PAPA MULTIPLEX PER IL SINODO – SULLA FAMIGLIA BERGOGLIO NON SPOSTA LA LINEA DELLA CHIESA: “IL VINCOLO CONIUGALE È UNICO E INDISSOLUBILE” – MA CONFERMA CHE LA CHIESA “È UN OSPEDALE DA CAMPO” E DEVE ACCOGLIERE CHI HA LA FAMIGLIA A PEZZI
Luigi Accattoli per il “Corriere della Sera”
La Chiesa difende «l’unità e l’indissolubilità del vincolo coniugale» e non muta la sua predicazione «secondo le mode passeggere e le opinioni dominanti». Ma lo fa «nella carità che non punta il dito per giudicare gli altri» e cura «le coppie ferite con l’olio dell’accoglienza e della misericordia».
È un Papa Bergoglio di singolare equilibrio, che cammina guardingo sullo spartiacque dell’assemblea sinodale, senza pendere né a destra né a sinistra, quello che ieri mattina ha aperto in San Pietro l’assemblea del Sinodo che da oggi e per tre settimane discuterà sul tema «La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo».
Al Sinodo dell’anno scorso, che era anche quello sulla famiglia e preparatorio a questo, si era manifestata una forte dialettica tra i «padri» preoccupati di salvaguardare la dottrina dell’indissolubilità e quelli che chiedevano adattamenti dell’applicazione di quella dottrina alla «prassi» pastorale; e in chiusura di quell’assemblea Francesco, con un magistrale discorso, si era posto a garante di ambedue le esigenze, invitando a non cedere alle opposte tentazioni della «rigidità» e del «buonismo».
Si direbbe che ieri, per l’apertura del nuovo Sinodo, si sia rifatto a quanto aveva detto chiudendo l’altro. Ha citato due volte Papa Ratzinger per mutuarne parole di fermezza: «Senza la verità la carità scivola nel sentimentalismo». Ma ha citato anche, senza nominarlo, Papa Luciani per ricordare che il Signore guarda all’umanità «con la tenerezza e la sollecitudine di un padre e al tempo stesso di una madre».
E si è rifatto esplicitamente a Papa Wojtyla per affermare che «l’errore e il male devono essere sempre condannati e combattuti; ma l’uomo che cade o che sbaglia deve essere compreso e amato: noi dobbiamo amare il nostro tempo e aiutare l’uomo del nostro tempo». Ha chiamato dunque i predecessori a testimoni della validità della sua veduta ampia della crisi della famiglia e delle possibili soluzioni.
Assecondando una ricorrente tentazione degli ambienti conservatori, ha descritto a tinte forti le deviazioni delle «società più avanzate», che «hanno la percentuale più bassa di natalità e la percentuale più alta di aborto, di divorzio, di suicidi e di inquinamento ambientale e sociale» e nelle quali «l’amore duraturo, fedele, coscienzioso, stabile, fertile è sempre più deriso e guardato come se fosse roba dell’antichità».
Ma da chi invita a capire le debolezze dell’uomo d’oggi ha preso questo riconoscimento che l’insegnamento cristiano sul matrimonio è arduo a seguire: «Solo alla luce della follia della gratuità dell’amore pasquale di Gesù apparirà comprensibile la follia della gratuità di un amore coniugale unico e usque ad mortem (fino alla morte)».
«In questo contesto sociale e matrimoniale assai difficile, la Chiesa è chiamata a vivere la sua missione nella fedeltà, nella verità e nella carità», ha detto ancora. Per farlo dovrà «insegnare e difendere i valori fondamentali, senza dimenticare che Gesù ha detto che non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; e che egli non è venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».
Dovrà essere «ospedale da campo» con le «porte aperte ad accogliere chiunque bussa» e dovrà «cercare e accompagnare l’umanità di oggi, perché una Chiesa con le porte chiuse tradisce sé stessa e la sua missione, e invece di essere un ponte diventa una barriera».
All’Angelus dalla finestra Francesco ha avuto ancora una volta un pensiero per i migranti e ha ripetuto il suo monito all’accoglienza: «Il Signore ci aiuti a non essere società-fortezza, ma società-famiglia, capaci di accogliere, con regole adeguate, ma accogliere, accogliere sempre, con amore».