DI-PARTITO DEMOCRATICO – TRA I SONDAGGI E IL QATARGATE, I DEM FANNO I CONTI COL TIMORE DI SPARIRE O FINIRE NELL’IRRILEVANZA COME I SOCIALISTI FRANCESI – ZINGARETTI VERSO L’APPOGGIO A SCHLEIN – L’ATTO DI ACCUSA DI UN DIRIGENTE DEM CONTRO SPERANZA E I COMPAGNI DI ARTICOLO 1 (IL PARTITINO DI PANZERI) – “QUESTI VOGLIONO ENTRARE NEL PD PER FARE SEGRETARIA SCHLEIN, COSTRINGERE I RIFORMISTI ALLA SCISSIONE E POI PUNTARE AD ALLEARSI CON CONTE. È IL PROGETTO DI D'ALEMA”

-


Maria Teresa Meli per il “Corriere della Sera”

 

bonaccini de micheli schlein

È Stefano Bonaccini, il candidato alla segreteria che sulla carta ha maggiori chance di vincere, a dare voce ai timori che agitano i dem: «I sondaggi lasciano il tempo che trovano ma certo il "Qatargate" è stato un pugno nello stomaco. Il rischio non è la scomparsa bensì l'irrilevanza, come è successo al Pasok greco o al Partito socialista francese».

 

Già, il Pd è in apnea dopo gli ultimi sondaggi che lo danno in picchiata, causa «Qatargate». Quel «Qatargate» che fa dire a Enzo De Luca: «Il partito è stato per 15 anni nelle mani di un gruppo dirigente di miserabili».

 

BONACCINI - PAOLA DE MICHELI - ELLY SCHLEIN ALLA MANIFESTAZIONE PD A PIAZZA SANTI APOSTOLI

Tra i parlamentari si parla solo di sindrome francese o greca (più maliziosa quest' ultima versione che allude anche alla nazionalità di Eva Kaili). E ormai i dem non nascondono la difficoltà del Pd nemmeno in pubblico. Graziano Delrio e Debora Serracchiani, in vista dell'incontro di oggi dei tre candidati alla segreteria con Enrico Letta (ma Bonaccini sarà collegato da fuori), scrivono nero su bianco: «Il risultato del 25 settembre ha definitivamente messo in discussione la funzione storica del Pd, il senso stesso della sua esistenza». Mentre Goffredo Bettini ammette senza reticenze: «Adesso noi siamo una minoranza di un fazzoletto minoritario».

 

Del resto, del «rischio di uno scenario francese, stretti tra Conte, da una parte, e Renzi e Calenda, dall'altra» aveva parlato per primo Letta con Olaf Scholz, quando, a settembre, da segretario non ancora uscente, era volato a Berlino per incontrare il cancelliere tedesco a cui aveva confidato le sue preoccupazioni.

 

schlein bonaccini

Prima del voto, prima del «Qatargate». È proprio il timore per le sorti del Pd che ha spinto Franceschini ad appoggiare Schlein, come ha spiegato lui stesso ai suoi: «Lo so che Elly è il rischio ma questa è la fase in cui il Pd o rischia o muore».

 

Un ragionamento simile a quello che va facendo Nicola Zingaretti, che però ancora non si è pronunciato, limitandosi a dire: «Non mi piacciono le semplificazioni di Bonaccini, sono una furbizia». Chi appare meno pessimista rispetto a due mesi fa è invece Matteo Orfini. «Dopo due mesi di questa legislatura - dice ora il deputato dem - sono più fiducioso perché in Parlamento esistiamo solo noi nell'opposizione e questo alla lunga paga. Però serve un segretario nuovo, perché così non capitalizziamo nulla».

 

SCHLEIN BONACCINI 5

Orfini ritiene che le primarie andrebbero anticipate. Matteo Ricci propone una data: il 22 gennaio. E anche la candidata alla segreteria Paola De Micheli vuole tagliare i tempi. Ma nel caos dem che ormai impera sovrano c'è anche chi propone di posticipare le primarie, perché troppo a ridosso delle regionali di Lazio e Lombardia. Sul fronte Letta, però, al momento non arrivano segnali in un senso o nell'altro: «Non ci sono novità». Del resto, lo stesso Bonaccini non ha fretta: non vuole che da neo segretario gli si imputino le eventuali sconfitte di Lazio e Lombardia. In questo scenario la scissione, evocata, temuta, ventilata, non sembra essere più un tabù.

 

elly schlein roberto speranza enrico letta

Anzi qualche dem si è convinto che ci sia chi ci sta lavorando. Ha tratto questa impressione qualche parlamentare dopo aver sentito Roberto Speranza, nella prima riunione del comitato costituente, dire così: «Deve essere chiaro l'intento di espungere il liberismo che si è insinuato nel Pd». Il leader di Articolo 1 si riferiva al «vecchio» manifesto dei valori del Partito democratico. Subito dopo in un piccolo capannello si è sentito un autorevole dirigente dem sussurrare: «Dare del liberista ad Alfredo Reichlin (uno degli estensori di quel manifesto, ndr ) è il massimo. Questi vogliono entrare nel Pd per fare segretaria Schlein, spaccarlo, costringere i riformisti alla scissione e poi puntare ad allearsi con Conte. È il progetto di D'Alema. Per evitare la fine dei socialisti francesi c'è chi vuole trasformare il Pd nel partito di Mélenchon»

elly schlein sul palco con bonaccini
roberto speranza foto di bacco (3)
elly schlein abbraccia stefano bonaccini