È PARTITA LA RESA DEI CONTI NEL TERZO POLO – CARLO CALENDA BLOCCA LA CHAT DI “AZIONE”, DOVE NELLE ULTIME ORE SONO VOLATI VELENI, ACCUSE E INSULTI – LA VECCHIA GUARDIA METTE SOTTO ACCUSA GLI EX DI FORZA ITALIA, PARTONO LE DIMISSIONI E CARLETTO DÀ LA COLPA AGLI ELETTORI CHE VOTANO PER IDEOLOGIA. IL CHURCHILL DEI PARIOLI È INCAZZATO COME UNA IENA CON RENZI: IL PARTITO UNICO IN VISTA DELLE EUROPEE È GIÀ BELLO CHE ARCHIVIATO…
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Estratto dell’articolo di Pasquale Napolitano per “il Giornale”
È la sera di lunedì, il dato elettorale delle regionali in Lombardia e Lazio è definitivo, quando Carlo Calenda blocca la chat di Azione, che di ora in ora s'era trasformata in un sfogatoio di veleni e accuse.
«Mi assumo tutta la responsabilità, ne parliamo domani (martedì) liberamente in direzione. Ora stop alle polemiche». Poche righe, per stoppare sul nascere tensioni e malumori a caldo dopo la disfatta elettorale. La delusione per il flop è incontenibile. Il messaggio di Calenda piomba nella chat dei big.
Per intenderci, quella nella quale scrivono Mara Carfagna e Mariastella Gelmini, il capogruppo Matteo Richetti e i dirigenti nazionali di Azione. La vecchia guardia si scaglia contro gli ex di Forza Italia. […]
È una resa dei conti. C'è chi minaccia dimissioni, chi le rassegna, come nel caso di Niccolò Carretta coordinatore del partito in Lombardia. Un'altra grana scoppia a Roma con la federazione di Azione in subbuglio contro Calenda: il candidato di punta, Federico Petitti, indicato anche come capolista del Terzo Polo nel collegio di Roma e provincia, non è stato eletto. Doveva essere la punta di diamante si è rivelato un flop elettorale, nonostante l'appoggio dei calendiani. Vecchi e nuovi si rinfacciano accuse. Gli ultimi arrivati, gli ex Fi, accusano i calendiani della prima ora: «Non possiamo essere un partito virtuale, tutta teoria e niente pratica».
Tradotto: serve radicamento sul territorio e gente con i voti. Basta con il partito dei pariolini. Mara Carfagna, l'ex ministro arrivata dopo nel progetto di Calenda, getta acqua sul fuoco e nell'intervista al Messaggero fissa alle europee il prossimo orizzonte per fare un bilancio. Però, nella base comincia a serpeggiare la paura: «Con questi dati non centriamo la soglia di sbarramento fissata al 4%». […]
Ma soprattutto le tentazioni di una parte di abbandonare il progetto del partito unico. […] Sul futuro del Terzo Polo, Calenda non vuole rinunciare al modello macroniano: «Un'alleanza strutturale con il Pd? Assolutamente no perché sennò sarei rimasto nel Pd. Il nostro progetto non è distruggere il Pd ma mettere insieme un centro liberale e popolare e diventare il perno di coalizioni che da sole non riescono a governare». In direzione si trova una tregua per andare avanti. Ma c'è l'amara certezza: il Terzo Polo non decolla.