PATRICK ZAKI E MONI OVADIA: I SINISTRELLI CON LA KEFIAH – L’ATTIVISTA EGIZIANO È IN “TOUR” IN ITALIA PER PROMUOVERE IL SUO LIBRO MA, DOPO LE SUE PAROLE SU NETANYAHU (“È UN ASSASSINO”) ALCUNI SUOI EVENTI SONO STATI CANCELLATI E FRATELLI D’ITALIA CHIEDE DI LEVARGLI LA CITTADINANZA ONORARIA DI BOLOGNA – VITTORIO SGARBI ATTACCA MONI OVADIA, DIRETTORE DEL TEATRO DI FERRARA, CHE INCOLPA ISRAELE DELLA GUERRA: “LO RICHIAMO NEL SUO RUOLO ISTITUZIONALE  AL CONTEGNO E ALLA UMANA PIETÀ..."

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1-«A ZAKI ADESSO VA TOLTA LA CITTADINANZA ONORARIA»

Estratto dell’articolo di Francesco Boezi per “Il Giornale”

 

patrick zaki a bologna

Patrick Zaki non può più essere un cittadino onorario di Bologna. Ne è convinto Fratelli d’Italia, dopo le esternazioni del ricercatore sul conflitto scatenato da Hamas. Per Zaki, le colpe dell’attacco sono dello Stato ebraico. E questo punto di vista non è accettabile. Così, lunedì, in Consiglio comunale, il partito di Giorgia Meloni si presenterà compatto e metterà alla prova la linea della maggioranza che regge il sindaco Matteo Lepore.

 

Cosa farà il centrosinistra? Soprattutto, come voterà il Pd? Le motivazioni dei meloniani sono chiare. […] Il ricercatore egiziano intanto lancia la sua autobiografia, continuando a promuoversi come difensore dei diritti civili.

 

elly schlein in piazza per patrick zaki

Rimangono però scolpite nella memoria di questi giorni due delle frasi pronunciate da Zaki: il «serial killer» riservato a Benjamin Netanyahu; l’attribuzione della responsabilità a Israele per le efferatezze dei fondamentalisti guidati da Mohammed Deif. E Fdi Bologna contesta l’onorificenza con cui Lepore ha premiato Zaki, poco dopo il suo ritorno in Italia dall’Egitto. […]

 

Zaki continua a essere uno dei protagonisti delle cronache di questi giorni. Dopo il rifiuto da parte del Sermig, Arsenale della pace di Torino, di ospitare la presentazione della sua autobiografia, il Salone del Libro ha comunque deciso di ospitarlo cambiando location, e optando per Hiroshima Mon Amour.

patrick zaki con giovanni molari all aeroporto di milano malpensa 2

 

Rimangono perplessità nella maggioranza regionale che è guidata dal centrodestra. «Le dichiarazioni di Patrick Zaki sono per noi inaccettabili - hanno fatto presente il presidente della Regione Piemonte Cirio e l’assessore alla Cultura Poggio - e apprezziamo il fatto che anche il direttore Benini l’abbia voluto sottolineare definendole sconcertanti».

 

A Brescia invece le cose sono andate in maniera diversa. Il sindaco, che è del Pd (il che rende ancor più interessante quel che accadrà a Bologna), ha deciso di non confermare l’invito a Zaki per il Festival della pace. Laura Castelletti reputa «divisivo» l’atteggiamento del bolognese d’adozione. Il riferimento è alle parole con cui è stato definito il leader israeliano. «Le sue parole su Israele non rappresentano il messaggio che la città vuol trasmettere», ha detto il primo cittadino, secondo quanto riportato da Il Giornale di Brescia. «Sogni e illusioni di libertà», l’opera di Zaki è uscita in libraria con La Nave di Teseo. […]

 

2-L’INTELLETTUALE HA IL DOVERE DELLA CONDANNA E DEL RISPETTO

Estratto dell’articolo di Vittorio Sgarbi per “Il Giornale”

 

guerra israele gaza

In questi giorni Elisabetta, mia sorella, ed io viviamo tra due fuochi, problemi analoghi. I problemi hanno i nomi di Patrick Zaki e Moni Ovadia. Il primo è un autore de La Nave di Teseo che con molta abilità mia sorella ha cooptato e avviato a sicuri successi editoriali. Il secondo è direttore del teatro di Ferrara, indicato da me all’amministrazione comunale nonostante la sua riconosciuta militanza che lo rende inviso a una parte della destra ferrarese.

 

In entrambi i casi la contraddizione è evidente: i due dicono cose che non piacciono a chi giudica con tutta la giusta severità l’attentato di Hamas. Analizzano le ragioni del conflitto israelo-palestinese ma sembrano non vedere l’episodio specifico e il suo orrore. Che fare allora con queste posizioni?

 

MONI OVADIA ALLA MANIFESTAZIONE CONTRO L'INVIO DELLE ARMI ALL'UCRAINA - PIAZZA SANT IMMACOLATA - SAN LORENZO

[…] I libri non si impongono se non tentando di ostacolarli: nulla li favorisce più delle censure. Diverso è il caso di Moni Ovadia. Avendone io sostenuto la nomina a Ferrara, da più parti mi si chiede di farlo dimettere. Il teatro è un’istituzione corale che rappresenta lo stato d’animo della cittadinanza. E il sentimento collettivo è dalla parte di Israele. Il resto sono riflessioni politiche difficili, per un ebreo come Ovadia, anche in tempo di pace. Ho così preso posizione per rispondere a un diffuso sconcerto, tanto più forte perché l’essere ebreo di Moni Ovadia gli dovrebbe imporre dolore e pietà per il suo popolo.

 

Di fronte all’attacco di Hamas contro cittadini israeliani inermi, invoco il rispetto e la necessità del dolore e della condanna di una azione terroristica senza obiettivi militari. Nessuna disperazione e nessuna ragione possono giustificare un’azione così indegna. Le istituzioni culturali ferraresi hanno il dovere di sostenere il diritto di Israele ad esistere.

 

stefano bonaga, moni ovadia, massimo cacciari ph ottavia casagrande

Ogni altra considerazione umana e politica sui diritti dei palestinesi non può essere invocata. In un momento come questo richiamo Ovadia, nel suo ruolo istituzionale, al contegno e alla umana pietà per le vittime innocenti, che sono posizioni necessarie e preliminari a qualunque riflessione politica.

 

Ovadia risponde alla mia sollecitazione: «Io non prendo posizione, ma argomento sulle origini della catastrofe come fa la stampa israeliana. Inoltre i miei compiti sono professionali, non istituzionali». Io ribatto, cercando di muovere la sua sensibilità: «Nessun limite al tuo pensiero ma non sul sangue e sul corpo degli ebrei uccisi». E lui risponde: «Ho scritto un po’ di getto. Non ho inteso minimamente sottovalutare l’orrore contro vittime innocenti. Io non distinguo fra ebrei e palestinesi.

MONI OVADIA

 

Da oltre trent’anni vox clamans in deserto ho denunciato i crimini dell’esercito israeliano contro palestinesi indifesi, il divino Occidente ha taciuto, certo l’orrore non ha giustificazioni di sorta. Ma io non ho giustificato nulla, ho solo indicato quella che a mio parere è la causa prima e questo non è insultare le vittime, è cercare di capire perché l’orrore non si ripeta più».

 

Incalzato dalle polemiche, tra gli altri, della comunità ebraica, mi scrive, replicando al vice presidente della comunità ebraica di Milano: «[…] Qualcuno dovrà cacciarmi e se lo farà io ricorrerò in tribunale in difesa della mia libertà di parola».  […]

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