I PARTITI CHIEDONO L’ELEMOSINA - CON LA CAMPAGNA ELETTORALE SEMPRE PIU’ VICINA, TUTTI SI AGGRAPPANO AL DUE PER MILLE - NEL 2016 I DONATORI TRAMITE I MODELLI 730 E UNICO SONO STATI 970 MILA E HANNO REGALATO 11 MILIONI DI EURO - SENZA FINANZIAMENTI PUBBLICI, NON SI CANTA MESSA: LA POLITICA A COSTO ZERO NON ESISTE
-Gian Maria De Francesco per “il Giornale”
La campagna elettorale è già cominciata, anche se con altre forme. Si chiama lotta per la sopravvivenza della democrazia attraverso la destinazione del due per mille dell' Irpef. Da quando è stato abolito il tradizionale finanziamento pubblico dei partiti la scelta dei contribuenti è, in pratica, l' unico mezzo di sussistenza dei movimenti considerato che le donazioni dei privati hanno un tetto di 100mila euro e chi non ha rappresentanza non può contare sui versamenti di deputati e senatori.
Nel 2016 i «donatori» tramite i modelli 730 e Unico (che da quest' anno si chiama Redditi) sono stati 970mila, circa il 2,5% dei 40 milioni di contribuenti, e hanno fatto confluire circa 11 milioni verso le casse dei partiti. La classifica, pubblicata dal dipartimento delle Finanze del ministero dell' Economia, vede ai primi posti i partiti con un forte radicamento territoriale.
Più della metà della torta (6,4 milioni di euro) se l' è aggiudicata il Partito democratico di Matteo Renzi. La presenza capillare, il coinvolgimento dei militanti nelle sezioni ha fatto sì che 491mila contribuenti l' anno scorso destinassero il proprio 2 per mille al Pd. A seguire il Carroccio di Matteo Salvini (129mila scelte per 1,4 milioni) e Sel (oggi Sinistra italiana) con 72mila scelte e 838mila euro. Immediatamente al di sotto del podio si collocano Forza Italia (47mila scelte e 615mila euro), Fratelli d' Italia (51mila e 569 mila) e Rifondazione comunista che, sebbene scomparsa dai radar da nove anni, ha ancora un ristretto zoccolo di fedelissimi (46mila scelte per 460mila euro).
Nell' elenco complessivo non figura il Movimento Cinque Stelle che per propria scelta ha rinunciato a qualsiasi sostegno che si potesse configurare come pubblico confidando sulle piccole donazioni dei simpatizzanti, mentre gli eletti (anche se non sempre i rendiconti sono cristallini) utilizzano parzialmente le indennità per finanziare la propria presenza sul territorio e il resto lo restituiscono a un fondo per le pmi.
Come si vede sono cifre ben lontane dai fasti del recente passato. Gli eccessi sono da stigmatizzare, ma non tutti si possono adeguare allo pseudo-francescanesimo grillino. L'M5s si basa infatti sul coinvolgimento a basso costo tramite le piattaforme Internet. Ma anche questo modello ha evidenti limiti, come dimostrano i sondaggi negativi per le amministrative nelle grandi città dove la presenza fisica e non virtuale dei candidati ha un peso rilevante.
L'esperienza grillina, in fondo, dimostra che la politica a costo zero non esiste. E, allo stesso tempo, il fanatismo pentastellato è rivelatore dell' intolleranza della maggior parte dell' opinione pubblica nei confronti dei finanziamenti privati. Basti pensare che l' ultima campagna elettorale per le presidenziali Usa ha visto i due comitati Trump e Clinton incassare oltre 1,5 miliardi di dollari di contributi.
Ecco perché i partiti hanno iniziato a organizzarsi per il due per mille. Forza Italia con il suo responsabile Internet, il deputato Antonio Palmieri, ha messo a punto molti meme dal tema «Non regalare il governo a Renzi e Grillo» e un vero e proprio decalogo nel quale si sottolinea che il Cav non può più sponsorizzare la sua creatura. Un segno dei tempi che cambiano.