IL PASTICCIO SUGLI EXTRAPROFITTI È L'OCCASIONE PER REGOLARE I CONTI NELLA MAGGIORANZA – FORZA ITALIA PRESENTA 11 EMENDAMENTI PER “DEPOTENZIARE” LA MISURA CHE COLPISCE LE BANCHE (TRA LE QUALI LA BERLUSCONIANA MEDIOLANUM) – MA LA MELONI NON PUÒ FARE MARCIA INDIETRO: RISCHIA DI LASCIARE CAMPO LIBERO A SALVINI E HA BISOGNO DI COPERTURE PER LA MANOVRA – COSÌ HA CONVINTO GIORGETTI A INTERVENIRE “CHIRURGICAMENTE”. TRADOTTO: GLI ISTITUTI DEVONO SGANCIARE 2,5-3 MILIARDI – TAJANI VA ALLO SCONTRO ANCHE SUL SUPERBONUS

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1 - SUPERBONUS ED EXTRAPROFITTI FORZA ITALIA VUOLE SMONTARE IL FORTINO MELONI-GIORGETTI

Estratto dell’articolo di Giuseppe Colombo per “la Repubblica”

 

giancarlo giorgetti giorgia meloni matteo salvini

L’allineamento sulla tassa della discordia matura nel corso di una lunga telefonata. Giorgia Meloni tiene il punto: «Giancarlo, sulle banche non possiamo retrocedere». È un’indicazione politica quella che la premier condivide con il ministro dell’Economia, ma che inevitabilmente ha anche un risvolto economico. Perché tenere la barra dritta sull’imposta che colpisce gli extra margini delle banche significa limitare - eufemismo - le modifiche. Correzioni sì ma «a parità di gettito» […]

 

Tradotto: le banche devono tirar fuori 2,5-3 miliardi, l’incasso messo in conto nelle scorse settimane. Sono soldi che servono a coprire una legge di bilancio ancora piena di buchi. Il titolare del Tesoro condivide l’impostazione. E per questo viene accantonata l’ipotesi di spostare il prelievo sulle banche che non hanno adeguato i tassi sui depositi dall’attivo a quello “ponderato” per i rischi, opzione a cui negli scorsi giorni hanno lavorato i tecnici del Mef.

 

TITANIC D'ITALIA - VIGNETTA BY MACONDO

Uno schema che tutelerebbe i titoli di Stato in pancia alle banche, ma che asciugherebbe sensibilmente l’incasso, fino a circa 1 miliardo. Se resterà in piedi dovrà comunque essere bilanciato da modifiche capaci di generare più gettito.

 

La convergenza tra Meloni e Giorgetti prova a ricompattare le posizioni scomposte dentro al governo. Tra l’altro la premier deve anche evitare di farsi scavalcare da Matteo Salvini, che sulla necessità e la durezza della tassa è sempre stato perentorio. Ma il piano sottostante all’esecutivo ribolle: la maggioranza è spaccata.

 

ANTONIO TAJANI E GIORGIA MELONI COME MASSIMO SEGRE E CRISTINA SEYMANDI

Forza Italia aveva promesso battaglia dal 7 agosto, quando il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto Asset che contiene la norma incriminata. E ieri è passata ai fatti, scaricando sul testo all’esame del Parlamento undici emendamenti che azzoppano l’impianto della tassa. Il vicepremier azzurro Antonio Tajani prova a smorzare il tiro: «Non poniamo diktat, siamo pronti al dialogo e al confronto» […]

 

Ma i testi sono chiari e restituiscono la traccia del gettito che si contrae. Nel pacchetto delle modifiche, infatti, figura l’esclusione delle piccole banche (con un attivo fino a 5 miliardi) e della rendita dei titoli di Stato dal margine di interesse che viene tassato. Altri due emendamenti intervengono sul tetto del prelievo, per portarlo dallo 0,1% allo 0,15% o allo 0,18%, ma modificando il parametro di riferimento dell’imposta, dall’attivo “puro” a quello “ponderato”.

 

La richiesta di rendere la tassa deducibile (totalmente o con una soglia del 27,5%) genera un incasso “virtuale” perché le banche, negli anni, recupererebbero, in tutto o in parte, le somme soggette a tassazione […]

 

IL CONTO DEL SUPERBONUS - MEME BY OSHO

Il pressing di Forza Italia è così forte da arrivare a chiedere di precisare con un avverbio («esclusivamente») un concetto la tassa una tantum - già indicato nella norma approvata dal Cdm.

 

E il pungolo a Palazzo Chigi e al Mef va oltre il tema delle banche: tra gli emendamenti spunta anche il Superbonus. A meno di 24 ore dall’altolà di Giorgetti («Nessuna proroga nelle forme finora conosciute»), gli azzurri rilanciano, con una norma “salva-condomini”: allungamento di sei mesi del 110%, fino al 30 giugno del 2024, se sono stati effettuati lavori per almeno il 30% entro il 31 dicembre di quest’anno. Una misura sollecitata dai costruttori edili, ma che sbatte contro la linea del titolare del Tesoro e della premier […]

 

2 - BANCHE, PALAZZO CHIGI BLINDA IL DECRETO STOP AL TESORO: 3 MILIARDI DALL'EXTRA-TASSA

Estratto dell’articolo di Luca Monticelli per “la Stampa”

 

meloni tajani

Poche modifiche e a parità di gettito. La morsa di Giorgia Meloni e Matteo Salvini ha convinto anche il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti a intervenire in modo chirurgico sull'imposta da applicare agli extraprofitti delle banche.

 

Il titolare del Tesoro aveva proposto un prelievo sul margine in base all'attivo ponderato, per gli istituti di credito che non hanno adeguato i tassi sui depositi, una misura che però avrebbe ridotto di parecchio il gettito atteso dallo Stato. L'esecutivo, infatti, si aspetta circa 3 miliardi da questo provvedimento, risorse fondamentali e irrinunciabili per finanziare la manovra.

 

GIORGIA MELONI - TASSA SUGLI EXTRAPROFITTI DELLE BANCHE - VIGNETTA DI GIANNELLI

E poi c'è una questione politica-elettorale: Meloni non può fare marcia indietro e lasciare campo libero a Salvini che nelle ultime settimane ha fatto la faccia cattiva contro i profitti delle banche. Perciò, nonostante le simulazioni sull'attivo ponderato che hanno tenuto impegnati i tecnici del Mef in questi giorni, Fratelli d'Italia e Lega tengono il punto mentre Forza Italia va in pressing e presenta 11 emendamenti al decreto Asset per cambiare la tassa sugli extraprofitti delle banche.

 

[…]

 

In due emendamenti Forza Italia ipotizza di innalzare dallo 0,1 allo 0,15 o allo 0,18% la quota dell'attivo oltre la quale la tassa non scatta. Un'altra norma specifica la destinazione delle entrate dell'imposta da destinare al finanziamento dei mutui dei giovani. Complessivamente sono circa 550 gli emendamenti depositati in Senato nelle commissioni Industria e Ambiente e non ci sono proposte di modifica di Fratelli d'Italia.

 

[…] La questione legata ai titoli di Stato e al rischio boomerang che ne deriva è una delle più delicate. La norma originaria del decreto Asset introduce un'aliquota del 40% sul margine di interesse delle banche che hanno sede in Italia, solo che così non si va a colpire solo la raccolta e il tasso di interesse sui prestiti, ma anche i proventi dei Btp.

 

giorgia meloni antonio tajani

Quindi perché le banche dovrebbero ancora acquistare e tenere in pancia i titoli di Stato se sono destinati a rendere di meno visto che il governo chiede un aggravio fiscale? L'emendamento di Forza Italia che esclude i titoli dal computo degli extraprofitti stabilisce, nell'ottica di una tutela dei risparmiatori, che l'ammontare su cui effettuare il prelievo sia «calcolato al netto dei profitti e delle perdite registrati nel conto economico degli anni di riferimento, comunque collegati all'acquisto, al possesso e alla rivendita di titoli di Stato», compresi interessi, plusvalenze e minusvalenze. […]

tassa sugli extraprofitti delle banche