1. IL PARTITO DI CONTE NON E’ ANCORA NATO MA C’E’ GIÀ LA SUA “CLASSE DIRIGENTE”, CHE SI E' ATTIVATA PER FARE SCOUTING DI "RESPONSABILI" - LA RETE DI RAPPORTI CHE L’AVVOCATO DI PADRE PIO HA INTRECCIATO A PALAZZO CHIGI È RICCA E TRASVERSALE: DAL CAPO DEI SERVIZI, GENNARO VECCHIONE A LANDINI DELLA CGIL, IL PRESIDENTE DELL'ENI CALVOSA, L’AD DI POSTE DEL FANTE, IL PRESIDENTE DI ENEL CRISOSTOMO, L’AD DI CDP PALERMO E IL SUPERMAN ARCURI
2. IN CABINA DI REGIA CI SONO IL "MENTORE" GUIDO ALPA E L'AVV. LUCA DI DONNA - I RAPPORTI CON IL VATICANO, CON LA COMUNITÀ DI SANT’EGIDIO E LA PONTIFICIA ACCADEMIA DELLE SCIENZE SOCIALI, CON L’OBIETTIVO DI RIUNIRE TUTTI I CATTOLICI IN UN’UNICA FORZA POLITICA


1 - CARDINALI, SERVIZI E IL PARTITO ROMANO LA RETE DI POTERE TRASVERSALE DI CONTE

Fabio Martini per “la Stampa”

 

alessandra locatelli con sergio mattarella e giuseppe conte

Quei pochi che hanno parlato con lui nelle ore che precedono il discorso più importante della sua vita, raccontano tutti la stessa cosa: Giuseppe Conte è «in palla», è «sicuro di farcela», ma non ha ancora deciso su un dettaglio che potrebbe rivelarsi decisivo: inserire o no, nel suo discorso alla Camera di oggi, un passaggio che faccia a capire a tutti che lui, da ora in poi, è in campo.

 

Che lui è pronto a guidare, un domani, un vero e proprio partito. Non un' effimera lista elettorale. Finora di questa prospettiva hanno sempre parlato i giornali, ma lui nei pourparler informali e nelle dichiarazioni pubbliche è sempre stato attentissimo a non lasciare spiragli. Smentendo impegni in prima persona che potrebbero irritare non poco i partiti-guida della coalizione.

 

zingaretti di maio

Ma stavolta indicare, sia pure con una perifrasi, un orizzonte servirebbe - così gli hanno spiegato i maghi delle alchimie parlamentari - per convincere gli onorevoli ancora titubanti: il partito di Conte diventerebbe un approdo accogliente per tanti in cerca di domicilio politico. «Poco ma sicuro: dal giorno dopo sarebbe una slavina verso Conte e i suoi gruppi parlamentari», confida (dietro richiesta di anonimato) uno dei parlamentari "coperti". Ecco perché in queste ore Conte sta cercando l'espressione "giusta", quel dire e non dire che consentirebbe di riaccendere una speranza a tanti parlamentari che a fine legislatura sarebbero condannati all' addio alla politica.

 

conte vecchione

Conte è incerto perché si chiede e chiede: Di Maio e Zingaretti come reagirebbero?

In buone parole, un Conte alle prese col suo "Comma 22", quella situazione paradossale nella quale si profilano diverse possibili scelte, ma sono solo apparenti, perché in realtà, l'opzione possibile è una sola. Un circolo vizioso? Il presidente del Consiglio deciderà all'ultimo minuto cosa dire e non dire, ma se aprisse uno spiraglio sulla sua salita sul ring elettorale, l' effetto sarebbe immediato.

 

matteo del fante poste italiane 2

E andrebbe molto oltre l' orizzonte parlamentare: darebbe un porto sicuro e improvvisa solidità ai tanti rapporti fluidi, avviati in questi ultimi tempi con tanti poteri, più o meno forti che operano nella capitale. Darebbe una risposta alla domanda che la Roma che conta si chiede da mesi: ma i buoni rapporti che Conte intrattiene con tanti diventano o no partito?

 

Nei due anni e mezzo trascorsi a palazzo Chigi Giuseppe Conte ha intrecciato rapporti non episodici, ma neppure organici con tutti i segmenti dell'eterno "partito romano", quello che si muove lungo l'asse Servizi-grandi aziende partecipate-Vaticano-grandi boiardi-sistema dell' informazione-Confindustria e sindacati-Procura di Roma. Dall' epifania del 2018 ad oggi, Conte ha sapientemente consolidato alcune colonne del potere reale.

giuseppe conte gennaro vecchione

Ha nominato (ai tempi del governo giallo-verde) alla guida dei Servizi il generale Gennaro Vecchione, capo del Dis e oramai è la personalità di maggior fiducia di Conte.

 

Nel mondo delle grandi partecipate negli ultimi mesi sono fioriti, dal nulla, diversi "contiani": lo sono diventati l'ad di Poste Matteo Del Fante (che era renziano), il presidente di Enel e il brindisino Michele Crisostomo. È vicinissimo al governo il presidente di Cassa Depositi e prestiti Fabrizio Palermo, mentre è un amico del presidente del Consiglio il nuovo capo dell' Anticorruzione, Giuseppe Busia. E ovviamente è uomo oramai legato a doppio filo con Conte il commissario all' emergenza Covid, Domenico Arcuri. Letteralmente "incollato" ad Invitalia dai tempi del governo Prodi, oramai isolato nel nuovo contesto politico, Arcuri è rinato con la chiamata di Conte.

Fabrizio Palermo

 

Certo, Conte ha stretto rapporti ma non ha ancora messo le radici. Sino all' estate del 2018, sino a quando ha frequentato Roma ad intermittenza, le finestre dell' avvocato Conte sulla città eterna erano due e senza un gran "vista" sul potere vero.

 

Anzitutto lo studio legale guidato da Guido Alpa, il giurista che è stato il suo mentore, ricco di relazioni e di clienti significativi e che negli ultimi mesi, come capitato in passato ad altri Studi, ha allargato il proprio giro anche per luce riflessa.

 

L’altra finestra su Roma del "giovane" Conte, sia pure di una stagione lontana, era Villa Nazareth, il collegio universitario nel quale il futuro presidente del Consiglio ha conosciuto a suo tempo Pietro Parolin, oggi Segretario di Stato del Vaticano.

 

domenico arcuri

Ma in questa fase Parolin vive un rapporto difficile col papa e in ogni caso, nell' era di Francesco, tutti i leader politici italiani hanno capito che godere canali speciali con alcuni cardinali non è più un valore aggiunto come nel passato.

 

E anche se Francesco non si scopre, Oltretevere assicurano che tutto quello che porta stabilità nella politica italiana, è benvisto. E quanto ai rapporti con le parti sociali, tra Conte e Maurizio Landini si è creata una buona "chimica", anche se un partito di Conte promette di avere un rapporto speciale con la Cisl. Con la Confindustria del nuovo presidente Carlo Bonomi il rapporto non è mai stato idilliaco ma in questi ultimi giorni il messaggio arrivato a palazzo Chigi è stato inequivocabile: «La crisi deve essere risolta il prima possibile».

GUIDO ALPA

 

2 - C'È LO STUDIO ALPA, UN PO' DI CINA E MOLTO VATICANO, DIETRO LA CACCIA AI RESPONSABILI PER CONTE

Valerio Valentini per “il Foglio”

 

C’è il folklore, certo. C’è il fondatore del “partito di Conte”, “Italia23”, che è un senatore eletto col contributo della Lega. Raffaele Fantetti se l’è infatti guadagnato grazie al Carroccio, lo scranno. Per gli italiani all’estero, col Cav. e la Meloni, Salvini aveva un patto: un certo numero di candidati a testa.

 

Stefano Zamagni

E allora il salviniano Guglielmo Picchi, che di Fantetti era amico, fece la pensata: candidati con FI, ma  alla prima occasione  passi con noi. E di quell’idea, poi abortita, restano i volantini in cui il volto di Fantetti, romano residente a Londra, lo stesso volto che ora sponsorizza il leader "punto fortissimo di riferimento dei progressisti", sta insieme a due candidati leghisti, Billi e Codoro.

 

C’è il folklore, si diceva. Ma c’è di più. Perché dietro alla caccia ai “costruttori”, nell’articolata trama di relazioni e di  consuetudini, nel riecheggiare del solito “ah fra’, che te serve?” su cui si fondano spesso i cambi di maggioranza, si muovono personaggi assai meno pittoreschi. Il mentore supremo di Giuseppe Conte, il professor Guido Alpa, ha attivato i suoi contatti.

GUIDO ALPA

 

E così almeno due senatori in odore di responsabilità si sono sentiti chiamare da intermediari che agivano, dicevano, per conto di Luca Di Donna, avvocato che riceve al numero 6 di piazza Cairoli,  nello stesso stabile in cui ha sede lo studio legale del maestro di Conte, e che ha una discreta fama anche dentro i corridoi della Sapienza, dove insegna Diritto privato europeo, essendo grande animatore dell’Istituto italo-cinese.

 

PAPA BERGOGLIO E GIUSEPPE CONTE

Per questo nell’aprile del 2019, ancora in epoca di grilloleghismo, s’imbarcava per la Cina insieme al premier, di cui è grande amico, per andare a inaugurare la sede dell’Istituto a Wuhan, dove presiede  un corso di laurea, mentre Conte era impegnato a Pechino nel forum sulla Via della Seta. E il nome di Alpa se l’è sentito fare anche un deputato renziano, avvocato, contattato dal presidente dell’ordine forense della sua provincia: “Sa, il caro professor Guido è un amico in comune”.

 

Dei tre senatori eletti sotto il simbolo dell’Udc, almeno due si dicono pronti, nei conciliaboli riservati, a completare la traversata che li porterebbe a stringere la mano del giurista di Volturara, facendo così salire l’asticella della responsabilità verso la soglia fatidica della maggioranza assoluta di 161. Loro ci starebbero pure, dicono.

 

GIANFRANCO ROTONDI CON CAMICIA MULTICOLOR

E però Lorenzo Cesa, che dello scudo crociato è il detentore, resiste, recalcitra. “Nonostante — raccontano — si sia mosso perfino un generale della Guardia di Finanza”. Finanzieri per Conte, insomma, come quel Gennaro Vecchione che di Conte è uomo fidatissimo, ed è a capo dei servizi segreti? “No no, non Vecchione in persona. Però un amico, un conoscente”.

 

E un po’ tutti i responsabili arruolabili, con accenti e con toni diversi, si sono sentiti fare discorsi simili: che cioè l’impegno in favore del premier non starebbe solo in un tasto da schiacciare martedì prossimo, quando Conte dovrà affrontare il rodeo di Palazzo Madama. “Ma è l’inizio di un percorso”, insomma l’atto fondativo di un possibile partito di stampo progressista, moderato e ovviamente cattolico.

PIETRO PAROLIN

 

E la benedizione del Vaticano, scontata visto il passato dell’“avvocato del popolo” nella cantèra di Villa Nazareth, starebbe perfino nelle suggestioni che ruotano intorno al nome del  partito di Conte. Perché “Insieme”, di cui tanto si parla, è un simbolo già ideato nell’ottobre scorso dall’economista Stefano Zamagni, presidente della Pontificia accademia delle scienze sociali, con l’ambizione di riunire tutti i cattolici in un’unica forza politica.

 

Che possa essere guidata da Conte? Questo se lo son sentiti dire due senatori forzisti di fede carfagnana da un prelato che s’era attivato, pare, su supposto mandato di Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio.

 

PIETRO PAROLIN GIUSEPPE CONTE

“E’ Conte la scommessa di quel mondo cattolico”, ci dice  Gianfranco Rotondi, grande esperto di trame democristiane. Ce lo dice a tarda sera, al termine di un pomeriggio in cui il suo cellulare è sempre occupato. A caccia di responsabili? “Macché”, ci risponde Rotondi. “Il punto è che da quanto s’è sparsa la voce che io sarei il regista del ‘partito di Conte’, è un continuo stalking. L’ultimo era un primario di un ospedale lombardo. Gli ho dovuto dire di rivolgersi altrove”. A Conte? “No. Conte deve pensare alla sfida di martedì. Poi, per il suo partito, ci sarà tempo”.