi, però, nulla è definitivo. Neanche le risse. E infatti i due si lasciano con la promessa di incontrarsi ancora. Giusto il tempo di far depositare il polverone, evitando così che questo gelo si trasformi in scissione.
La vigilia è tesa. «Mi ha ferito », confida Verdini. «Mi ha deluso », si lamenta l’ex Cavaliere. Il progetto è semplice, preannunciato mercoledì dal senatore alla festa del capo: «Ci incontriamo, serve un chiarimento ». Sarà schietto, profetizzano da entrambi i fronti. «Io mi tengo alla larga da quella stanza...», scherza Giovanni Toti a metà pomeriggio, affacciandosi in via del Plebiscito per un’intervista tv. L’ex premier convoca pure Gianni Letta, l’ambasciatore delle mediazioni impossibili. Un’ora e mezza di colloquio, però, non basta a smaltire le tossine.
Il clima è elettrico, le ferite dei reduci del Nazareno bruciano ancora. E basta poco per far saltare i nervi. Succede quando il big toscano evoca il documento vergato dai suoi diciassette deputati: «Non me ne parlare - si infuria Berlusconi - non ve ne frega nulla di Forza Italia, né del sottoscritto. Avete fatto uscire quella lettera indegna nel giorno della Cassazione!».
Peggio, se possibile: «Denis, mi parli di lealtà ma hai fatto firmare quei deputati con l’inganno. Li hai fregati dicendo loro che era una lettera privata che avresti spedito solo a Berlusconi. E invece l’avete passata alla stampa». Botta e risposta, colpo su colpo. Copione inevitabile, quando litigano due vecchi amici legati da mille fili.
È lungo l’elenco dei bersagli portato da Verdini sulla scrivania del capo. Al primo posto c’è Maria Rosaria Rossi, tesoriera con potere di firma sulle liste. Ha in mano il destino di centotrenta parlamentari uscenti: crollasse lei, il cerchio magico si affloscerebbe in un baleno. «Chi attacca me - ripete da tempo la senatrice - attacca Berlusconi. Io faccio solo quello che decide lui. Io sono fedele solo al Presidente». Il secondo target è Renato Brunetta. Già Raffaele Fitto ha reclamato un voto sul capogruppo, ora tocca a Verdini.
Propone al leader di sostituirlo con Daniela Santanché, assomiglia molto a una provocazione. Di certo Berlusconi reagisce: «Ma come faccio? Già fatico a tenere Sallusti al “Giornale” perché sta con lei, figurati se posso metterla al posto di Renato!».
A Grazioli è il tempo dello scontro. Nessuno si tira indietro, nessuno molla di un millimetro. «Vorrei proprio vedere chi vi vota, se rompete con Forza Italia», argomenta l’ex premier. Litigano di brutto, anche se entrambi pensano di non poter rompere per davvero. Berlusconi rinfaccia a Verdini anche il “debole” per Matteo Renzi - «tu lavori per chi ti ricatta sulle tue questioni personali » - e naturalmente i presunti danni dell’accordo del Nazareno: «Sei stato tu a infilarci in quel patto».
È proprio il rapporto con palazzo Chigi il nodo irrisolto dell’intera vicenda. «Ti ha portato solo vantaggi », elenca il politico toscano, ribadendo che senza una “copertura” politica dell’esecutivo è impossibile ipotizzare una revisione della legge Severino, autentica ghigliottina sul futuro politico dell’uomo di Arcore. «E poi - domanda - cosa ci guadagni ad appiattirti sulla Lega? Lo sai che in Veneto il partito è al 7%?».
Se Forza Italia dovesse reggere l’urto del duello, allora arriverà anche il tempo dell’ultima mediazione. Dopo le Regionali, perché prima non conviene a nessuno. Toccherà al leader decidere se resuscitare il patto del Nazareno, facendo tornare in campo l’ambasciatore Verdini, oppure far prevalere il cerchio magico (è il copione degli ultimi tre anni). In quest’ultimo caso la scissione delle colombe berlusconiane diventerebbe inevitabile. Volerebbero verso la maggioranza di governo, rendendo irrilevanti le truppe berlusconiane anche al Senato. E facendo avverare la profezia di Verdini: «Silvio, attento, perché quando ti accorgerai che avevo ragione sarà troppo tardi».