IL PASSATO RITORNA E HA LA FACCIA DI OCCHETTO - DI PIETRO DEVE RESTITUIRE LA METÀ DEI 5,4 MILIONI DEI FINANZIAMENTI PER LE EUROPEE 2004: “QUESTO È STALKING GIUDIZIARIO. LE SPESE ELETTORALI LE HO PAGATE IO”


Marco Cremonesi per “Il Corriere della Sera

 

ANTONIO DI PIETRO - VIDEO PER LE ELEZIONI IN SARDEGNA

«Ma che devo fare? Li denuncerò per stalking giudiziario... Sono anni che ‘sta cosa va avanti». Antonio Di Pietro è a casa, a Montenero di Bisaccia. Le due vite precedenti sembrano archiviate: lontani i fasti della politica da protagonista, lontanissimi quelli delle antiche inchieste: «Sono qui con il mio asinello».

 

Ma il passato ritorna. Non molla. E si ripresenta sotto forma di un decreto ingiuntivo del Tribunale di Roma del 21 luglio. Gli impone di versare due milioni e 694 mila euro (più interessi) agli antichi partner della lista Di Pietro-Occhetto. Ma lui non sembra scosso: «Il decreto è frutto delle richieste di parte. Ora, abbiamo 40 giorni di tempo per ricorrere. E i precedenti, non dimentichiamolo, ci hanno sempre dato ragione». 

 

ACHILLE OCCHETTO ENRICO BERLINGUER jpeg

Tutto inizia all’indomani delle elezioni europee del 2004, a cui si era presentata una lista formata dai sostenitori di Antonio Di Pietro e dal gruppo riunito intorno all’ultimo segretario del Pci, Achille Occhetto («Riformatori per l’Ulivo»). Per la cronaca, la lista conquistò due seggi: Giulietto Chiesa e lo stesso Di Pietro. Per quanto riguarda questa storia, il raggruppamento si vide attribuire 5 milioni e 388 mila euro di fondi elettorali. 

 

Poi, nonostante un accordo politico, le strade si divisero. Dipietristi da una parte, dall’altra gli occhiettiani, tra cui Chiesa e l’ex sindaco di Pavia (e cofondatore dell’Italia dei Valori) Elio Veltri. Tra l’altro — e la cosa non è irrilevante — i Riformatori per l’Ulivo si trasformarono in un nuovo soggetto, il «Cantiere per il bene comune». 

GIULIETTO CHIESA

 

In breve: il decreto ingiuntivo, innescato da un ricorso di Giulietto Chiesa, dice che i rappresentanti dell’Italia dei valori devono restituire la metà dei quasi 5,4 milioni presi come rimborsi elettorali agli «eredi» dei Riformatori per l’Ulivo. Tutto facile? Per niente: una prima decisione giudiziaria su questa contesa aveva respinto la stessa richiesta.

 

«Perché — spiega Di Pietro — non soltanto il tribunale non aveva riconosciuto la continuità tra i Riformatori e il Cantiere per il bene comune. Ma aveva anche stabilito che il Cantiere non aveva la personalità giuridica necessaria ad accampare diritti». Perdoni, Di Pietro: i fondi voi li avete presi. Perché i vecchi compagni di strada non avrebbero diritto alla loro quota parte? «Perché, chi le ha pagate le spese elettorali? I Riformatori o l’Italia dei valori?».

 

Elio Veltri e Antonio di Pietro

Anche se, come è noto, i rimborsi elettorali non sono tecnicamente rimborsi ma finanziamenti sulla base dei risultati conseguiti. Ma i Riformatori puntano su un altro aspetto. In effetti, curioso. Perché i finanziamenti non furono percepiti dal partito Italia dei valori. Ma da un’associazione con lo stesso nome i cui soci erano Antonio Di Pietro, la moglie Susanna Mazzoleni e la tesoriera del partito Silvana Mura.

 

Secondo l’ingiunzione (ma anche secondo la Cassazione nel 2011), il fatto che i due soggetti (partito e associazione) siano diversi «è emerso e risulta accertato». Resta allora da capire come è possibile che un’associazione possa percepire i fondi destinati a un partito.

 

ITALIA dei VALORI

Lo sottolinea l’avvocato che ha seguito il procedimento, Francesco Paola: «Siamo in un contesto di legislazione gravemente carente in tema di fondi elettorali. Per questo è importante che ci siano precedenti come questo che tutelino i diritti di partecipazione politica fondamentale». 

 

Ma secondo Di Pietro non è affatto così: il soggetto è uno solo. «Ma quando mai? Associazione, movimento, partito... chiamatelo come volete. Resta il fatto inoppugnabile che il codice fiscale del soggetto a cui sono stati accreditati i fondi è uno soltanto. Così come uno soltanto è lo statuto». Insomma, la vicenda continua. 

 

LA GRAN GNOCCA DI SILVANA MURA

E lui, Tonino? Al di là delle sfide giudiziarie, che pensa per l’autunno a venire? «Ma che devo pensare? Io ormai sono qui, nell’associazione reduci. Guardo alla legge elettorale che verrà, ma mi pare che ci sarà poco da fare... ». Beh, si potrebbe stringere qualche alleanza, per esempio. «Macché. Qui si potrà stare soltanto o di qua o di là. E io non abbandono la mia Concordia... ».