LA PATATA BOLLENTE DEL MAGO DI OZ – LA SORTE DI PEPPINIELLO CONTE DIPENDE, QUASI TUTTO, DA ROMA E DAL RISULTATO DI VIRGINIA RAGGI (LA DISFATTA A TORINO È GIÀ NELL’ORDINE DELLE IDEE) - SE LA SINDACA ARRIVASSE TERZA O ADDIRITTURA QUARTA, SI TRATTEREBBE DELLA CERTIFICAZIONE DEL FALLIMENTO DEI 5STELLE. E LA SCONFITTA SARÀ TUTTA DI CONTE. E GIÀ DI MAIO E COMPANY RAGIONANO CHE LA SUA GUIDA POSSA ESSERE MESSA IN DISCUSSIONE…
-Annalisa Cuzzocrea per “la Repubblica”
C'è un timore che corre silenzioso tra gli uomini più vicini a Giuseppe Conte. Il presidente del Movimento 5 stelle ha fatto una campagna elettorale cominciata quasi in sordina e poi esplosa dentro piazze piene.
Da nord a sud, ma soprattutto al Sud dove il Movimento è storicamente più forte: in Calabria, Puglia, Campania, la popolarità che il suo tour voleva testare è confermata. Il rischio, però, è che non si traduca in voti per le liste M5S. Come se i due mondi fossero ancora sconosciuti l'uno all'altro. Come se non fosse lui, il leader, dopo il braccio di ferro estivo con il fondatore Beppe Grillo.
Manca una struttura, manca il partito: la scelta di rimandare le nomine era stata fatta per oscurare un'eventuale débâcle alle amministrative, ma rischia di essere controproducente. Perché se sconfitta sarà, sarà tutta dell'ex premier. Soprattutto dal punto di vista di chi già pensa - dentro i 5 stelle - che la sua guida possa essere messa in discussione. Mediaticamente molto, quasi tutto, dipende da Roma e dal risultato di Virginia Raggi.
Se dovesse essere intorno al 15 per cento, se la sindaca arrivasse addirittura quarta, si tratterebbe della certificazione del fallimento amministrativo nella capitale d'Italia. Anche per questo, i big M5S e lo stesso Conte ieri sera erano tutti con lei davanti alla Bocca della Verità a giurare - senza mettere la mano dentro il leggendario mascherone - che il loro sostegno è assoluto.
C'è però tutto un pezzo di Movimento che, se la sindaca dovesse fallire, premerà perché l'appoggio al ballottaggio (in caso ci arrivi il pd Roberto Gualtieri) sia ufficializzato. Vorrebbero farlo anche a Torino, dove Valentina Sganga è data per perdente, ma il candidato dem è - a differenza dell'ex ministro dell'Economia - una sorta di nemico giurato. E insomma, l'operazione è più complicata. Conte cercherà consolazione a Napoli con Gaetano Manfredi e a Bologna con Matteo Lepore.
Sono candidati di coalizione, più il primo del secondo per il suo profilo civico, e probabili vincitori. Eppure, neanche in nome di questo, i leader dei principali partiti che li sostengono sono riusciti a fare un'iniziativa comune. Quando Conte è andato a Bologna, Letta non c'era. A Napoli, l'ex premier ha voluto un evento separato da quello del Pd. Non è un buon presagio, per i ballottaggi. Dove gli apparentamenti sono tutt' altro che scontati. Soprattutto, è l'immagine di una coalizione per niente convinta di sé, neanche dove ha trovato candidati comuni.