PANICO A PALAZZO CHIGI: COSA HA IN MANO MARIA ROSARIA BOCCIA? – GIORGIA MELONI TEME CHE L'INFLUENCER DI POMPEI, CHE GIÀ IERI L'HA SMENTITA IN DIRETTA, SIA IN POSSESSO DI MOLTI AUDIO E VIDEO COMPROMETTENTI SU SANGIULIANO – L’AFFAIRE RISCHIA DI TRASFORMARSI IN UNA FIGURA DI MERDA IN MONDOVISIONE DURANTE IL G7 – E “GENNY” CHE FA? ALLO STAFF CONTINUA A DIRE CHE NON SI DIMETTERÀ, MA FINO A QUANTO POTRÀ RESISTERE DI FRONTE AI POST E ALLE FOTO DELLA REGINETTA DI POMPEI, CHE LO SBUGIARDANO? L'IMPRENDITRICE DI ABITI DI SPOSA HA UN GROSSO ARCHIVIO DI AUDIO, FOTO E VIDEO - LA VOCE "FEMMINILE" CHE CHIEDEVA DI STRAPPARE LA NOMINA, DI CUI PARLA LA BOCCIA NELLA STORIA INSTAGRAM DI STAMANI, SAREBBE QUELLA DI FEDERICA CORSINI, LA MOGLIE DI "GENNY", INFURIATA...
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Estratto dell’articolo di Simone Canettieri per “il Foglio”
La descrivono di umore pessimo. Perché dopo il faccia a faccia di venerdì, a margine del Cdm, Giorgia Meloni ha letto sui giornali dettagli che il ministro Gennaro Sangiuliano le aveva omesso.
Tra la premier e il titolare della Cultura c’è questa dama bianca, o meglio bionda, Maria Rosaria Boccia. […] A Palazzo Chigi temono che l’imprenditrice di Pompei sia in possesso di audio e video compromettenti. Soprattutto perché tra due settimane proprio a Pompei sarà in programma il G7 della cultura.
Un palcoscenico globale che rischia di trasformarsi in una storia da commedia all’italiana davanti ai giornalisti di tutto il mondo. Ragionamenti che ronzano nella testa di Meloni, costretta a una decisione: mollare Sangiuliano subito o difenderlo, ma fino a quando? Intanto opta per scudarlo.
Gli alleati di centrodestra, Matteo Salvini e Antonio Tajani, assistono alla vicenda chiusi in un cinico silenzio. Leggono, commentano in stanze mute, forse sghignazzano. Tuttavia nella Lega e in Forza Italia le bocche sono cucite.
Nessun attacco al ministro-giornalista, ma soprattutto zero difese, nemmeno di maniera. La famiglia Berlusconi si tiene alla larga e anzi, non ha mai avuto un grande rapporto in questi due anni con il responsabile della Cultura italiana.
Idem Salvini che nel corso degli anni lo ha visto avvicinarsi molto a lui per poi allontanarsi attratto dal richiamo della foresta (e della Fiamma).
La decisione è in capo a Meloni, come sempre. Abituata […] a difendere i suoi colonnelli in pubblico, salvo fare loro il pelo e il contropelo in privato (come accadde […] con […] Andrea Delmastro […]). Questa volta è diverso, pare. Perché le decisioni di Meloni sono legate a una parola: rimpasto.
Se il caso Sangiuliano diventasse indifendibile nei prossimi mesi si unirebbe alla sostituzione di Raffaele Fitto, indicato come commissario Ue, e forse a quella di Daniela Santanchè, titolare del turismo, con due udienze preliminari, per reati diversi, fissate entrambe a ottobre. Tre ministri da cambiare, uguale rimpasto, uguale Meloni 2 con fiducia alle Camere. Non si scappa, lo sanno bene anche al Quirinale. Scenario che la leader di Fratelli d’Italia ha sempre deplorato.
Di sicuro in queste ore fioccano nel partito di Meloni gli scenari di possibili sostituti di Sangiuliano. In ordine: il giornalista Alessandro Giuli, direttore del Maxxi, e Giampaolo Rossi, dg Rai. Poi nel frullatore circolano i nomi dello scrittore Giordano Bruno Guerri (considerato troppo eretico), ma anche dei sottosegretari Gianmarco Mazzi (entrato in quota FdI) e Lucia Borgonzoni (leghista, ipotesi praticamente impossibile).
[…] Ma il ministro? Alle 15 lo vedono lasciare la sede del Collegio Romano senza rilasciare dichiarazioni. La sua ombra si staglia a Palazzo Chigi, anche se non ci sono conferme di un confronto di persona. “Si sono sentiti al telefono”. E non sono arrivate sviolinate, da parte di Meloni.
Lui dice al suo staff: “Non mi dimetto”. Convinto di poter spiegare tutto, ottimista sul fatto che prima o poi l’affaire Boccia si sgonfi. Opinione che però non corrisponde a quella che si percepisce dalle parti della presidente del Consiglio. […] preoccupata, dalle ricadute mediatiche internazionali del G7 di Pompei. “Non esistono problemi di sicurezza”, spiegano dal ministero dell’Interno. Il pasticcio resta e non si sa che piega potrà prendere, questo sì. […]