IL PAZZO DI PALAZZO CHIGI - LA SERA TARDI, CON LA PIZZA SULLO STOMACO, I PREMIER CAZZONE FANTASTICA DI METTERE IN RIGA IL PD NOMINANDO LA CURVACEA BOSCHI SEGRETARIO – E POI IMMAGINA DI VINCERE FACILE NEL 2018, DI FARSI ALTRI 5 ANNI DA PREMIER E LASCIARE IL POSTO ALLA FIDA MARIA ELENA (LOTTI DOVE LO MANDIAMO, AL POSTO DEL PAPA?)


DAGOREPORT

 

Ci dev’essere un ingrediente segreto nelle pizze che arrivano a Palazzo Chigi a tarda sera, quando Matteo Renzi smette di lavorare e di twittare. Un ingrediente miracoloso, che infonde il buon umore anche quando si è stanchi sfiniti. Solo così si spiegano le magnifiche e progressive sorti che Pittibimbo immagina per sé e per la sua più fedele scudiera, Madonnona Boschi.

RENZI E BOSCHI NEL PRESEPE

 

Ci si immaginerebbe un premier tremendamente preoccupato per la riforma del Senato, che rischia di non avere i numeri a Palazzo Madama. Sarebbe lecito pensare che il premier cazzaro fosse angosciato dal nostro immane debito pubblico, che non smette di aumentare di mese in mese. E poi c’è questa maledetta crisi greca, con tutto quello che può portare in termini di spread e di interessi da pagare sui titoli pubblici: roba da non dormirci la notte.

 

E invece no. I dopo-pizza di Palazzo Chigi sono dei panorami dolci e riposanti, guardati con lenti rosate. Il presidente del Consiglio sogna di consegnare le chiavi del partito democratico alla valchiria aretina e, attraverso di lei, di procedere alla completa “renzizzazione” del partito.

MARIA ELENA BOSCHI E RENZI

 

Sogna di concludere senza affanni il suo primo mandato a Palazzo Chigi, di vincere a mani basse le elezioni nel 2018 e di trascorrere altri cinque anni sulle ali della gloria. E infine ritirarsi, come pubblicamente promesso, nel 2023, a soli 48 anni. Non prima di aver insediato la sua prediletta Boschi sul trono di premier. “Sarai la prima donna italiana a diventare presidente del Consiglio”, le profetizza Matteuccio.

RENZI E BOSCHI

 

Alla Compagnia della Pizza non pare possibile che qualcuno possa prendere il posto di Renzi anche prima del 2018. O che alle elezioni, proprio grazie al ballottaggio voluto dall’Italicum, possa vincere un Salvini o un emulo di Brugnaro, il neo-sindaco di Venezia votato da una coalizione di centrodestra compatta. No, il futuro è radioso. E se le arcaiche regole del Vaticano non lo impedissero, forse lo statista di Rignano sull’Arno si vedrebbe bene anche al posto di Bergoglio.  

 

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